milan leao theo hernandez cooling break fonseca
(Ansa)
Calcio

Milan, la rabbia di Leao non è l'unico problema per Fonseca

L'esclusione delle stelle della squadra, il cooling break da separati in campo e le frettolose spiegazioni post gara- Tutto con Ibrahimovic assente all'Olimpico e una sensazione di scollamento già da allarme

I diretti interessati (tranne uno) si sono precipitati a parlare per spiegare, chiarire, circostanziare, Dunque, bisogna partire da qui e cioè dalle versioni ufficiali. Le esclusioni clamorose nella formazione titolare per la gara delicatissima dell'Olimpico non erano una punizione per quanto accaduto a Parma (Fonseca dixit) e il cooling break da separati in campo dei due campioni non è stato un ammutinamento, ma solo frutto del caso e della volontà di ripartire in fretta dopo il pareggio non avendo da dissetarsi essendo appena entrati in campo (versione Theo Hernandez). Quindi non esiste nessun caso e non è necessario che venga aperto (ancora Fonseca). Mancano le parole o gli scritti di Leao, ma questa è la cronaca.

Le impressioni sono state differenti, perché la sequenza dei fatti, dalla scelta di fare a meno delle stelle al finale burrascoso dell'Olimpico, segnalano una tensione già a livello d'allarme dentro e intorno al Milan. Con un'aggravante: a Roma non c'era Zlatan Ibrahimovic che della parte sportiva è il plenipotenziario e che (non smentito) era in vacanza da fine mercato e non al fianco della squadra e del tecnico in un momento già decisivo della stagione. Che si è enormemente complicato per quanto accaduto.

(fermo immagine DAZN)

La classifica è solo un tassello del puzzle di quello che non va al Milan. Il distacco dalla vetta è già importante e dopo la sosta non ci sarà grande margine per recuperare visto che incombono la partenza choc della Champions League (Liverpool e Bayer Leverkusen i primi due avversari) e il temutissimo derby del 22 settembre. Al quale deve arrivare un Milan diverso per non consegnarsi all'Inter unendo un filo di negatività tra passato e presente.

Fonseca non sta incidendo e la sua idea di calcio non è entrata nell'anima dei giocatori. Lo dicono non solo i risultati (6 gol incassati e una marea di occasioni lasciate a Torino, Parma e Lazio) ma la stessa testimonianza dell'allenatore portoghese. La disanima del secondo tempo di Lazio-Milan è stata ruvida e preoccupante, quasi un'ammissione di non essere in connessione con il gruppo: "Capisco che sia un momento che non è positivo, magari nella loro testa i giocatori vogliono cercare di non prenderle. Dobbiamo gestire la partita con la palla ma nel secondo tempo non abbiamo voluto giocare. Se mancava un uomo a centrocampo? Per me non manca un giocatore in mezzo al campo. Non abbiamo rischiato più, questo è il problema. Quando le altre squadre pressano più alto dovrebbe essere più facile per noi".

Tradotto: il Milan lavora su questi principi tattici da 54 giorni, ma in campo i giocatori preferiscono affidarsi ad altro nel momento in cui la marea monta. Segnale da non sottovalutare quasi quanto lo strappo con le due stelle del gruppo. La morale è che in questo clima è impensabile che le cose migliorino in fretta e, siccome Fonseca è stata una scelta della società - anche contro il volere dei tifosi - è ora obbligo per la società affiancare, proteggere e se necessario indirizzare il tecnico. L'assenza di Ibrahimovic all'Olimpico trova poche giustificazioni. Marotta, Giuntoli, Galliani... Quale altro manager di riferimento dell'area tecnica di un club di prim'ordine con un punto in classifica dopo 180 minuti, atteso da una trasferta da dentro o fuori, si sarebbe assentato dal posto di lavoro?

TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano