​Lina Souloukou roma de rossi esonero
(Ansa)
Calcio

Roma, se ne va Souloukou nella settimana del grande caos

In sette giorni dentro e intorno al club giallorosso è venuto giù tutto: dal pareggio in extremis di Marassi alle dimissioni dell'ad contestata dal popolo che ha rotto con i Friedkin

In sette giorni Roma ha bruciato una stagione e, forse, qualcosa di più. I sette giorni trascorsi dal pareggio in extremis trovato dal Genoa a Marassi alle dimissioni irrevocabili presentate dall'amministratore delegato (ormai ex) Lina Souloukou. La donna più odiata dai romanisti, additata come responsabile del licenziamento improvviso di Daniele De Rossi, accusata di essersi fatta influenzare dalla vicinanza con i procuratori - uno in particolare - e costretta dopo ore di fuoco ad accettare la messa sotto sorveglianza da parte della Questura. Tutto troppo, anche per una piazza passionale come quella della Roma.

Sette giorni che cambiano il volto della stagione e anche del futuro del club giallorosso. Ivan Juric dovrà raggiungere quella qualificazione alla Champions League mancata prima da Mourinho e poi da De Rossi, salito in corsa sul carro: non ha altro modo per dare un senso alla chiamata che lo ha raggiunto nel giorno in cui i Friedkin stessi hanno deciso di cancellare da Trigoria con un atto d'imperio l'ultimo grande figlio di Roma.

Una scelta irreversibile. Non perché ci sia qualcuno disposto a pensare che De Rossi possa essere reimbarcato con una sorta di ripensamento tardivo, nemmeno ora che Lina Souloukou non fa più parte della partita, ma perché ha spezzato definitivamente il filo sottile del rapporto tra la proprietà americana e la gente della Roma. L'esonero di De Rossi, modalità comprese, è stato accolto come uno sfregio. L'ex capitan futuro era stato perfetto nel ricucire il cuore sanguinante di tanti romanisti quando in gennaio la stessa sorte era toccata a Jose Mourinho, ma poteva mettere sul tavolo la sua enorme romanità e il suo essere un simbolo per tutti.

Il campo, almeno all'inizio lo ha aiutato. Ora la sensazione è che a Juric e ai Friedkin potrebbe non bastare nemmeno un inizio a passo spedito in campionato ed Europa League. E qui si innesta la vera eredità di questa settimana di lacrime e fuoco. I Friedkin hanno speso tantissimo fin qui per la Roma: oltre 800 milioni di euro. Perché? Teoricamente per stabilizzare il club e avviarlo alla sostenibilità competitiva (traguardo lontanissimo), più pragmaticamente per gestire la costruzione del nuovo stadio.

Lina Souloukou era il braccio armato di questa strategia. Non amata perché accusata di essere tagliatrice di teste e costi, si esprimeva per numeri: tabelle, bilanci, spese e ricavi. Lo stadio Olimpico continuativamente sold out da tre stagioni a questa parte ha sempre vissuto questa fase mettendo davanti le ragioni del cuore. E identificandosi prima in Mourinho, poi in Dybala e infine in De Rossi. Ora la lacerazione è profonda e sanguinante. Difficile tornare indietro.

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Giovanni Capuano