Juventus, l'obbligo di un giusto processo (senza tifo)
Un giudice che discute la sentenza sui giornali, il pm che si dichiara anti juventino e una sentenza difficile da argomentare perché punisce solo una società: il sistema rischia di non essere credibile (e non può permetterselo) - JUVENTUS, 6 DOMANDE SULLE MOTIVAZIONI
C'è un giudice del Collegio di Garanzia del Coni che ha accettato di commentare sui giornali la sentenza oggetto del ricorso destinato a breve a finire sui tavoli del Collegio stesso. E poco importa che non sia destinato alla sua sezione e che nella sua analisi il professore Piero Sandulli abbia trovato sia elementi di forza che di debolezza nelle motivazioni della Corte Federale d'Appello. E c'è uno dei pubblici ministeri dell'inchiesta Prisma da cui è nata tutta la vicenda sportiva che riguarda la Juventus (oltre a quella penale) che in un convegno del 2019 dichiara senza farsi problemi di essere "tifosissimo del Napoli" e che "odio la Juventus" e "come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini di campo".
Non perché il dottor Ciro Santoriello non sia un ottimo sostituto procuratore e nemmeno perché il suo lavoro possa essere stato inficiato dalla sua passione (anti)juventina. No. Il punto centrale è un altro e tiene dentro tutto, partendo dalle anticipazioni del professor Sandulli e arrivando alle confessioni di Santoriello: il punto è che in una materia delicata come la giustizia sportiva in cui i diritti della difesa sono compressi fino quasi all'annullamento - lo testimoniano le 7 ore (da remoto) del processo che ha inflitto la stangata alla Juventus - l'unica cosa che tiene in piedi il sistema è la sua credibilità. E un pm di dichiarato odio per la parte che si troverà poi a investigare, o un giudice che non coglie l'inopportunità del suo parlare, minano alla radice la credibilità di tutto il sistema.
La ragione è semplice. Chi potrà mai togliere dalla testa di milioni di tifosi della Juventus e di molti osservatori neutri che la meticolosità dell'indagare della Procura di Torino sui bilanci della Juventus non sia stata ideologicamente influenzata dal tifo? In sede ordinaria non è un problema, ci saranno più passaggi con contraddittorio in cui intercettazioni, documenti e ricostruzioni saranno oggetto di dibattito fino ad arrivare a una sentenza tra qualche anno. Ma l'ordinamento sportivo funziona in maniera molto più brutale: ha preso quella mole di intercettazioni e documenti e ne ha fatto delle prove indiscutibili. Tra l'altro separando il destino di uno rispetto a quello degli altri, pure coinvolti nelle stesse carte. Senza contraddittorio, senza contestualizzazione, senza dibattito.
E allora come togliere il dubbio che ci sia in origine una disparità di trattamento? Quante altre procure stanno lavorando sulle rispettive società? Con quale accuratezza e profondità? Quando arriveranno le carte alla Procura Figc? Ed è credibile che la stessa semplicemente faccia copia e incolla dell'impianto accusatorio ereditato senza procedere ad alcun tipo di approfondimento in autonomia all'interno delle competenze che le sono concesse dal codice sportivo? Lo ha ammesso la stessa Corte Figc (pagina 29 delle motivazioni). "Non è noto se tutte le controparti della FC Juventus Spa abbiano o meno registrato anch'esse una plusvalenza da scambio del loro giocatore ceduto o comunque quale sia stato il trattamento contabile seguito". Significa che il procuratore Giuseppe Chiné non si è nemmeno preso la briga di controllare i bilanci (pubblici) delle altre ma si è concentrato solo sulla ricostruzione che veniva da Torino. E che si occupava solo della Juventus. E che per i giudici della massima corte della Federcalcio andava bene così. E' credibile?
No, mina la credibilità dell'intero sistema. E siccome sulla base di questi presupposti, di norma e di opportunità, si sta decidendo se azzerare sportivamente una società con ricadute enormi dal punto di vista sportivo ed economico, che non si fermano solo alla Juventus, è bene dire con chiarezza che il club bianconero e i suoi dirigenti meritano un giusto processo, senza alcuna ombra. Anche all'interno dell'ordinamento sportivo. Il calcio italiano ha il dovere di punire eventuali comportamenti illeciti ma ha l'obbligo di farlo attraverso un percorso lineare, trasparente, logico ed esaustivo. Non arrivandoci in maniera parzialmente cieca e forzatamente affrettata, immaginando che tutti quelli che osservano debbano per forza accettare zone d'ombra di qualsiasi genere.
Non è solo un problema della Juventus e della sua gente. E' tutto il sistema che non può permettersi il lusso di consegnarsi ad anni di veleni, sospetti e ricorsi per non essere stato capace, nel momento opportuno, di pretendere che tutte le sue componenti e tutti i suoi atti fossero al di sopra di ogni sospetto.
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