Gol e rimonte: è diventata la Serie A dello spettacolo
Il campionato senza stelle sta regalando partite bellissime. E' cambiata la mentalità, ci sono (quasi) tutti i migliori allenatori e la sensazione di equilibrio che mancava da tempo
Se n'è accorto anche uno super esigente come Jose Mourinho, mai tenero con il calcio italiano e con i suoi vizi: la Serie A è molto migliorata negli ultimi dieci anni, ma la sorpresa più lieta è il salto in avanti in termini di intensità e spettacolo che ha fatto in questi mesi, quelli in cui ha perso molti dei suoi giocatori faro attratti dal denaro e dal palcoscenico delle grandi d'Europa. E' un inizio di stagione bello con non mai, pieno di gol (192 nelle prime 59 partite con una media abbondantemente sopra le 3 a gara), ribaltamenti di fronte, rimonte e temi tattici.
Una sorpresa graditissima perché l'aria, dopo l'estate della partenza di Ronaldo, Lukaku, Donnarumma e De Paul, era quella un po' depressa della vecchia nobile che si riscopre nuovamente piena di rughe. Il campo, invece, sta raccontando una storia diversa e non solo per l'approccio delle big, che sognano lo scudetto o il piazzamento Champions, ma anche per il modo in cui le provinciali hanno deciso di interpretare la loro presenza in questo campionato.
Giocano tutti bene, corti e aggressivi. L'idea condivisa è quella di difendere alzandosi e non correndo indietro come per anni ha fatto solo l'Atalanta e poche altre. Lo fa la Lazio di Sarri, all'inizio di un percorso di educazione tattica che prevede anche passi falsi e cadute, lo fa il Milan di Pioli che esprime forse il calcio più europeo e lo fa anche l'Inter che Inzaghi sta correggendo rispetto alle virtù (tante) e ai vizi (pochi) dell'era Conte. Anche il Napoli di Spalletti è in grado di mettere sul campo qualità e quantità, mentre in mezzo al guado c'è la Juventus di Allegri che ha qualche difetto strutturale ma che per sua natura è abituata a pensare ad attaccare più che a difendere.
La conversione nasce da anni di richiesta di progresso e modernizzazione del (fu) gioco all'italiana, dalla presenza in Serie A di grandi allenatori capaci di dare una forte impronta alle proprie squadra - il rientro di Spalletti e Sarri è stato certamente un bene per il campionato -, dall'esempio della nazionale di Mancini che giocando bene si è presa l'Europeo e anche dalla sensazione di essere al cospetto di un campionato più aperto e contendibile che in passato. Uno stimolo a cercare di superare l'avversario senza speculare, anche a costo di perdere qualche equilibrio come sta capitando, ad esempio, all'Inter che non è più imperforabile in difesa pur avendo il pacchetto complessivamente più forte.
E' probabile che con il trascorrere delle settimane la tendenza si attenui. E' possibile che la necessità di fare classifica e il pragmatismo convincano tanti, nel cuore dell'inverno, a vestire panni più prudenti e bilanciati di oggi. Il segnale, però, è stato dato e piace anche alla gente che deve tornare negli stadi dopo il lungo esilio causato dal Covid. Piano piano la vecchia abitudine di consumare calcio in presenza e non solo davanti alla tv sta riemergendo. La partenza sprint della Serie A è il miglior spot possibile che le squadre e i loro allenatori potessero confezionare.
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