Tutti i miracoli di Mancini (che la nazionale non può perdere)
Ha costruito un'Italia giovane e bella, va all'Europeo da protagonista e farà le finali di Nations League: tutto a mille giorni dai disastri di Ventura. La Figc vuole blindarlo
Roberto Mancini è il nuovo Re Mida della nazionale italiana. Lo dice la lunga striscia di risultati positivi (22 partite) e lo certificano gli obiettivi raggiunti che solo a una lettura superficiale possono sembrare banali. E' vero, manca la controprova di una grande manifestazione e bisognerà attendere la prossima estate con l'Europeo prima di tracciare un bilancio definitivo, però è un dato di fatto che i primi mille giorni da ct sulla panchina azzurra hanno ridato dignità e futuro al calcio italiano. Siamo partiti dalle macerie lasciate da Ventura, culminate con l'umiliante eliminazione mondiale per mano della Svezia, siamo arrivati a un'Italia che entra da protagonista nel prossimo europeo e che a ottobre dell'anno prossimo ospiterà a Milano e Torino il meglio del calcio europeo nella Final Four della Nations League che improvvisamente è tornata a interessare tutti.
Difficile trovare pecche in questi due anni e mezzo di lavoro. Non era semplice cancellare l'impressione che il nostro sistema non avesse un futuro, perso in una fase di ricambio generazionale in cui si vedeva traccia di ciò che ci si lasciava alle spalle (gli ultimi uomini della generazione mondiale nel 2006) ma non si intravedeva nulla di quella chiamata a sostituirla. In tanti lo pensavano e dicevano e in tanti avevano rifiutato l'invito della Figc a sedersi su quella panchina. Non Roberto Mancini con la sua ventata d'aria fresca. Aveva raccontato al mondo di essere alla guida di una nazionale forte e obbligata a pensare in grande; era il 2018 e sembrava un visionario. Ha avuto ragione lui.
ITALIA, UN 2021 DA GRANDE NAZIONALE
Il prodotto di questo lavoro incessante per andare a scovare il grande talento non ancora emerso è un 2021 che vivremo da protagonisti come nemmeno nei sogni più azzardati. Non siamo favoriti, però all'Europeo recitiamo la parte non da comprimari e con qualche mese d'esperienza in più sulle spalle non possiamo che migliorare. A ottobre torneremo ad ospitare una grande manifestazione calcistica (dal 6 al 10 ottobre a San Siro e All'Allianz Stadium di Torino) e sarà un piacere perché, insieme agli azzurri, ci sono Spagna, Belgio e Francia: il meglio che si possa chiedere al pallone del Vecchio Continente.
La striscia di vittorie - amichevoli comprese - ha dato un impulso decisivo al nostro ranking Fifa. Siamo rientrati nella Top10 come non accadeva dall'agosto 2016, saremo teste di serie nel sorteggio per i gironi eliminatori verso il Mondiale del Qatar evitando l'effetto-Spagna che costò l'eliminazione nel 2017 e avremo un gruppo ristretto a cinque squadre perché così prevede il regolamento per le finaliste della Nations League. Le quali godono anche di pass da utilizzare nel malaugurato caso non riuscissero a terminare il proprio gruppo prime o seconde: accesso quasi garantito ai playoff.
E ADESSO IL TEMA RINNOVO...
Mancini ha un contratto che lo lega alla nazionale fino al Mondiale. Il tema rinnovo non è di stretta attualità, ma lo diventerà in fretta avvicinandosi all'appuntamento in Qatar e la Figc ha già chiarito per bocca del presidente Gravina di aspettare dal ct un cenno per prolungare il ciclo. Anche perché a Coverciano sono rimasti favorevolmente colpiti dalla quantità e qualità di lavoro di un tecnico che non ha mai dato l'impressione di avere fretta di tornare in un club e di considerare la nazionale solo una parentesi.
I risultati dell'Italia stanno accendendo un faro su Mancini e non è escluso che qualche tentazione possa esserci, a maggior ragione se il trend positivo dovesse proseguire. In Italia ma anche all'estero perché Mancini ha una dimensione ormai internazionale che discende anche dalla sua carriera in Premier League. Di sicuro è nel pieno della sua maturità, ha smussato alcuni aspetti caratteriali (è il primo ct che non litiga con i club pur avendo le idee chiarissime su cosa vuole) e completato un percorso lungo.
Blindarlo è una priorità, anche a costo di un sacrificio economico. Il resto lo farà il campo e un 2021 in cui la nazionale giocherà dalle 15 alle 19 partite, tutte di altissimo livello e con qualcosa in palio. E' il premio più bello dopo due anni e mezzo di lavoro che ci hanno restituito la fame d'Italia e l'orgoglio di tifare azzurro.
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