Milan-Juventus, ultima spiaggia per Fonseca
Rossoneri obbligati a cambiare passo per non rischiare anche la qualificazione Champions League. E il calendario non aiuta a ritrovare gli equilibri richiesti da Ibrahimovic - VLAHOVIC E GLI ALTRI, QUANDO IL CALCIO FA CRAC
Siamo soltanto a metà novembre, ma la sfida che riaccenderà il campionato a San Siro dopo la sosta della nazionale assomiglia a una penultima spiaggia. Il Milan che ritrova la serie A riparte dal pareggio beffa subito a Cagliari, doccia fredda sugli entusiasmi del Bernabeu. Basta dare un’occhiata alla classifica per capire come gli alti e bassi del primo terzo di stagione, Ibrahimović li ha definiti “mancanza di equilibrio”, condannino Fonseca a giocare per un solo risultato: la vittoria.
Un destino dal quale rossoneri difficilmente potranno scappare, visto che da qui in poi il campionato non concede più momenti di pausa fino alla primavera e il resto della concorrenza ha cominciato a correre. Se oggi appare fuori luogo pensare allo scudetto, in casa Milan è bene che sia di attualità qualche riflessione sulla rincorsa a un posto nella prossima Champions League. Il traguardo minimo vitale per tutti i grandi club italiani, un sentiero stretto e in salita in un campionato in cui ci sono 5-6 pretendenti che si stanno dimostrando accreditate.
A Milanello non è ancora suonato l’allarme generale, però c’è un numero che deve far riflettere: proseguendo con l’attuale velocità di crociera la proiezione finale dei rossoneri e a quota 62 punti. Troppo poco anche solo per sperare di entrare in Champions League. Dunque, serve cambiare passo, trovare continuità e magari riuscire a mettere in fila le tre vittorie consecutive che fin qui sono state un’impresa inarrivabile per la squadra di Fonseca.
Il calendario non dà una mano al Milan. Dopo la Juventus di Thiago Motta, avversario terribile per la solidità che ha dimostrato di avere, ci sarà prima l’Empoli e poi soprattutto la trasferta a Bergamo in casa dell’Atalanta. Quanti punti serviranno per spegnere l’incendio? La risposta è 7 come minimo, per evitare di trovarsi a fine novembre con una classifica che, al netto dell’asterisco, si sia trasformata in un problema concreto. Ecco perché il match contro la Juventus diventa un test a risultato obbligato in cui Fonseca si gioca tanto se non tutto.