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Ansa
Calcio

Cosa rimane della guerra tra Lukaku e i tifosi dell'Inter

Un diluvio di fischi, troppe parole prima dello scontro e un'immagine che rimanda al razzismo (con necessità di provvedimenti): ecco il bilancio del ritorno del belga a San Siro dopo il tradimento estivo

La grande resa dei conti si è consumata e, a conti fatti, non ha lasciato nulla sul terreno se non i fischi assordanti con cui il popolo di San Siro ha accompagnato i pochi tocchi di palla del 'traditore' Romelu Lukaku. C'era tanta, forse troppa, attesa per il ritorno del belga al cospetto degli ex tifosi dopo il tormentone estivo dello strappo con l'Inter, della trattativa con la nemica Juventus e alla fine dell'approdo alla Roma. Diluvio di fischi doveva essere e diluvio è stato: con supporto fisico (nonostante il divieto della Questura) o digitale, oppure alla vecchia maniera con due dita in bocca e via. Tutti contro uno, che non è mai un bel vedere ma che in uno stadio non è la prima volta che accade.

C'erano timori fondati che si potesse eccedere. C'era chi aveva invocato punizioni in campo da parte degli ex compagni traditi, contrasti duri e chissà cosa per per punire Lukaku. Ovviamente non è successo nulla di tutto questo, perché Lautaro Martinez e gli altri ci saranno pure rimasti male per il modo con cui il belga ha salutato la compagnia, ma di professionisti si parla e tra professionisti non c'è spazio per vendette. Semmai il gelo che ha accompagnato i saluti pubblici e privati. Gli interisti hanno ignorato Lukaku, lui non è andato a cercarli. Punto.



Non è successo nulla di trascendentale, ma non è stata comunque una festa dello sport. Il fischio a un avversario è legittimo e a un ex idolo che si è comportato male e che non ha ancora spiegato le sue ragioni, al di là di qualche allusione, è più che comprensibile. C'era un convitato di pietra nella serata di San Siro e per fortuna è rimasto sullo sfondo: non si segnalano ululati e insulti razzisti (altri tipi di contumelie, invece, sono stati abbondanti).

Poi ci sono stati loro, i due ospiti in Curva Nord che hanno pensato bene di portarsi a San Siro due banane formato maxi. L'immagine, catturata da un telefonino e fatta girare sui social, è finita anche sulla stampa internazionale. E' stata bollata come insulto razzista verso Lukaku e questo è, senza troppi giri di parole. L'impianto a circuito chiuso dello stadio non può non averli ripresi e identificarli non sarà un'impresa impossibile: i precedenti ci sono e l'unica soluzione, inevitabile, sarà la loro cacciata dalla possibilità di rimettere piede dentro un impianto sportivo.

In campo ha vinto l'Inter grazie a un gol di Thuram, proprio lui che di Lukaku ha preso il posto, mentre l'attaccante belga è rimasto isolato nella metà campo offensiva della Roma con pochissimi palloni da giocare. Colpa sua? Forse. Di sicuro il piano partita ultra difensivo di Mourinho non lo ha aiutato. La grande tensione si è stemperata con il passare dei minuti, fino al sospiro di sollievo al fischio (dell'arbitro Maresca) finale.

La morale? La marcia di avvicinamento al ritorno del 'traditore' a San Siro è stata tutta eccessiva. Troppe parole, da una parte e dall'altra. Troppi silenzi e troppe allusioni, quelle di Lukaku. La decisione fuori tempo massimo della Questura di provare a vietare i fischietti con minaccia di multa di 22 euro. Troppe righe sprecate per presentare il tutto come si trattasse di uno scontro tra pesi massimi, senza il pallone in mezzo. Troppo di tutto, insomma. E' andata bene, ma non è stata comunque una bella giornata di sport.

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Giovanni Capuano