Cvc entra nel calcio italiano: vince (per ora) la linea Agnelli-Cairo
La Serie A ha scelto la cordata con cui chiudere per l'ingresso nella media company che tratterà i diritti tv. E le big si sono prese il centro mettendo in minoranza Lotito e De Laurentiis
Il via libera dei club di Serie A alla trattativa in esclusiva con Cvc Capital Partners, Advent International e Fsi (la cordata preferita dalla maggioranza delle società a quella formata da Bain e Nb Reinassance) si presta ad alcune considerazioni. Intanto è la conferma che il calcio italiano è consapevole di vivere un momento di profonda crisi, nella quale la necessità di soldi subito è tale da far aprire le porte del palazzo all'ingresso di un socio. Gli ultimi bilanci delle big sono la fotografia dello stato attuale e dei rischi che corre il sistema in una crisi derivata dalla pandemia Covid che si somma alle debolezze strutturali del movimento: /204 milioni di euro la Roma, -195 il Milan e -89 la Juventus in attesa del rosso, annunciato pesantissimo, dell'Inter.
Insomma non è più il momento di chiudersi nel fortino immaginando di poter trovare le risorse internamente. L'ormai prossima gara per i diritti tv del triennio fa paura perché arriva nel momento più delicato, con i club sotto scacco causa mancati incassi dal botteghino e riduzione dei ricavi commerciali. La vertenza con Sky per l'ultima rata del 2019-2020 (non ancora pagata) e la difficoltà a coinvolgere altri player a partire dalle piattaforme OTT internazionali completano il quadro. Il risultato è stato un mercato in forte contrazione, biglietto da visita che non lascia tranquilli in vista di mesi in cui immaginare una ripresa economica equivale quasi a compiere un atto di fede.
La seconda considerazione è che il calcio italiano punta a darsi anche una nuova governance, più moderna ed efficace. La sintesi del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, nelle ore del pasticcio della gara fantasma con il Napoli è stata brutale ma diretta: "Sono favorevole all'iniziativa di individuare un partner serio cui cedere la gestione dello sviluppo commerciale della Lega Calcio, autoescludendo tutti noi che abbiamo dato dimostrazione di incapacità". E qui si innesta la terza valutazione e cioè il fatto che, nell'ora più difficile, le grandi del calcio italiano sull'asse Milano-Torino si siano riprese il controllo del giocattolo.
L'offerta di Cvc e partner da 1,6 miliardi di euro per il 10% della media company creata dalla Lega per valorizzare il brand della Serie A, era considerata da molti club meno attrattiva per modalità, garanzie e possibili scenari futuri rispetto a quella uscita sconfitta. Eppure Juventus, Milan e Inter hanno unito i loro poteri e bacini d'influenza per indirizzare il voto ed evitare che la minoranza interna facesse fallire il progetto. L'immagine plastica è la riunione a Casa Milan alla presenza dello stesso Agnelli, di Steven Zhang e Ivan Gazidis, ma anche il patron del Torino Urbano Cairo si è speso non poco per far passare la linea. Il risultato è stato un 15 a 5 al momento del voto in cui a sfilarsi - astenendosi - sono stati solo la Lazio di Lotito, il Napoli di De Laurentiis accompagnate da Atalanta, Udinese e Verona. Non a caso i due più contrari che per mesi hanno lavorato cercando di bloccare il cambiamento proponendo modelli diversi ma nei quali la centralità delle scelte sarebbe rimasta dentro il recinto dei proprietari del pallone.
Il voto li ha messi in minoranza, ma la partita non è ancora chiusa del tutto. Perché - questa è l'ultima considerazione - nel periodo di trattativa in esclusiva che dovrà poi essere ratificata da una nuova assemblea, l'intero impianto dell'operazione verrà passato al setaccio. Non è escluso qualche colpo di coda sui temi più delicati a partire dalla forma stessa della governance, la scelta dei manager che dovranno occuparsi della valorizzazione del prodotto (leggi media company) lasciando all'altro ramo della Lega la gestione delle questioni sportive. E resta sempre la minaccia della Serie B che non vede di buon occhio il fatto che gli attuali club di A si comincino a dividere i soldi provenienti dal fondo; il presidente della Lega, Dal Pino, ha provato a rassicurare il collega Balata ma la tensione è ancora alta.