Milan, crisi senza fine
I rossoneri continuano a scendere in classifica e ora sono nel mirino dei tifosi. Solo Cardinale può dire e fare le cose giuste per cercare di salvare la stagione, riannodando il filo con il popolo rossonero - CRISI MILAN, DOVE E' IBRAHIMOVIC?
Non è bastato evocare lo spirito dei padri costituenti, chiamare a San Siro il trio degli olandesi, Sacchi e tutti gli altri grandi di una storia lunga 125 anni. E non è servito nemmeno prendere a sculacciate i senatori di oggi, chiamare alla ribalta i ragazzini, tentare di dare la scossa nel modo più estremo possibile. Il Milan di questo fine autunno è una barca che non risponde ai comandi del suo nocchiero, un gruppo cui non riesce di accendere la scintilla e che sta pericolosamente scivolando verso il centro della classifica.
Il pareggio contro il Genoa aggrava una situazione già non facile. Fonseca questa volta ha scelto di usare la carota e non il bastone, difendendo la prestazione anche contro l'evidenza perché il Grifone (sesta senza perdere) non ha rubato nulla pur avendo sofferto a tratti la pressione confusa dei rossoneri.
Al netto dell'asterisco, che sarà cancellato solo a febbraio dopo essere passati da Bologna, il Milan oggi è ottavo. La vetta è distante un'enormità (14 punti) e la zona Champions League si sta allontanando ben oltre il livello di guardia soprattutto perché non si vede la fine del tunnel. Fonseca giura anche di non aver bisogno di espressioni pubbliche di fiducia da parte della società e, dunque, avrà ascoltato senza dar troppo peso le parole di Ibrahimovic che ha spiegato di aver condiviso il duro sfogo post Stella Rossa.
Era prima della partita, però. Dopo ci sono stati i fischi assordanti di un San Siro deluso e disilluso, i cori e gli insulti, gli striscioni di contestazione. C'è un clima di rottura preoccupante attorno al Milan. E' significativo che anche Zlatan Ibrahimovic non sia stato risparmiato dalla rabbia della gente, lui che doveva rappresentare la garanzia di un progetto vincente e che ha finito col trasformarsi nel braccio di Cardinale a Milano. Ne condivide idee e modi di operare, esattamente quello che il popolo rossonero non tollera più.
Il prodotto di questa spaccatura è che anche fuori dal campo di fatica a immaginare chi possa aiutare il Milan. C'è una società in cui i tifosi non si riconoscono, un tecnico arrivato quando tutti ne volevano un altro (Conte), giocatori che hanno atteggiamenti ondivaghi e che non trasmettono passione incondizionata per la maglia. Chiedere a un manipolo di ragazzini di tenere accesa la fiamma è troppo, una mossa della disperazione che non ha funzionato e non può funzionare in futuro.
Se davvero la fiducia in Fonseca è reale e forte, serve allora che sia Cardinale a scendere in campo con tre messaggi chiari e comprensibili a tutti. Il primo: non ci sarà alcuna variazione nel rapporto con il tecnico, che avrà tutto l'appoggio - anche fisico - perché possa svolgere il suo lavoro. Il secondo: sul mercato di gennaio verrà fatto quello che serve per completare una rosa forte ma con un paio di limiti (centrocampista ed esterno di difesa). Terzo e ultimo: se anche venisse mancato l'obiettivo Champions League la proprietà investirà la prossima estate per dare continuità al progetto. Pure dovendo mettere in conto un eventuale passivo di bilancio. Sempre ricordando che ad agosto scade il vendor loan di Elliott e la chiarezza è la cosa che serve maggiormente.