Juve-Napoli, la partita che spaventa il calcio italiano
La ASL ferma i partenopei (ma fino a quando?), Agnelli ordina ai suoi di scendere in campo. Storia di un match che rischia di fermare tutto il campionato
Inutile far finta di nulla e pensare che il caos intorno a Juventus-Napoli sia legato solo ai tre punti. No. Il cortocircuito seguito alle positività di Zielinski ed Elmas è il bivio che deciderà il destino della stagione del calcio italiano. Da una parte le norme, volute da Figc, Lega e Comitato tecnico scientifico per consentire di scendere in campo contenendo il rischio (impossibile azzerarlo), dall'altro uno strappo che, se consentito, aprirà la strada a mille altre deroghe e porterà alla presa d'atto che non si può arrivare in fondo. Ecco la vera posta in palio tra Juventus e Napoli in una partita che coinvolge anche le autorità sanitarie e quelle della politica sportiva.
La Lega Serie A ha deciso di non rinviare la gara e non avrebbe potuto fare altrimenti. Non c'è apparentemente alcun appiglio formale perché si possa immaginare di non scendere in campo, non applicando il protocollo che regola l'attività dei club professionistici dallo scorso mese di giugno e le norme che la stessa Lega si è data in caso di positività multiple. Il Napoli non è partito per Torino, ma la lettura dei documenti ha escluso che siano state le due Asl del capoluogo campano competenti per residenza di Zielinski ed Elmas (i due positivi) ad obbligare gli azzurri a restare a terra.
Anzi, la lettura dei dispositivi consente di comprendere come il riferimento sia stato alla circolare del Ministero della Salute dello scorso 18 giugno, quella che ha consentito al calcio di superare la "quarantena obbligatoria" per tutto il gruppo squadra sostituendola con i test molecolari nel giorno della gara così da poter interrompere l'isolamento per qualche ora e disputare la partita. Punto. E' difficile immaginare una lettura diversa dei fatti. Perché il Napoli abbia scelto una strada così dirompente andrà compreso. La Juventus ha annunciato che si presenterà alle 20,45 per giocare e poi tutto - in caso di mancata presenza dei campani - finirà in mano alla giustizia sportiva.
Tira una brutta aria intorno al calcio italiano. La ripresa della curva dei contagi e il caso Genoa ha ridato forza al partito dei contrari, quelli che non volevano e forse ancora non vorrebbero il pallone in movimento. Anche per questo Juventus-Napoli diventa la madre di tutte le partite per il sistema calcio che non potrebbe reggere l'urto di un nuovo stop dopo quello di marzo, aprile e maggio. Dovrebbe essere interesse di tutte le sue componenti evitare di consegnarsi al partito del 'No'. Le norme ci sono, sono chiare e non consentono grandi interpretazioni. Magari cambieranno nelle prossime settimane, sotto la spinta dei contagi, così come stanno cambiando altre regole della vita quotidiana. Però oggi è così ed è paradossale che la Serie A rimandi in giro per il mondo l'immagine di un torneo in cui ci si muove costantemente in ordine sparso. Per intenderci, anche l'ultima regola (quella sui limiti per chiedere il rinvio in caso di contagi plurimi) è stata deliberata dopo consulto con tutti i presidenti, nessuno escluso. Ed è stata copiata dalle linee guida della Uefa. Evidentemente c'è chi con la destra ha dato il via libera e con la sinistra ha schierato il suo club su una posizione differente.
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