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(Ansa)
Calcio

Monte ingaggi: in Serie A e in Europa vincono sempre i più ricchi

La busta paga non scrive la classifica di un torneo ma... aiuta. A rivelarlo è uno studio sull'andamento dei campionati europei dal 2007 al 2024: poche eccezioni alla regole dei più pagati

Se è vero che nello sport talento, capacità di scegliere e intuizioni sono elementi decisivi nella costruzione di un progetto vincente, è indiscutibile che nel calcio conti soprattutto il fattore denaro. Monte stipendi e ricavi complessivi: chi primeggia in queste due classifiche ha la quasi certezza di festeggiare alla fine della stagione. Accade da quasi vent’anni e non è un caso che prima le cose andassero diversamente. E’ il calcio moderno, bellezza, sempre più business e sempre meno passione artigianale. Piaccia o no, una deriva con la quale si devono fare i conti e che sarà la linea guida dei prossimi decenni.

A confermalo sono i numeri. Negli ultimi 17 anni in Serie A lo scudetto è andato per 12 volte alla squadra che aveva il monte stipendi più alto e solo nel 2023 il tricolore è uscito dal podio di chi garantisce gli ingaggi più pesanti grazie al Napoli sorpresa di Luciano Spalletti, partito con il quinto monte ingaggi del torneo. E la situazione cambia poco prendendo in considerazione il fatturato. Chi è più ricco, vince. Poco conta se abbia chiuso in equilibrio di bilancio o meno: più ricavi, più denaro da riversare sul mercato e di conseguenza più chance di vincere lo scudetto. Sempre restano alla Serie A è accaduto 10 volte su 17 e solo il Milan nel 2022 e il solito Napoli nel 2023 (entrambe quarte in partenza) hanno rotto la regola.

La Serie A risulta essere il campionato più ‘elitario’ tra i top in Europa. E’ una sorpresa che emerge dalla lettura del Report Calcio 2024 redatto da Arel, Pwc e Figc elaborando dati provenienti anche da Uefa, federazioni e leghe estere. Il posizionamento medio dal 2007 al 2022 relativo al monte ingaggi è 1,3 che è inferiore rispetto a Liga (1,5), Bundesliga (1,7), Ligue1 (2,2) e Premier League (2,7). Gli inglesi godono del bonus Leicester, la favola firmata da Ranieri che nel 2016 fu capace di portare sul tetto d’Inghilterra una squadra che partiva con il 15° monte ingaggi e l’8° fatturato del campionato. Un miracolo assoluto in tempi di calcio moderno, irripetibile come hanno confermato le stagioni successive.

La musica, infatti, non cambia nemmeno altrove. In Premier League il ricco e chiacchierato Manchester City (sotto inchiesta da mesi per oltre cento violazioni delle norme finanziarie interne) ha conquistato 6 degli ultimi 7 titoli. Il Psg dell’emiro qatarino si è distratto solo due volte dal 2013 per lasciare un po’ di spazio a Monaco (2017) e Lilla (2021). Il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, poi sconfitto dall’Atalanta nella finale d’Europa League, ha chiuso a maggio la striscia di 11 trionfi in Bundesliga del Bayern Monaco. E in Liga c’è un po’ più di movimento, ma è dal 2004 (Valencia) che non vince qualcuno che non faccia parte del triangolo magico: Barcellona (11), Real Madrid (7) e Atletico Madrid (2). Tutte espressioni della nobiltà dal portafogli pieno del calcio europeo, senza spazio per la borghesia o il ceto medio.

Nei vent’anni prima non era andata così. Molta più variazione nel nome dei vincitori con provenienza a volte anche provinciale, fuori dal giro che conta. Cosa è cambiato lo spiega in maniera brutale un’altra tabella, da incrociare con storia e tradizione. Tra il 2007 e il 2022, in piena esplosione dei ricavi e dei montepremi, la Uefa ha distribuito complessivamente 23 miliardi di euro ad oltre 250 club in Europa. Solo in apparenza una pioggia democratica. Nella realtà, la maggior parte dei ricavi (con continuità) è finita sempre più nei bilanci di poche e selezionate società scavando un solco via via incolmabile nella competizione interna di ciascuna nei rispettivi campionati.

I numeri sono impietosi. In quindici stagioni il Real Madrid, la maggiore beneficiaria delle elargizioni di Nyon, ha incassato 971 milioni di euro seguito da Bayern Monaco (916), Barcellona (893), Juventus (882), Chelsea (807), Psg (770), Manchester City (767), Manchester United (713), Atletico Madrid (675) e Liverpool (645). Guarda caso, le ultime 14 vincitrici della Champions League non sono uscite da questa Top10 di partner fissi della Uefa; bisogna risalire all’Inter del Triplete per trovare una squadra non compresa nell’élite dei premiati da Nyon, ma quello era un progetto sostenuto dalle spese a fondo perduto di Massimo Moratti. Non sostenibile e, per questo, tramontato la sera stessa dell’apoteosi del Bernabeu.

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Giovanni Capuano