Serie A, guerra a Sky: la vera partita dei diritti tv
Club contro l'emittente che non paga l'ultima rata (e vuole lo sconto). Sullo sfondo la battaglia per il triennio 2021-2024 con il panorama che cambia e si apre ad altri soggetti - QUANTO COSTA FERMARE LA SERIE A
Da un parte i club della Serie A, arroccati dietro un contratto che giurano blindato. Dall'altra Sky che non vuole versare i 130 milioni di euro della sesta e ultima rata dei diritti tv del campionato, interrotto dalla pandemia e a rischio chiusura. Una guerra di trincea con sullo sfondo le grandi manovre per il calcio in tv, un affare da miliardi di euro che nei mesi del Coronavirus sta vivendo la corsa al posizionamento futuro perché i contratti in essere scadono al termine della prossima stagione e, senza emergenza sanitaria, queste sarebbero state le settimane del bando per il triennio fino al 2024. Quello in cui, nelle speranze del calcio italiano, far entrare altri operatori oltre a Sky (e Dazn) così da evitare l'effetto monopolio e dare nuovo impulso alla crescita dei ricavi.
Il miliardo e 326 milioni di euro all'anno fin qui garantito - era il pensiero dei presidenti della Serie A - non poteva più bastare a fronte di incrementi degli altri campionati top d'Europa più marcati rispetto a quello italiano. Per questo a febbraio il presidente della Lega Dal Pino e l'amministratore delegato De Siervo erano volati negli States a caccia di nuove piattaforme e opportunità. Erano i giorni drammatici dello scoppio della pandemia, quelli delle polemiche sulle porte chiuse per Juventus-Inter e del primo strappo con il ministro Spadafora. Altri ne sarebbero seguiti. La conseguenza dello stallo generale è stata, però, in prima battuta quella di un brusco arresto del processo di scrittura e pubblicazione del nuovo bando, inizialmente previsto per aprile con assegnazione nel corso dell'estate.
LA GUERRA DELLA SESTA RATA
E' in questo clima che si inserisce la guerra per la sesta rata dei diritti di questa stagione. Sono 215,5 milioni di euro complessivi di cui 130 in capo a Sky che ne ha già versati 650 pur avendo trasmesso sin qui solo 179 delle 266 partite previste dal pacchetto. La scadenza del 2 maggio è ampiamente trascorsa, Sky ha ribadito più volte la sua posizione facendo il conto delle perdite anche nello scenario migliore, ovvero quello della ripartenza entro l'estate del campionato: 140 milioni con forbice a salire fino a 250 in caso di stop definitivo.
Una montagna di denaro che, nelle intenzioni dell'emittente satellitare, sarebbe da scalare a rate sulla stagione 2020-2021 così da evitare alle società il buco immediato, posto che molti club hanno già cartolarizzato e speso i ricavi tv di questa annata. La Lega Serie A ha fatto opposizione e allo scadere del mese di maggio scelto la strada dell'ingiunzione e dei tribunali, anche a costo di deteriorare i rapporti con il broadcaster che da anni rappresenta il cliente più facoltoso e fedele di tutto il sistema. Un rapporto a due gambe in cui ciascuna sostiene l'altra: la Serie A rischierebbe di implodere senza Sky, ma la stessa Sky fa del calcio la sua killer application e non può immaginare di restarne senza.
COSA SUCCEDE ALL'ESTERO
Mentre Dazn e IMG (che veicola i diritti all'estero) hanno scelto la strada della richiesta di proroga per i rispettivi pagamenti da 32,2 e 50,4 milioni di euro, evitando il contenzioso immediato, interessante è il raffronto su quali eredità sta lasciando il lockdown sul calcio europeo. In Germania la Bundesliga è ripartita dopo accordo con le tv che hanno pagato quanto dovuto dopo aver incassato uno sconto del 15% sulla prossima stagione. In Francia (Ligue1 fermata dal Governo) Canal+ e BeinSports hanno scelto di rivedere gli accordi costringendo i club ad accedere a un prestito garantito dallo Stato da 240 milioni di euro.
In Premier League la partita è apertissima e fa parte del dossier che sta accompagnando l'ipotesi di ripartenza. Sul tavolo l'ipotesi di allargare il numero di gare trasmesse live, aggirando il divieto per la fascia del sabato pomeriggio, ma anche il conto dei danni che le emittenti stanno preparando e che può arrivare a 390 milioni di euro da rimborsare da parte della lega. In Spagna la ripartenza accelerata della Liga è studiata anche per mettere le società al riparo.
UNO SCENARIO IN CAMBIAMENTO
Sullo sfondo c'è, però, un mondo che sta cambiando rapidamente. La crisi Coronavirus tocca direttamente anche i broadcaster del pallone con ascolti in picchiata e azzeramento del prodotto da offrire al proprio pubblico. C'è chi si è attrezzato con sconti e chi deve fronteggiare disdette a pioggia. Difficile avere numeri ufficiali, resta la sensazione che la trincea di oggi sia anche preparata in vista del domani. Amazon sta sbarcando sul mercato europeo e dopo l'Inghilterra si è fatta vedere anche in Germania. La Serie A sperava e spera ancora di imbarcarla in Italia dove tra gli scenari c'è anche quello del fondo CVC e dell'offerta miliardaria per entrare nel pacchetto della Lega.
Con mille incognite, perché si tratterebbe (se confermata) di un'operazione totalmente nuova per il sistema italiano e con profili tutti da verificare anche come compatibilità con i dettami della legge Melandri. Di sicuro non solo i club sono a caccia di liquidità e certezze. Il Financial Times ha rivelato l'intenzione del magnate Len Blavtnik di mettere in vendita Dazn, i cui conti sono in sofferenza per lo stop dello sport causa Covid-19. Una vicenda che tocca da vicino anche l'Italia, dove 114 partite a stagione sono trasmesse proprio dalla piattaforma famosa per la presenza di Diletta Leotta.
Se fino a qualche mese fa i presidenti immaginavano un futuro da 1,5 miliardi di euro all'anno, oggi quella cifra sembra fuori portata. Cosa fare? Un'idea potrebbe essere la deroga alla Melandri allungando di un anno il bando attuale, tenendosi Sky e Dazn come partner così da rinviare a tempi migliori la prossima asta. Ma fin qui non si sono fatti passi avanti e il dibattito si è concentrato solo sulla famosa ultima rata da versare e sulla richiesta un po' bizzara e populista del ministro dello Sport Spadafora di regalare il calcio in chiaro in caso di ripartenza. Mettendo altri ostacoli sulla strada del dialogo tra Sky e la Lega, se ce ne fosse bisogno in queste settimane di tensione alle stelle.