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Ansa
Calcio

Napoli, dove lo scudetto è un problema (di ordine pubblico)

Il balletto per spostare la gara con la Salernitana, la beffa di Dia e ora i timori se l'ufficialità dovesse arrivare a tarda ora in settimana. Eppure in altre città si è sempre gestito tutto senza isterie

C'è un luogo in Italia dove vincere uno scudetto è un problema e non solo una festa. Una città in cui la gestione dell'ordine pubblico per la conquista del tricolore diventa tema nazionale, necessita riunioni fiume e giornate di lavoro intenso. Dove si evocano questioni di ordine pubblico per spostare una partita - quella della possibile ufficialità - da sabato pomeriggio a domenica pomeriggio, salvo poi scoprire che lo scudetto può arrivare nel cuore della notte. In mezzo alla settimana. Creando a quel punto sì qualche cortocircuito di sicurezza. E allora di ricomincia daccapo: riunioni fiume, richieste di deroga, trattative estenuanti a altri diritti di tifosi calpestati. Come in un loop poco virtuoso e molto vizioso.

Il sinistro di Dia non ha solo regato alla Salernitana un punto insperato cancellando la festa in campo del Napoli che, per usare parole di Maurizio Sarri allenatore della Lazio, era stata apparecchiata con cura e qualche forzatura. Ha anche costretto agli straordinari prefetture, questure, consigli comunali e Ministero dell'Interno perché il paradosso è che, dopo aver discusso per una settimana se Napoli potesse sostenere lo sforzo organizzativo di giocare il sabato e festeggiare la domenica pomeriggio, alzandosi dal divano, adesso il problema è che la festa potrebbe scattare giovedì poco prima di mezzanotte al fischio finale di Udinese-Napoli. Oppure mercoledì alla stessa ora in caso di mancata vittoria della Lazio in casa contro il Sassuolo.

E, dunque, che si fa? Si fa che alla Lega Serie A verrà imposto un altro spostamento della partita che vede in campo i partenopei anticipandola almeno di un paio di ore, dopo aver imposto settimana scorsa di metterla al giovedì perché martedì non si poteva più fare visto che il desiderio era che Napoli-Salernitana slittasse dal sabato alla domenica. Spostando anche la successiva gara dei friulani contro la Sampdoria al lunedì, in un domino impazzito che mina alla radice la credibilità di un sistema incapace di gestire senza isterie un evento che accade almeno una volta all'anno e cioè quando una delle 20 squadre della Serie A conquista aritmeticamente lo scudetto. Non una novità, insomma. E nemmeno un problema insormontabile. Altrove.

E' chiaro che l'ordine pubblico rimanga in cima alle priorità sempre e comunque. Ma è evidente pure come il balletto intorno al fine settimana della festa di popolo, poi sfumata per colpa di Dia, sia stato in parte alimentato anche da altri pruriti e che in un certo senso Napoli abbia certificato una sua anormalità. L'idea di celebrare in campo il titolo atteso 33 lunghi anni è svanita perché il campo ha dato un risultato diverso. I molti poco convinti che ci fossero reali esigenze di sicurezza, non hanno di certo cambiato idea. Ora per fare una cosa di buon senso si replicherà un atto che, invece, doveva restare unico.

Viene da chiedersi cosa sarebbe accaduto se il Napoli si fosse aperto la strada sino alla finale di Champions League a Istanbul, superando il Milan e poi l'Inter in semifinale. Una partita programmata sabato 10 giugno alle ore 21. Non spostabile in nessun caso e con nessuna giustificazione. Sindaco, prefetto e questore di Milano gestiranno l'onda di popolo per le strette vie del centro senza chiedere deroghe impossibili. Lo avrebbero fatto anche a Napoli, ma per lo scudetto evidentemente non si poteva.

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Giovanni Capuano