Calcio italiano, profondo rosso (con ripresa)
Il Report Calcio 2024 della Figc fotografa la situazione di disequilibrio di un sistema che fatica ad essere sostenibile ma rimane un settore strategico con il suo impatto sul Pil da 11,3 miliardi di euro
Il calcio italiano continua a vivere al di sopra delle proprie possibilità e ad essere in profondo rosso. Meno 864 milioni di euro nell'aggregato tra Serie A, Serie B e Serie C ovvero l'area del professionismo al centro del dibattito sulle riforme che si trascinerà almeno fino alla scadenza elettorale di inizio 2025. La fotografia del Report Calcio 2024 redatto dalla Figc con Pwc e Arel è impietosa anche se, relativamente all'ultima stagione presa in considerazione perché completa di tutti i bilanci (2022/2023) segnala anche qualche timido cenno di ripresa.
Dal 2010 al 2023 il calcio professionistico italiano ha accumulato una perdita complessiva di 8,5 miliardi di euro. In mezzo c'è stata la tempesta del Covid che ha inciso, e sta facendo ancora sentire l'onda lunga dei suoi effetti, ma la spiegazione semplice è che non riesce a correggere definitivamente lo squilibrio economico e finanziario che la contraddistingue. Nel 2023 la perdita è stata di 864 milioni di euro con un netto calo rispetto al 2022 (-36,6%) frutto soprattutto dell'esplosione dei ricavi (4,3 miliardi di euro, record storico) trainati dalla progressiva uscita dagli effetti del Covid. Nemmeno il boom del valore della produzione è bastato, però, avvicinare l'equilibrio. La strada è lunga, servono interventi strutturali.
CALCIO ITALIANO, RECORD DI RICAVI SOPRATTUTTO NEGLI STADI
Crescono tutte le voci di ricavo e questa è la prima buona notizia. Un progresso del 21,4% alla voce diritti televisivi, aiutata anche dalla ritrovata competitività nelle competizioni Uefa (tre finali e due semifinaliste Champions League) che diventa del 31,4% per quanto riguarda sponsor e attività commerciali. Il calcio italiano ha maggiore appeal rispetto al passato e i 930 milioni incassati oggi sono il triplo rispetto al 2010 con un trend in crescita ormai consolidato anche sul medio periodo.
Il vero boom, però, è quello degli stadio ed è una sorpresa. Nel 2022/2023 la media delle presenze in Serie A è stata di 29.371 spettatori e nel 2024 è cresciuta oltre la soglia dei 30mila come non accadeva dall'inizio degli anni Duemila. Il ticketing vale un ricavo da 471 milioni di euro che fotografa la grande passione che accompagna le squadre italiane, ma è anche la conferma del gap che rimane rispetto al top d'Europa. I nostri stadi restano i più vecchi e scomodi di tutti (66 anni d'età media) e l'Italia continua a non costruirne di nuovi se è vero che dal 2007 al 2023 abbiamo inciso per un misero 1% sul totale dei 22,8 miliardi di euro investiti nel Vecchio Continente.
CALCIO ITALIANO, I DEBITI SFIORANO I 5 MILIARDI DI EURO
Detto che il record di ricavi della Serie A e del calcio professionistico italiano tengono a galla il sistema, ma segnano comunque una differenza quasi incolmabile rispetto alla Premier League che è il benchmark di riferimento, anche la fotografia dello stato patrimoniale del nostro calcio è negativa. I debiti aggregati sono più che raddoppiati rispetto al 2008: da 2,4 a 5,7 miliardi di euro mentre il patrimonio netto è dimezzato da 644 a 344 milioni di euro.
Indicatori preoccupanti non solo per la Serie A, considerato che la Serie B oggi spende tutto ciç che fattura ed appare il campionato meno in equilibrio di tutti nella filiera del calcio professionistico. Stanno arrivando le proprietà straniere, attirate dal margine di ristrutturazione e crescita di tutto il sistema, però il report della Figc svela che per ogni 100 euro investiti da un club italiano mediamente solo 5 provengono da mezzi propri degli azionisti mentre gli altri 95 sono da capitali di terzi.
IL CALCIO ITALIANO, INDUSTRIA SU CUI LO STATO GUADAGNA
Nonostante tutto, però, il pallone si conferma un settore strategico per il sistema Paese. L'impatto diretto, indiretto e indotto sul Pil italiano è calcolato in 11,325 miliardi di euro con quasi 130mila posti di lavoro attivati. In questa grande torta il calcio professionistico contribuisce per 5 miliardi di euro e quello dilettantistico e giovanile per 2,7, segno che non è solo la Serie A ad essere locomotiva e a pagare i conti per tutti.
Qualche dato emerge con maggiore interesse. La raccolta scommesse ha generato nel 2023 un impatto da 1,5 miliardi di euro con ricaduta praticamente nulla sull'industria del pallone che da tempo chiede che siano superati limiti e divieti del Decreto Dignità. E poi il contributo fiscale e previdenziale che ha toccato quota 1,130 miliardi di euro (anno fiscale 2021) con un accumulato dal 2006 al 2021 che supera ormai i 18 miliardi di euro. La stima è che nello stesso periodo di tempo lo Stato italiano abbia ottenuto un ritorno di 19,7 euro per ogni euro investito nel calcio.
UN ESERCITO DI 34 MILIONI DI TIFOSI E 1,1 DI TESSERATI
Chiude la dimensione sociale e sportiva di un fenomeno che si conferma vera spina dorsale del Bel Paese. I tesserati sono tornati ai livelli pre-Covid: 1,1 milioni di persone di cui 865mila giovani e ragazzi (un italiano su cinque tra i 5 e i 16 anni). Si gioca una partita ufficiale ogni 58 secondi e ci sono 13mila campi omologati a disposizione.
Gli italiani si dichiarano tifosi di calcio: 34 milioni, il 66% della popolazione over 14 anni. In televisione l'audience totale è stata di 450 milioni di telespettatori (da moltiplicare per tre a livello mondiale), 15 dei primi 20 programmi tv della stagione sono calcistici rompendo il monopolio delle serate del Festival di Sanremo e le piattaforme social hanno generato con il calcio più di 3 miliardi di interazioni. Chi sostiene che in Italia ci si stia disamorando del pallone, insomma, non fa i conti con la realtà anche se è vero che si stanno spostando passioni e tifo e i ragazzi nati dal Duemila in poi guardano sempre più spesso ai loro idoli internazionali senza limitarsi alle squadre di casa propria.
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