mourinho roma esonero
Ansa
Calcio

Mourinho esonerato dalla Roma (ma resta speciale)

Finita la storia con i Friedkin, quarto flop consecutivo della carriera per il portoghese. Che rimane, però, l'unico capace di farsi amare così e in due anni e mezzo ha regalato tanto ai giallorossi

I maligni sottolineano che ormai JM, ex Special One, ci ha fatto l'abitudine. Quello della Roma è il terzo esonero di fila, preceduto dalla risoluzione consensuale con il Chelsea nel dicembre 2015. Poi Manchester United (2018), Tottenham (2021) e adesso i Friedkin che hanno preferito separarsi dal Vate portoghese piuttosto che convivere fino al termine della stagione e allo spirare naturale del contratto.

"Era necessario un cambiamento immediato" hanno scritto nella nota di commiato, in mezzo a mille parole di ringraziamento. Un finale amaro per una grande storia d'amore che ha coinvolto completamente il popolo giallorosso e che ha prodotto in campo il ritorno a un trofeo europeo (Conference League 2022), una finale persa a i rigori con mille recriminazioni (Europa League 2023) e anche una serie di risultati non all'altezza in campionato fino al nono posto fotografato nel momento dell'esonero.

Si poteva fare meglio, ma la dimensione di Mourinho non esce ridimensionata da quanto fatto a Roma. In fondo era terminata a carte bollate anche con il Chelsea nel settembre 2007 prima di imbarcarsi nell'avventura all'Inter arrivata al Triplete. E' vero che poi il numero di tituli è sceso e, nel contempo, critiche e polemiche sono aumentate ma il portoghese è rimasto uno dei pochi capaci di muovere le masse, dividere, farsi amare e anche odiare.

Il finale della storia non è all'altezza di quanto vissuto prima. Si era capito in questi mesi di gelo e silenzi con la proprietà americana che sta buttando nella Roma centinaia di milioni di euro ad oggi a fondo perduto. La rosa non è all'altezza degli sforzi e la colpa non è di Mourinho, la cui responsabilità semmai è quella di aver portato il club alla guerra con tutti i palazzi del potere sportivo (Uefa, Figc, Aia) e di aver raccolto troppo poco in termini di punti per dare un minimo di garanzia di ingresso nella prossima Champions League, quello che serve per corroborare il progetto sportivo ed economico.

E' anche vero, però, che la Roma di JM ha spesso lavorato in emergenza e che l'opera di valorizzazione dei "bambini" ha consentito ad esempio al club di sfiorare nel giugno scorso i parametri richiesti dalla Uefa in tema di plusvalenze: Tahorivic, Volpato, Missori per fare tre nomi partiti. Oppure Bove lanciato in prima squadra. Patrimonio utilizzato dai Friedkin per limitare i danni e che l'ex Special One ha tradotto in due stagioni a tratti entusiasmanti sul campo, visto che la Roma non era più abituata a frequentare l'Europa da aprile in poi.

Ora arriva Daniele De Rossi, bandiera tirata fuori dal cassetto per cercare di salvare il salvabile. Ha davanti quattro mesi di calcio con due obiettivi: il quarto posto in classifica (oggi dista 5 punti) e un'Europa League da onorare fino in fondo. E' un idolo indiscusso. E' stato nello staff della nazionale di Roberto Mancini campione d'Europa a Wembley nel luglio 2021, poi si è buttato nella mischia sulla panchina della Spal in Serie B. Non è andata benissimo: 3 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte prima dell'inevitabile esonero. Un salto nel buio, lusso che la Roma non si può permettere.

TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano