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Tratto da Twitter
Calcio

Il Qatar apre le porte al predicatore degli estremisti islamici

La doppia realtà del Mondiale più contestato: divieti per birra e simboli contro le discriminazioni mentre l'emirato ospita Zakir Naik, uno dei più pericolosi seminatori d'odio a livello globale

In Qatar niente alcool e birra sugli spalti così come sono state vietate le fasce da capitano con scritto One Love, simbolo dei diritti civili e della comunità Lgbtqi. Il tutto per non offendere i pii musulmani qatarini che in patria (almeno in pubblico) si attengono alle rigorose regole islamiche, mentre all’estero sono molto meno osservanti e non è certo un caso che in patria chi può ci resta il meno possibile. Detto delle imbarazzanti concessioni che la Fifa ha fatto agli organizzatori del mondiale più contestato della storia, fuori dagli stadi accadono cose che non fanno altro che ricordarci cosa è realmente il Qatar, che non va dimenticato, oltre ad essere il protettore della Fratellanza musulmana è sospettato di aver finanziato decine di gruppi terroristici. Lo scorso 19 novembre è arrivato a Doha, proveniente da Kuala Lampur (Malesia), il predicatore islamico indiano Zakir Naik, conosciuto per essere uno dei più pericolosi seminatori d’odio a livello globale ed in particolare nel Sud Est asiatico.

Riciclaggio e diffusione dell’odio religioso

Secondo l’agenzia investigativa indiana per i crimini finanziari, Naik ha riciclato 28 milioni di dollari ricevuti da ‹‹fonti sospette›› nell’acquisto dell’edificio della scuola internazionale islamica a Chennai, di 10 appartamenti, 2 palazzi e relativi terreni a Pune e a Mumbai (India) e avrebbe 10 conti bancari a lui riconducibili. Inoltre ci sarebbero proprietà immobiliari a Dubai e in Inghilterra dove è bandito dal 2010. Fuggito in Malesia dove vive dal 2017 con un permesso permanente l’India ne ha chiesto più volte l’estradizione ma il governo islamico di Kuala Lumpur, almeno per il momento, non ha ottemperato alla richiesta.

Zakir Naik ha sempre respinto le accuse a fronte di una condanna a 20 anni di carcere, senza però mai fornire chiarimenti sull’enorme patrimonio accumulato in questi anni. Nuova Delhi per ben tre volte ha anche chiesto all’Interpol di spiccare un mandato di cattura internazionale ma fino ad oggi le richieste sono cadute nel vuoto. In un secondo tempo è arrivato anche l’altro capo di imputazione per il predicatore salafita indiano accusato di ‹‹diffondere discorsi di incitamento all’odio e incitamento al terrorismo››.

Zakir Naik, classe 1965, è il fondatore e il presidente della Islamic Research Foundation e famoso animatore del canale Peace TV, canale televisivo che trasmette da Dubai grazie al quale riesce a raggiungere un pubblico di 200 milioni di telespettatori in tutto il mondo. Zakir Abdul Karim Naik teorizza la supremazia islamica ed è nato nel 1965 a Mumbai. Medico chirurgo fin dagli anni ‘90, è attivo come predicatore islamico insieme alla moglie Farhat Naik. Da qualche tempo anche il figlio Fariq, che si veste esattamente come il padre e che sta studiando in Arabia Saudita, tiene sermoni nei quali per le movenze e il tono della voce assomiglia sempre di più al padre. Zakir Naik ha costruito dal nulla un vero e proprio impero che ruota intorno alla Islamic Research Foundation e a Peace TV.

L’approccio fondamentalista alla religione islamica di Zakir Naik gli ha creato molti problemi in India e in diversi Paesi del sub continente indiano. In Bangladesh è accusato di aver ispirato uno degli uomini armati dietro un attacco del 2016 a Dhaka a un bar, in cui sono morte 22 persone. Il suo canale tv, che trasmette in inglese, urdu e bangla, è stato oscurato. Il predicatore è bandito in Inghilterra, Canada, India (dove è anche ricercato) e Bangladesh. È molto amato in Qatar e in Arabia Saudita, paese che nel 2015 lo ha insignito del riconoscimento King Faisal International Prize for Service to Islam.

Secondo alcuni media della regione, Zakir Naik sarebbe anche in possesso del passaporto saudita concessogli durante un lungo soggiorno a Riad. Recentemente si è rotto l’idillio con la Malesia tanto che secondo quanto riferito dalla stampa locale è stato accusato e interrogato dalla polizia locale «per aver pronunciato discorsi provocatori che tentavano di violare la pace facendo riferimenti alle comunità indù e cinesi che vivono nel paese a maggioranza musulmana». Possibile che la visita in Qatar serva oltre che a incassare decine di migliaia di dollari, anche a mettere le basi per un futuro trasferimento alla corte dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani.

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Stefano Piazza