Milan, il miracolo di Pioli ha numeri scudetto
Solo l'Inter come i rossoneri dopo il lockdown, così il tecnico ha costruito una squadra che punta al titolo: spendendo meno, ma giocando un calcio migliore
Anche gli scettici si rassegnino: in testa alla classifica c'è la squadra oggi migliore d'Italia, quella che esprime il calcio più interessante e che ha un rendimento costante e coerente ormai da tempo. Se esistessero in Serie A le mezze stagioni, il Milan avrebbe anche messo in bacheca almeno un trofeo; siccome non esistono, per fortuna nel senso che speriamo ci sia risparmiata questa riforma, i 140 punti raccolti dai rossoneri dal giugno 2020 a oggi rappresentano solo una promessa e nulla più.
Sono la fotografia del lavoro immenso che Stefano Pioli ha fatto nella testa e nel cuore dei suoi ragazzi, arrivati al lockdown ancora con traccia incerta - anche se qualche segnale di ripresa si era visto - e usciti dal periodo terribile dell'isolamento forgiati nel carattere e capaci di esprimersi in campo come se le differenze non esistessero. Ancora oggi si può sostenere, argomentandolo, che altre squadre del campionato abbiano rose superiori a quella del Milan. Di certo hanno monte ingaggi che in almeno due casi (Juventus e Inter) superano quelli di via Aldo Rossi dove la politica di contenimento dei costi è praticata da almeno un paio di stagioni anche a costo di sacrifici dolorosi come l'addio di Donnarumma e Calhanoglu. Differenze che in campo non si sono viste. Anzi.
Il Milan di Stefano Pioli non è una squadra che può essere da scudetto. Il Milan di Stefano Pioli è una squadra da scudetto, che non significa la garanzia di vincerlo ma che certifica come i rossoneri abbiano ormai tutto quello che serve per immaginare di restare in alto fino a maggio. E' possibile che la partenza sprint (31 punti su 33) prima o poi porti a un fisiologico rallentamento, ma le inseguitrici faranno bene a non illudersi perché la storia degli ultimi 18 mesi racconta come l'attuale capolista (in coabitazione con il Napoli) sia stata la più forte di tutte e solo l'Inter scudettata le abbia tenuto testa.
Lo dicono i numeri. Dal post lockdown il Milan ha raccolto 140 punti in 61 partite giocate (media 2,29) contro i 143 dei cugini nerazzurri che, però, ne hanno disputate una in più. Le altre? Tutte dietro. Il Napoli di Gattuso e Spalletti (131, meno 9), l'Atalanta a tratti travolgente ma spesso incostante (127, meno 13) e pure l'ex invincibile Juventus (113, meno 27) così come la Roma (112, meno 28) fino a scendere alla Lazio (96, meno 44). Punti presi in tutte e quattro le stagioni metereologiche, passando attraverso una lunga serie di emergenze e infortuni, facendo crescere giocatori arrivati che erano meno di progetti e aggrappandosi a veterani che stanno interpretando il loro ruolo come fosse un ultimo ballo.
Tutto legato insieme da Stefano Pioli, uomo della Provvidenza, chiamato dopo i disastri di Giampaolo e sopravvissuto alle voci che volevano la suggestione Rangnick come futuro nocchiero della barca. Ha dato solidità mentale e consistenza tattica al suo gruppo, lo ha abituato a rifiutare gli alibi, lo ha condotto oltre la Ibra-dipendenza e lo ha reso un'armata da acciaio. E' sicuro di vincere? No. Ma nemmeno Spalletti e Inzaghi lo sono e siamo all'alba di un campionato destinato a diventare bellissimo se non ce lo rovineranno con i veleni arbitrali.
Quanto sia forte di testa questo Milan lo racconta un altro numero, quello dei punti presi in trasferta. Dal famoso giugno 2020 sono 79 su 93 disponibili. Significa aver viaggiato oltre i 2,54 di media, aver perso solo due volte su 31 (sono 3 complessivamente sulle 61 partite giornate) ed essere usciti a testa altissima anche dai campi delle dirette concorrenti. Numeri da scudetto, se solo Pioli sarà capace di concentrarli in un'unica annata sportiva.
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