È finito il calcio strano, e un po' falso, delle amichevoli
Ieri sono finite le partite del calcio d'agosto, tutte diverse tra loro ma capaci, stranamente di far sognare o creare allarmi
Se siete tifosi di Inter o Juventus state sereni, il brutto sogno è finito. Amate il rossonero? Rimanete pure ad occhi chiusi a cullarvi nel caldo delle notti d'estate. E fatelo anche se siete romanisti, mentre se tifate Lazio o Atalanta qualche preoccupazione è bene che va la portiate in valigia per il vostro Ferragosto perché quello che avete visto fin qui convince, ma nemmeno troppo. Benvenuti nel cuore dell'estate 2022 del pallone italiano: non solo il calciomercato, fiera dei sogni che chiuderà i battenti solo il 1° settembre quando ormai le ferie saranno un ricordo, ma anche luogo in cui improbabili sfide contro rappresentative di dilettanti o campioni d'Europa (oppure entrambe) indirizzano gli umori di dirigenti, allenatori e soprattutto supporter.
Adesso che tutto è alle spalle possiamo davvero provare a fare un bilancio. E a chiederci: che senso ha inseguire gol di nessun valore se on quello statistico? Affannarci per sfide il cui peso si misura quasi solo con l'appeal commerciale, in cui basta un carico d'allenamento in più o in meno per trasformare i 90 minuti in un paradiso o in una pericolosa discesa all'inferno? Fatiche dopo le quali sentiremo gli allenatori dire quasi sempre e solo banalità, chiedere altri giocatori ai propri presidenti, evocare improbabili alibi (la fatica, il caldo, il campo brutto) come se il collega cui per quella volta è andata bene avesse giocato su un altro campo, a un'altra ora, con un altro clima.
La risposta è che non vale la pena. Non significa che le amichevoli estive, sotto qualsiasi forma, non abbiano una loro importanza e siano tappe fondamentali del processo di costruzione di una stagione, ma renderle un racconto coerente dal quale ricavare qualche traccia che anticipi il risultato finale della stagione stessa è, quasi sempre, esercizio sterile.
Tornando all'estate 2022, ad esempio, un osservatore neutrale dovrebbe concludere per la corsa scudetto avrà un solo padrone, il Milan, e che la Roma è meglio di Inter e Juventus mentre la Lazio farà una fatica immane ad arrivare a metà classifica e il Napoli potrà lottare per la Champions League. Forse. E che tutte insieme non reggeranno l'urto del confronto con il resto del calcio europeo se è vero che nell'ultimo week end prima del via della Serie A, quello in cui in Premier League, Bundesliga e Ligue1 già giocavano per i punti veri, le nostre hanno incassato un cappottone da 4-0 (4 gol fatti e 13 subiti) dalle spagnole. Non Barcellona e Real Madrid, ma nemmeno le ultime arrivate. Insomma, un disastro.
E' possibile che sia la vera fotografia della nostra condizione, oppure no. E' certo che, complice la preparazione accorciata dalla sosta incombente per il Mondiale d'inverno, i club italiani sono tornati all'antico. Solo la Juventus ha preso l'aereo per andare in America a sfidare (con poche soddisfazioni) Barcellona e Real Madrid: tutte le altre si sono disegnate percorsi più vicini a casa e con fatiche modulate a seconda delle esigenze.
Sono sparite le sfide tra le super corazzate e i dilettanti boscaioli. O meglio, molte di queste sgambate sono state declassate da partita o amichevole ad "allenamento congiunto" e infilate nel mezzo della settimana. Perché è successo? Necessità comunque di far fare minuti di calcio a rose extralarge in attesa dello sfoltimento da mercato e, per tutti, l'esigenza di non sbagliare preparazione. Da Ferragosto a metà novembre non ci sarà spazio per altro se non per il calcio vero: campionato e coppe, ogni tre giorni, una volata da cui spremere il massimo in termini di punti per poi riempire di nuovo il serbatoio tra novembre e dicembre. Per chi non va al Mondiale mentre per gli altri si vedrà.
Ecco perché l'estate 2022 è stata anomala. Come quella che l'ha preceduta, in cui molti hanno tagliato i viaggi perché le restrizioni rendevano meno affascinante dal punto di vista economico organizzare mega tournée con stadi vuoti o mezzi pieni, e quella del 2020 devastata dal Covid e con un calendario da portare a termine a tutti i costi. Non è detto che nel 2023 succederà la stessa cosa e non è detto nemmeno che la decisione sarà presa analizzando come è andata in questi due mesi; a governare sarà sempre e comunque il denaro, anche se si fosse scoperta la formula perfetta.