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Ansa
Calcio

Il silenzio di Lukaku

Sono passati quattro mesi esatti dal tradimento all'Inter e il belga non ha ancora spiegato la sua versione dei fatti. Finendo così nella parte del cattivo anche se ha minacciato di volerlo fare, prima o poi

Sono passati123 giorni dal tradimento all'Inter, la notte in cui il telefono è rimasto muto davanti alle chiamate di dirigenti e compagni. Ne sono trascorsi 76 dall'annuncio dello sbarco a Roma con la maglia giallorossa e 16 dalla serata di San Siro in cui il popolo nerazzurro lo ha travolto di fischi e insulti mentre la sua Roma veniva battuta in campo. Romelu Lukaku continua a non parlare. Non ha spiegato percorsi e ragioni della sua estate in copertina anche se avrebbe avuto decine, centinaia, di occasioni per farlo.

Siamo fermi alla promessa (o minaccia) di metà ottobre dal ritiro del Belgio: "Parlerò a tempo debito, aspetterò il momento giusto. Ma se dicessi davvero come è andata l'estate scorsa, tutti rimarrebbero scioccati. Sono state scritte tante cazzate sul mio conto. Ci sono stati momenti in cui ho pensato davvero di poter esplodere, cinque anni fa probabilmente lo avrei fatto. Ora mi sono concentrato su quello che so fare meglio: giocare a calcio".

Evidentemente quel momento non è ancora arrivato, anche a costo di rimanere nella parte del cattivo dove per mesi lo hanno messo un po' tutti, con poche eccezioni. Lukaku ha certamente risposto sul campo, visto che il suo inizio di stagione con la Roma è stato pieno di gol (9 nelle prime 14 presenze) con qualche rimpianto sparso per chi non se l'è sentita di prenderlo, lasciandolo alla corte di Mourinho. Cosa sarebbe stato, ad esempio, il Milan di Pioli con il belga davanti?

Domande senza risposte e ipotesi senza possibilità di essere confutate o dimostrate, queste. Non la versione di Lukaku sull'estata del grande rifiuto all'Inter. Fuoco che continua a covare sotto la cenere e il silenzio non aiuta. Nel quasi tre mesi di vita trascorsi a Roma non c'è stata la volontà di esprimersi anche se le occasioni non sono mancate. Una considerazione che rende meno solida la posizione del belga. Ai giornalisti di casa ha detto "voi mi conoscete" chiedendo di fidarsi sulla parola. Tutti gli altri, invece, hanno il diritto di coltivare il dubbio e di rimanere in attesa della sua ricostruzione.

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Giovanni Capuano