Maldini e il terremoto sul Milan
Festa scudetto finita, attacco alla proprietà su investimenti, progetti futuri e contratto (in scadenza e mai discusso). Cosa significa lo sfogo della bandiera e direttore dell'area sportiva rossonera
La festa è finita, andate in pace (ma non troppo). Il lungo bilancio della stagione dello scudetto rossonero, affidato da Paolo Maldini alla Gazzetta dello Sport a celebrazioni concluse, ha terremotato il mondo milanista allungando ombre sul futuro, a cominciare dalla presenza e dal ruolo della stessa bandiera oggi responsabile dell'area tecnica. Non ha risparmiato nulla, Paolo Maldini, senza alzare la voce ma pure senza fare sconti. Ha rivendicato le scelte fatte nei mesi scorsi, rivelatisi decisive, spesso a budget zero su indicazione della proprietà. E ha attaccato come abituato a fare ai suoi tempi in campo quando si è trattato di tratteggiare il futuro.
Quello del Milan, innanzitutto: "Ci deve essere la volontà del club di aprire un ciclo. Oggi con una visione strategica di alto livello può andare a competere il prossimo anno con le più grandi, se invece scegliesse una visione di mantenimento senza investimenti, rimarremmo nel limbo". E siccome lo stesso Maldini spiega che "al momento" la disponibilità economica per per pensare al salto di qualità non c'è e che "non ci sono stati contatti" con RedBird, che sta per subentrare a Elliott nel controllo della società, il suo appare quasi un grido d'allarme.
Solo chi non conosce Maldini si può sorprendere. Uomo verticale, allergico ai compromessi e disposto a spendersi in prima persona solo con la garanzia di poterlo fare da operativo e non semplicemente da bandiera, l'architetto dello scudetto rossonero non fatica ad esporsi per fare da stimolo a chi prende le decisioni strategiche da cui dipende il futuro del club. Il titolo riportato a Milano a undici anni di distanza dall'ultimo è stato meritato, ma anche frutto di alcune circostanze. Va consolidato, puntellato, nutrito con investimenti e anche con un cambio di visione, una volta rimessi in equilibrio i conti.
E qui c'è la parte che riguarda il suo stesso ruolo: "Io e Massara siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato". Punto. Nessuna sponda alle veline fatte circolare nelle scorse settimane. "Devo dire che per il percorso fatto e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo della crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che l'amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi" l'affondo.
Si potrebbe sostenere che siano le parole di chi vuole forzare la proprietà al rinnovo, magari capitalizzando l'ottimo lavoro compiuto fin qui. Non è così. Anche perché - e questo è l'innesco che rischia di esplodere sulla festa del Milan - Maldini mette in discussione la sua permanenza: "Può anche essere che io dica 'la vostra strategia non mi piace'... A me piace essere una garanzia per il milanista, non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un'idea vincente".
Uniti i puntini, il disegno appare chiaro. Maldini non parla per sé ma per il Milan, mette un'ipoteca sui piani della proprietà che sta per entrare al fianco di Elliott, che rimane minoranza, pone sul tavolo una questione di fiducia. Che riguarda la sua figura ma, attraverso questa, il dna del Milan di oggi e di domani. I modi certamente non piaceranno a Gazidis e alla famiglia Singer, poco avvezza al dissenso messo in piazza. L'intervista concessa a casa propria, non in sede, assomiglia molto a quella con cui Zvonimir Boban firmò il suo allontanamento nell'inverno 2020 o, passando sull'altra sponda del Naviglio, ai bilanci di fine anno del giugno scorso di Conte e Oriali in casa Inter.
Immaginare un Milan senza Paolo Maldini è difficile, forse impossibile. Forse non è nemmeno ipotizzabile per Elliott e RedBird perché non sarebbe accettato da un popolo che ha appena riscoperto il piacere del milanismo vincente. La certezza, però, è che la festa è finita e sotto il tappeto di cenere soffiava un fuoco tenuto sotto controllo perché non bruciasse le speranze scudetto. Maldini si è comportato da Maldini e ha affrontato la situazione di petto. Il resto del Milan saprà essere alla sua altezza?
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