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Ansa
Calcio

Juventus-Milan: cosa ha detto la sfida dello Stadium

Il pareggio dello Stadium nella sfida tra Juventus e Milan consegna al campionato un primo verdetto: i bianconeri difficilmente correranno per lo scudetto. Non è detto si tratti di una sentenza definitiva, ma il modo in cui è maturato il pareggio di Torino conferma lo stato di crisi della squadra di Allegri, incapace di giocare con la stessa intensità ed attenzione fino alla fine. Era già accaduto a Udine nel giorno del debutto e l'errore si era ripetuto, in maniera più grave, nella sconfitta interna contro l'Empoli. Tre indizi fanno una prova, così come sono tre le partite in cui la Juventus è stata rimontata dopo un vantaggio iniziale.

L'altro verdetto dello Stadium riguarda il Milan. Da quando si è ripreso a giocare dopo il lockdown l'armata di Pioli ha un passo scudetto e contro la Juventus ha vinto due volte, pareggiato pure e perso mai. Impossibile pensare che si tratti di risultati casuali: è una grande realtà della Serie A e, a differenza degli avversari della partita di Torino, corre a pieno merito per il titolo in quello che potrebbe essere un duello tutto milanese con l'Inter di Inzaghi.

RESILIENZA MILAN OLTRE LE ASSENZE

E dire che la trasferta era nata sotto pessimi auspici, senza Ibrahimovic e Giroud davanti e con problemi di organico anche in difesa (Calabria out, Florenzi non al massimo) e a centrocampo (Bakayoko). Perso Kjaer nel momento della mareggiata, i rossoneri sono riusciti a restare in partita e questo sta diventando il loro marchio di fabbrica. Era accaduto anche a Liverpool, si è ripetuto in casa di una Juventus che aveva aggredito con veemenza un confronto fondamentale per abbandonare i bassifondi della classifica.

Nessuna sorpresa, insomma. Del resto già l'anno scorso i rossoneri erano stati capaci di andare oltre autentiche emergenze di formazione e la formazione del carattere è ormai un processo completo e consolidato. La curiosità è capire dove potrà arrivare questa squadra quando (se) le sarà consentito di giocare con continuità avendo a disposizione i 15-16 titolari, potendo alternare Giroud e Ibrahimovic, usare al meglio l'ecletticità di Rebic, dare fiato ai centrocampisti recuperando Kessie oggi sotto tono così come Theo Hernandez. Margini di miglioramento ce ne sono in gran quantità. Da qui in poi, impossibile nascorìndersi.

JUVENTUS, SEMPRE GLI STESSI ERRORI

Margini che ha anche la Juventus e ci mancherebbe, visto che la classifica è un pianto greco: 2 punti in 360 minuti. Il primo problema è nella testa perché non è concepibile che le partite vengano giocate per 60-70' e poi progressivamente abbandonate in un lento e inesorabile spegnersi. Non pare esserci nessuno in grado di riattaccare la spina quando si stacca; non i senatori e nemmeno i giovani che - Allegri dixit - devono crescere in fretta.

Locatelli ha migliorato un centrocampo che continua a essere incompleto, gli altri non prendono in mano la situazione. Davanti c'è un Dybala calato al meglio nel ruolo di uomo squadra (spettacolare il suo primo tempo con il Milan), ma calato lui si è spenta la luce. In difesa si moltiplicano gli errori, questa volta non di Szczesny ma di tutto il resto del reparto che ha lasciato saltare Rebic da solo in mezzo all'area di rigore.

Come se ne esce? Una ricetta non esiste. Al contrario di quanto caratterizza il Milan, la Juventus è oggi una realtà spenta e fragile, esposta ai venti. Manca anche di una precisa identità tattica che consenta di non sprecare talento come nel caso di Chiesa, troppo forte e importante per essere solo il vice Cuadrado, a sua volta intoccabile per la qualità che garantisce in fase di costruzione. Allegri ha degli alibi dalla sua ma adesso è il momento di trovare una sintesi. La classifica è impietosa e la vede penultima, staccatissima da chi corre per scudetto e Champions League. In una stagione che si annuncia combattuta è un lusso che nessuno si può permettere.

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Giovanni Capuano