Milan, la polemica inutile sul record dei rigori
Già 12 tiri dal dischetto nel girone d'andata (ma anche tanti errori). Critiche e illazioni sulla statistica dei rossoneri, ma la moviola dice che...
Quello conquistato e realizzato da Zlatan Ibrahimovic nei minuti iniziali della sfida di Cagliari è stato il 12° rigore concesso al Milan nel girone d'andata che non si è ancora concluso. Una gita sul dischetto ogni 135 in media, un record per la Serie A che porta a una proiezione finale abbondantemente oltre quota 20 che rappresenterebbe un primato assoluto molto più alto rispetto ai 15 che fin qui rappresentano la performance record nel Dopoguerra e che appartengono al Milan nel 1950-1951 e alla Lazio della passata stagione. Inevitabili le polemiche da parte dei tifosi avversari. La squadra di Pioli sta volando in classifica e ogni fischio viene ormai vivisezionato alla moviola nel sospetto (confinato nei social e nei bar sport, sia chiaro) che ci sia un trattamento di favore per la capolista.
E' davvero così? No. Non c'è dubbio che il numero dei fischi a favore sia alto e questo non sia certamente classificabile come un mezzo campionato "sfortunato" per i rossoneri, ma l'analisi degli episodi permette di classificare come correttamente assegnati almeno 9 dei 12 rigori sollevando qualche dubbio solo in tre occasioni. Si tratta del penalty concesso alla 5° giornata in Milan-Roma (risultato finale 3-3) per un contatto inesistente tra Mancini e Calhanoglu. Non era rigore, come non lo era quello assegnato pochi minuti prima alla Roma invertendo il senso del tocco tra piedi di Pedro e Bennacer. Un disastro per l'arbitro Giacomelli e il Var Nasca poi fermati per qualche settimana dal designatore Rizzoli.
In Milan-Fiorentina della 9° giornata nulla da dire sul primo dei due tiri dal dischetto concessi da Abisso, mentre qualche distinguo si può fare sul secondo (poi sbagliato da Kessie): molto generoso nel punire la contrapposizione di Caceres su Theo Hernandez con un gesto spesso lasciato correre sui campi di calcio. Idem per Cagliari-Milan alla 18°: spinta di Lykogiannis su Ibrahimovic e caduta dello svedese. Arbitro Abisso, lo stesso di San Siro contro la Fiorentina, e rigore leggero con decisione poi non uniforme quando nel finale è stato Brahim Diaz a trattenere e spingere a terra Sottil senza alcuna conseguenza.
Difficile, dunque, imbastire un processo sui rigori del Milan. Quasi sempre netti come in casa col Bologna, la Lazio o il Torino (nonostante le proteste dei granata per il doppio intervento del Var) o come nel derby deciso anche dalla sciagurata scivolata di Kolarov sulle caviglie di Ibrahimovic: penalty realizzato solo dopo respinta di Handanovic. O come a Benevento dove, semmai, ne è mancato uno ai campani per fallo su Caprari. Se il Milan è primo in classifica la spiegazione va trovata nella capacità di Pioli di spingere i suoi oltre il proprio livello, dimenticandosi anche infortuni e contagi Covid. I rigori sono un tassello del puzzle, così come (in senso opposto) i tanti pali e traverse colpiti o le squalifiche che spesso rendono difficile al tecnico dare continuità alla propria formazione. Non sempre sono giustificate. Leao, ad esempio, ha preso un'ammonizione da diffidato contro il Torino per (non) aver simulato. Tonali è stato espulso con eccessiva precipitazione a Benevento e lo stesso è avvenuto a Saelemaekers a Cagliari. Insomma, meglio rivolgersi ad altro se si vuole fermare la corsa dei rossoneri.
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