marotta presidente inter oaktree carriera
(Ansa)
Calcio

Marotta, il presidente dell'Inter di Oaktree

Il fondo californiano ha messo l'uomo che dal 2018 guida operativamente il club alla comando di tutto. Nel segno della continuità e chiudendo la parabola di carriera di uno degli ultimi dirigenti del calcio che passa dalla gavetta.

Varese, Monza, Como e Ravenna quando ancora le fotografie erano in bianco e nero. Poi Venezia, Atalanta e Sampdoria prima della Juventus agnelliana, quella della prima parte del ciclo irripetibile dei nove scudetti di fila di cui lui ha messo la firma sui primi sette (e mezzo). Cacciato con modi nemmeno troppo gentili, imbarcato nell'arco di poche ore dalla famiglia Zhang quando i cinesi stavano investendo sull'Inter e ora presidente del club nerazzurro. Beppe Marotta cambia status: da "direttore" come è sempre stato per tutti, anche amichevolmente lungo i marciapiedi e le mix zone degli inseguimenti televisivi, a "presidente".

Lui dopo Stevenz Zhang e con pieni poteri. La conferma che il fondo Oaktree non pensa di essere di passaggio e basta a Milano e, soprattutto, non immagina di smontare la macchina che dal 2021 è riuscita a mettere insieme un miglioramento progressivo dei conti e i successi sportivi. E' stato un obbligo, nel mezzo della tempesta economica che ha colpito Suning in Cina e il calcio di vertice in Europa ma è diventato anche una mission.

Marotta semplicemente ha convinto i nuovi proprietari, subentrati a Zhang attraverso l'escussione del pegno, di essere il migliore per percorrere le due strade. Ecco perché la nomina a presidente dell'Inter non deve sorprendere, anche perché accompagnata dalla conferma delle deleghe operative sull'area sportiva. Era stato detto avvicinando il momento dello switch da Zhang a Oaktree, è stato mantenuto così come la promessa di non procedere ad alcuna ricetta lacrime e sangue su squadra e staff tecnico.

Proprio la gestione della crisi è stato il capolavoro di Marotta, che già si era consacrato costruendo una Juventus macchina perfetta andata in crisi proprio dopo lo strappo con lui. "Oaktree aveva garantito la continuità gestionale dell'Inter- ha detto Marotta -, penso che oggi si possa riconoscere ai nuovi proprietari di aver dato seguito alle parole con un fatto tangibile e concreto. Dobbiamo inoltre riconoscere che Oaktree ha fin da subito testimoniato grande consapevolezza circa l'eredità storica, la tradizione e i valori del nostro club. Nel corso di questi giorni le riunioni sono state frequenti e ai miei occhi è stato estremamente evidente come la visione di Oaktree coincida molto con il percorso che il management nerazzurro ha intrapreso ormai da qualche anno".

Continuità le cui tracce si riconoscono anche nella scelta di confermare dentro il consiglio d'amministrazione Alessandro Antonello, l'uomo che si occupa della parte commerciale e del dossier stadio, e tutti i consiglieri già presenti insieme alla pattuglia espressione di Suning che, invece, è stata liquidata.

La nomina di Marotta contiene, però, un'altra chiave di lettura più profonda. Nella Serie A delle proprietà sempre più straniere - con la promozione di Parma, Venezia e Como siano oltre la metà - si sono evidenziati due approcci differenti da parte di chi mette i soldi. Da una parte i manager, magari paracadutati dall'esterno e con competenze solide in campo finanziario ma meno forti sul football, dall'altra l'idea che il calcio necessiti un'attenzione differente.

Oaktree si è posizionato in questa seconda schiera e il confronto con Elliott e RedBird sull'altra sponda del Naviglio è quanto di più urticante possa essere per i tifosi del Milan. Chi avrà ragione? Oaktree annuncia di voler restare con progetti "a lungo termine", scenario non sempre compatibile con i modi di operare di un fondo. Marotta ne è la garanzia. La scelta più logica, forse l'unica possibile.

TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano