Milan, ecco perché l'Europa League ora è un obiettivo
I rossoneri tornano in Europa con l'ordine di non snobbare la coppa minore. Soldi, ranking e appeal commerciale: cosa c'è in gioco nell'estate dei preliminari
L'ultima volta è stato quasi un disturbo, tolto di mezzo nel peggiore dei modi con un'umiliante eliminazione già nel girone tra polemiche e recriminazioni. Ora che il Milan torna in Europa, però, le cose sono cambiate e l'input che la proprietà ha dato a Maldini e Pioli è di non considerare l'Europa League un ripiego ma di prenderla come un obiettivo importante. Anzi, fondamentale nel suo passaggio iniziale che deve spingere i rossoneri oltre la barriera dei turni preliminari e spingerli fino al girone che a ottobre segnerà l'inizio vero e proprio della manifestazione. Un cambio di prospettiva legato a considerazioni economiche, commerciali e sportive. Nulla può essere lasciato indietro in questi mesi di crisi economica legata alla pandemia in cui i ricavi scarseggiano e le prospettive non sono buone, tanto meno una competizione europea che sulla carta può anche dare accesso alla ricchissima Champions League e che da subito garantisce qualche introito.
La spinta è, dunque, doppia. In termini assoluti l'Europa League resta la parente povera della Champions. Nella stagione passata, prima della mazzata del Covid che inciderà anche su montepremi e diritti tv distribuiti dalla Uefa, accedere al girone eliminatorio ha significato garantirsi un gettone presenza da poco meno di 3 milioni di euro cui aggiungere i premi per ogni partita: 570.000 euro per vittoria e 190.000 per pareggio. Poi i bonus qualificazione per i vari turni ad eliminazione diretta con un percorso che, in caso di vittoria, può arrivare a dare 14 milioni di euro e l'accesso ai soldi della Supercoppa Uefa (altri 3,5 milioni di euro). Il tutto con l'aggiunta del market pool televisivo. Insomma un tesoretto potenziale da 20-25 milioni di euro che non si può proprio snobbare in tempi di vacche magre.
Ma c'è di più nelle considerazioni del Milan (e non solo). Anche i contratti commerciale necessitano della maggiore visibilità possibile e la platea televisiva dell'Europa League diventa appetibile. E poi c'è un profilo sportivo da lucidare. E' vero che il Milan è il club con più Champions dopo il Real Madrid, ma oggi la sua classifica nel ranking Uefa piange. I rossoneri sono 81° dietro anche a realtà come Qarabag, Ludogorets, Astana e tante altre la cui storia non è minimamente avvicinabile a quella della società di via Aldo Rossi. Eppure questa è la realtà di oggi e scorciatoie per risalire non ce ne sono. Bisogna fare bene in Europa e l'Europa League per i coefficienti Uefa vale come la Champions. L'esempio è quello dell'Inter che arrivando alla finale poi persa contro il Siviglia ha guadagnato in un colpo solo una quindicina di posizioni.
Il Milan ha disperato bisogno di punti e di ristabilire una classifica accettabile. Serve per non oltraggiare la sua storia e anche per preparare il ritorno nell'Europa che conta: da evitare un futuro sbarco in Champions con l'incubo di sorteggi impossibili partendo dall'ultima fascia. Non sarà facile, la strada è lunga, ma cominciare con il piede giusto in questa stagione è l'unico modo che il Milan ha a disposizione.