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Calcio

Milan-Inter, atto primo: la settimana dell'orgoglio milanese

Via alla semifinale Champions League con vista sul viaggio (da outsider) a Istanbul. Record di incassi, tecnici che cercano riscatto e l'incognita degli attaccanti e delle condizioni di Leao

Comunque vada, sarà un successo. O un grande fallimento. Oppure entrambe le cose contemporaneamente perché quando la settimana dell’orgoglio di Milano sarà stata consumata – martedì 16 maggio indicativamente intorno alla mezzanotte – sul campo resteranno un vincitore e un vinto. E la storia dice che perdere contro i vicini di casa quando in palio c’è il pass per vivere il sogno di una finale di Champions League rappresenta uno stigma impossibile da cancellare. Dunque, Milan e Inter (Pioli e Inzaghi) in rigoroso ordine di apparizione da calendario sono davanti alla prova della verità: o tutto, o niente.

L’EuroDerby che spedisce a Istanbul in una finale che, chiunque ci vada, sarà da outsider di lusso ha mille livelli interpretativi ma una sola verità. Nessuno può permettersi di capitolare mentre la vittoria nobiliterebbe la stagione di tutti, cancellando anche le ombre che ci sono state in un campionato che troppo presto è stato smarrito dalle milanesi ed è volato a Napoli quasi fosse un oggetto irraggiungibile. Non era così, ma a renderlo un sogno impossibile ci ha pensato la stagione di alti e bassi di due gruppi caduti spesso e volentieri in momenti di crisi costati punti e salute. Fino all’epilogo di questa semifinale che ricorda quella del 2003 che spianò la strada al Milan di Carlo Ancelotti fino a Manchester e ai rigori vincenti contro la Juventus di Marcello Lippi. In mezzo c’è stata anche una stracittadina ai quarti (primavera 2005) ma è un evento che Milano ricorda con minor piacere anche per come terminò: razzi in campo, il portiere Dida colpito, la sospensione della partita e una vergogna di portata internazionale.

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Questo EuroDerby significa prima di tutto una montagna di denaro per Milan e Inter. Il percorso compiuto da entrambe nella Champions League le porterà molto vicine, forse oltre, alla soglia dei 100 milioni di euro incassati a testa. Una mano la darà anche il botteghino: in attesa del nuovo stadio che si farà (forse) le due sfide nel vecchio San Siro valgono complessivamente oltre 20 milioni di euro. Altri 40 più botteghini è stato il bottino dei quarti di finale. Un tesoro che serve a rimettere in equilibrio in conti nerazzurri e a corroborare la rincorsa rossonera verso la sostenibilità.

Sarà da record anche perché nessun campionato si può permettere tanto in questa stagione. Milan e Inter in Champions League, Juventus e Roma in Europa League e la Fiorentina in Conference: siamo al cospetto di una primavera italiana ed è giusto andarne orgogliosi anche se i problemi restano lì intatti ed è bene non illudersi. L’immagine che abbiamo all’estero rimane pessima e quanto accaduto nelle ultime settimane, tra processi sportivi, razzismo da stadio e risse da quartiere di periferia non aiuta.

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Dentro il pacchetto del derby c’è una doppia sfida in cui a rischiare è certamente più Simone Inzaghi. Per molti è un precario ormai irreversibile, nel senso che l’Inter avrebbe già deciso di chiudere a fine anno e forse neanche andare a Istanbul, dopo aver vinto la Supercoppa Italiana, conquistato la finale di Coppa Italia e fatto un passo deciso verso la qualificazione alla prossima Champions League può bastare ad allontanare le voci su Thiago Motta. Sarebbe una scelta paradossale ma guai a stupirsi delle schizofrenie del nostro pallone.

Stefano Pioli, invece, si è giocato buona parte dei bonus scudetto con un campionato lontano dalle attese per una squadra campione d’Italia. Però l’approccio della proprietà made in Usa, Elliott prima e Cardinale ora, è più pragmatico e il tecnico continua a godere della stima incondizionata dei capi supremi. Semmai qualche ragionamento a freddo andrà fatto sull’ultima estate di calciomercato che ha prodotto una rosa troppo corta, tale si è dimostrata nel momento del bisogno. Vincere l’EuroDerby farebbe dimenticare tutto, anche errori e omissioni nelle scelte. Perdere costringerebbe a un esame di coscienza a più livelli.

La certezza è che saranno due partite all’insegna dell’equilibrio. Forse anche brutte da vedere, come lo furono le due semifinali del maggio 2003 giocate in un caldo asfissiante e con la tensione che si tagliava a fette. Non c’è un vero favorito, anche se apparentemente l’Inter ci arriva meglio. L’infortunio di Leao e la furiosa corsa del Milan per rimettere in campo il giocatore più forte e decisivo sono un altro elemento da tenere in considerazione, ma al capitolo delle “sfighe” Inzaghi può elencare l’aver giocato la prima metà della stagione senza Lukaku e Brozovic e la seconda privo dell’ormai fuggitivo Skriniar.

A occhio decideranno gli attaccanti come è sempre stato. Nel 2003 Shevchenko fu il giustiziere e Kallon l’uomo cui il treno della storica rimonta passò davanti senza che riuscisse a salirci. Inzaghi ne ha tre da ruotare e tutti con una certa confidenza ritrovata con il gol. Pioli si affida quasi solo a Giroud che a marzo e ad aprile ha trovato la porta due sole volte. C’è un dato che deve preoccupare il Milan: 6 degli ultimi 16 centri sono stati firmati da un attaccante e, di questi, 4 portano la firma del malconcio Leao. Ma è anche vero che, crisi di gennaio a parte, nei derby degli ultimi due anni i rossoneri hanno sempre fatto soffrire i cugini e nulla indica che questa volta sarà diverso.

Pronostico? La gara d’andata sarà solo il primo atto. Non l’antipasto, ma una portata importante e non decisiva. Si farà tutto il 16 maggio a “campi invertiti” quando alla fine della serata bisognerà anche pagare il conto. E lì si scoprirà per chi questo EuroDerby è stato un successo e chi si deve rassegnare al fallimento.

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Giovanni Capuano