Lo stellone del Napoli
Partenopei dominatori a San Siro contro un Milan decimato dalle assenze, ora la classifica ha la parvenza di una vera fuga. Sembra la stagione di Conte e non solo perché la fortuna gira tutta dalla sua parte
Il Napoli passa a San Siro sui resti del Milan, una vittoria netta e convincente che allunga la classifica e regala una parvenza di fuga al passo con cui i partenopei stanno dominando la situazione. Verdetto senza appello per quanto la squadra di Fonseca abbia tentato di reagire e a tratti abbia messo preoccupazione a Meret, soprattutto nella parte centrale del primo tempo. E' innegabile, però, che la capolista abbia disposto dell'avversario giocando con freno e acceleratore sulla partita soffrendo solo a tratti.
La rete concessa da Pavlovic a Lukaku all'alba della sfida ha spianato la strada al piano gara preferito da Conte: controllo basso del campo e ripartenza veloce. Senza mezza squadra titolare, invece, il Milan si affidato agli strappi di chi a turno è riuscito a trovare un pertugio nel muro azzurro: non è servito a rimettere in equilibrio la sfida. Il resto è scritto nel tabellino.
Che potesse essere la notte del Napoli qualche sospetto era venuto già nelle ore della vigilia. Non solo Theo Hernandez e Reijnders squalificati in differita, causa rinvio della trasferta rossonera a Bologna. Non solo Gabbia ai box per problemi muscolari. Anche Pulisic si è dovuto togliere dalla contesa (dentro all'ora di gioco con Leao) perché colpito dalla febbre di stagione e così la prima delle sei super sfide che il calendario proponeva alla squadra di Conte è diventata all'improvviso meno complicata del previsto già in partenza. Segnali da cogliere e interpretare perché un campionato è fatto di tante cose e lo stellone ne fa parte, senza che si debba arrossire ad evocarlo.
Detto questo, il Napoli ha una solidità impressionante e ha mandato a memoria il credo calcistico del suo tecnico. La metamorfosi è completa e sorprendente, non per il risultato finale - De Laurentiis ha dato fondo ai risparmi per accontentare l'allenatore leccese - ma per la rapidità con cui è avvenuta. Uomo simbolo: Giovanni Di Lorenzo, proprio lui che voleva andarsene e che ha vissuto un'estate da contestato mentre oggi corre, crea, copre e conclude da difensore moderno oltre che fisicamente straripante. Il resto è qualità e organizzazione equamente sparsa lungo tutto il campo.
L'altra faccia della medaglia è il Milan che incassa la sconfitta numero tre del campionato, la quinta contando anche la Champions League. A differenza del collega, Fonseca non ha certo un filo diretto con la Dea bendata ma gli alibi finiscono qui. Non gli si può mettere sul conto il lungo elenco di assenti, di cui è vittima e non artefice, mentre il ko gli riaprirà il dibattito doloroso sul mancato utilizzo di Leao nei titolari in una serata di grandi firme. A maggior ragione avendo perso il binario opposto per l’indisposizione di Pulisic.
L’opera di normalizzazione di Rafa è meritoria se porta risultati, altrimenti diventa un boomerang insostenibile per chiunque, figuriamoci per una squadra che a fine ottobre ha già perso contatto con la vetta della classifica (l’asterisco c’entra solo parzialmente) e che continua a non avere un’identità definita.
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