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(Ansa)
Calcio

Progetti per l'ambiente e la sostenibilità: così i club si tengono i giovani tifosi

La Juventus (quotata in Borsa) è stata la prima società italiana ad investire sulle strategia ESG, ma sempre più i modelli che vengono dal Nord America diventano riferimento per chi fa sport e calcio in Europa

Tre giovani tifosi di calcio su quattro sono disposti ad abbandonare la propria squadra del cuore se questa non mostra attenzione a tematiche ambientali e sociali. Lo dice una ricerca Deloitte ed è il punto di partenza per spiegare per quale motivo, oltre agli obblighi di legge, i club del pallone si stiano strutturando sempre più per tradurre in pratica dettami e propositi delle rispettive strategie ESG: quell’acronimo dietro il quale si nascondono le politiche ambientali, sociali e di governance che da qualche anno affiancano i pilastri economici e finanziari nella scrittura dei bilanci.

Un’abitudine al di là dell’oceano in sistemi avanzati come quelli dello sport professionistico americano. Lo testimonia anche Giorgio Chiellini, oggi dirigente della Juventus dopo essere transitato per un paio di anni a Los Angeles: “E’ doveroso portare la sostenibilità nel calcio italiano, la mia esperienza negli Stati Uniti mi ha formato e mi sono reso conto di come là ci sia un’attenzione maggiore a questi temi rispetto a quanto accade in Italia”. E’ una sfida rilanciata dalla metà degli anni ’10 del nuovo millennio dalla Uefa e raccolta in maniera sempre crescente. Al centro non c’è solo l’ambiente ma anche l’inclusione e l’attenzione alle categorie svantaggiate.

“La Juventus è attesa da sfide importanti anche al di fuori del campo e quella della responsabilità sociale è una delle più stimolanti” ha spiegato Maurizio Scanavino, amministratore delegato del club bianconero. Da qui e dalla sintesi del percorso iniziato nel 2013 nasce la strategia della società torinese: 6 pilastri progettati analizzando le best practices dei maggiori club calcistici europei e delle realtà nordamericane come NBA ed NFL.

Qualche esempio? Come ridurre l’impatto ambientale creato dal movimento dei tifosi intorno a un match, dallo spostamento di quelli di casa ai viaggi di chi è in trasferta. L’esperienza suggerisce che oltre la metà (dal 50 al 70 per cento) delle emissioni prodotto da un club calcistico sia legato al momento del match con la necessità di studiare misure di mitigazione. Non a caso è questo il primo degli ambiti della strategia globale che alla Continassa hanno ribattezzato “Black, White and more” per legare in maniera stretta ciò che ruota intorno al campo e lo sport che rimane il cuore di tutto. A tirare le fila Greta Bodino, Chief People Culture and Sustenaibility Officer del club: "Immaginiamo questo percorso come un viaggio nello spazio esplorando pianeti diversi".

Gli altri pilastri rimandano all’impegno a promuovere l’utilizzo consapevole delle risorse ambientali (Assist to circularity), il benessere personale dei dipendenti e collaboratori (People first), iniziative con le comunità locali per non perdere il radicamento territoriale (Sustainibility glocal club), sviluppo del rapporto con i tifosi sia veri che digitali, con una fan base che ha raggiunto ormai i 180 milioni di followers (Fan centrality) per chiudere con le indicazioni per il top management (Sustainable leadership).

Dal 2018 la Juventus certifica di utilizzare solo risorse energetiche rinnovabili e da qualche anno ha inserito nella busta paga dei suoi dipendenti bonus legati direttamente alla diminuzione dei consumi di energia. Tra le sfide anche ottenere una certificazione di eguaglianza salariale di genere, tema in cui l’Italia nel suo complesso occupa una posizione di retroguardia nelle classifiche internazionale: 87° nell’ultimo report del World Economic Forum. E sotto il marchio Juventus c’è anche un nutrito gruppo che forma la squadra paralimpica di ‘Juventus One’.

C’è anche il marchio Save the Children portato sulla maglia della prima squadra maschile e femminile, ma in questo caso il club non può che augurarsi di sostituirlo in tempi rapidi con un partner commerciale tradizionale. I dirigenti sono al lavoro con l’obiettivo di trovare la soluzione giusta entro la fine dell’anno e sul tavolo delle trattative, oltre all’appeal del progetto calcistico che Giuntoli ha affidato a Thiago Motta, ci sarà anche l’immagine che la Juventus potrà dare di se stessa come azienda anche al di fuori del terreno di gioco.

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Giovanni Capuano