Il Milan tradito dai suoi senatori
Fonseca sconfitto a Firenze, la classifica torna a piangere e si apre il dibattito sull'apporto dei giocatori di maggior spessore della rosa rossonera
La notte di Firenze gela le speranze del Milan di poter andare alla sosta con la lettera di guarigione dopo l'avvio incubo della stagione. Non è bastata la vittoria nel derby incastonata in mezzo a Venezia e Lecce. Il ko a Leverkusen poteva essere classificato come incidente di percorso sul campo di una grande del calcio europeo, peraltro con prestazione confortante una volta scrollatasi di dosso la paura. A Firenze no. E' stato un passo indietro netto in una partita condizionata dai continui episodi e piena di errori, troppi, dei rossoneri.
I rigori parati da De Gea in versione tempi passati, più un paio di altri miracoli dello spagnolo che ha fermato tutto quello che poteva fermare, non devono ingannare. Il Milan ha perso perché non è mai stato capace di controllare fino in fondo l'inerzia di una sfida in cui aveva tanto da perdere mentre la Fiorentina cercava la scintilla per accendere un campionato ancora piatto.
L'immagine simbolo è il gol incassato da Gudmundsson con la difesa posizionata malissimo in una situazione di facile lettura come un pallone che arriva da 60 metri e in parità numerica. Questione di testa, come troppe volte è successo alla squadra di Fonseca in questi primi due mesi di calcio. Che il possesso palla sia stato superiore a quello dei viola (64% complessivo e addirittura 73% nella ripresa), così come i tiri in porta (8 a 3) e la pericolosità in area (2,28 contro 1,60 xG) non può consolare il tecnico portoghese che si ritrova a dover gestire un'altra sosta sulla graticola.
Rispetto a settembre la situazione è migliorata, però la notte di Firenze ha confermato alcuni limiti strutturali e messo in evidenza come il Milan non riesca ad avere dai suoi presunti top player quel contributo in più che sarebbe lecito attendersi. Leao è stato impalpabile eppure aveva davanti un avversario (Dodò) ammonito dopo pochi minuti: Fonseca l'ha tolto a un quarto d'ora dalla fine. Theo Hernandez ha provocato un rigore, rischiato di regalarne un altro, sbagliato quello calciato nel primo tempo, letto in ritardo come i compagni la marcatura sul gol partita di Gudmundsson e poi rimediato un rosso a partita finita: un disastro.
Dopo la sosta sarà il momento di cominciare e tirare una linea e a fare qualche bilancio. In campionato si avvicina la sfida con il Napoli di Conte, sulla carta avversaria per lo scudetto. In Champions League prima di andare a Madrid l'incrocio da non sbagliare con il Bruges. Il tempo delle scuse è finito ed è durato anche troppo.