L’apertura di un fascicolo di indagine da parte della Procura di Milano, atto dovuto per la ricezione dell’esposto presentato dal presidente del Comitato Sì Meazza – l’ex sindaco anni Ottanta Luigi Corbani – rischia di complicare i piani di Milan, Inter e del Comune. Tutto con il conto alla rovescia che procede spedito verso la deadline del 10 novembre prossimo, data in cui scatterà il preannunciato vincolo della Soprintentenza sul secondo anello dell’attuale Meazza: se il vecchio stadio e le aree limitrofe non saranno state cedute entro quel giorno, nessun progetto potrà prendere vita se non prevedendo il mantenimento della struttura.
Uno scenario che i club non contemplano e che porterebbe, come conseguenza, alla fuga fuori Milano con San Donato Milanese in pole: l’area San Francesco è già stata acquistata da RedBird per 40 milioni di euro e l’iter amministrativo e burocratico è avviato da mesi. Si tratterebbe solo di accelerare, quasi certamente dividendo spese e futuri ricavi con l’Inter.
Il tema è, dunque, se l’iniziativa della Procura di Milano cui potrebbe seguire a breve quella analoga della Corte dei Conti (riceverà identico esposto), possa o meno bloccare un iter che sembrava ormai indirizzato verso l’atto finale. Rapido riassunto: lo scorso 11 marzo la Giunta ha deliberato le linee di indirizzo, una volta ricevuta la proposta d’acquisto con allegato documento di fattibilità delle alternative progettuali da parte di Milan e Inter la cui approvazione è vincolante. Prossimi passi: la pubblicazione di un avviso pubblico per la durata di 30 giorni e successivo bando con l’obiettivo di arrivare alla vendita entro il 31 luglio 2025.
Un cronoprogramma messo in discussione dall’apertura dell’indagine della Procura di Milano. Alla base dell’esposto presentato da Corbani la denuncia che il prezzo pattuito per la cessione di San Siro e delle aree limitrofe sia sottostimato. A stabilirlo in 197 milioni di euro, di cui 72,9 per la struttura del Meazza, è stata nei mesi scorsi l’Agenzia delle Entrate su sollecitazione del sindaco di Milano, Beppe Sala. Secondo la denuncia, la stima non avrebbe tenuto conto di diversi fattori a partire dal peso del volume d’affari prodotto dall’impianto e, più in generale, anche il costo delle aree (400 euro a metro quadro) genererebbe una svalutazione con danno per le casse pubbliche.
Il fascicolo di indagine è al momento aperto secondo modello 45, senza iscritti e senza ipotesi di reato. L’inchiesta è coordinata dalla pm Tiziana Siciliano, responsabile del dipartimento reati contro la pubblica amministrazione e dal procuratore capo, Marcello Viola. Quanto tempo ci vorrà per capire se avrà un seguito o sarà archiviata come spesso accade agli esposti? La questione velocità sarà decisiva per il futuro di San Siro e dei progetti di Milan e Inter, in un quadro in cui le ipotesi alternative portate avanti dai diversi comitati – ristrutturazione del Meazza e mantenimento della proprietà pubblica dello stesso – non hanno trovato negli anni scorsi alcun riscontro pratico. Anzi. In campo sono sempre rimaste solo le due squadre cittadine, con la minaccia crescente di andare fuori dai confini di Milano.
L’atto della Procura ha, però, riacceso la polemica politica che è trasversale agli schieramenti. Mentre l’anima ambientalista della maggioranza insiste nel denunciare la scarsa trasparenza dell’operazione, chiedendo al sindaco Sala di fermarsi, nel centrodestra si registrano attacchi alla Giunta ma anche la posizione di De Chirico (Forza Italia) critico sull’avvio dell’inchiesta in assenza ancora del bando, “fatto assolutamente singolare”.