La Spagna campione d'Europa: ha vinto il migliore
Quarto successo per gli iberici, non si spezza la maledizione dell'Inghilterra che ha giocato un torneo mediocre non riuscendo a riscattarsi nella finale
La Spagna sul tetto d’Europa è il giusto verdetto dell’Europeo più deludente degli anni Duemila. Ha vinto la squadra più forte, quella capace di spalmare il suo calcio fresco e giovane lungo tutto il mese della competizione. Non è un caso che alla fine abbia trionfato chi ha sempre piegato l’avversario vdi turo: sette su sette a partire dal girone condiviso con l’Italia di Spalletti e per finire con una seconda fase in crescendo contro Belgio, Germania e Francia. Solo i tedeschi hanno costretto le Furie Rosse di De la Fuente ai supplementari e se, se vogliamo proprio cercare il capello, c’è solo l’ombra delle mani di Cucurella nella sfida con i padroni di casa a fare da ombra a un trionfo più che meritato.
Ha vinto la Spagna di Rodri, miglior centrocampista in circolazione oggi nel calcio moderno di posizione, e delle frecce Yamal e Williams. Due ragazzotti letteralmente esplosi nel mese più importante della stagione, mai in soggezione nemmeno al cospetto del talento e della ricchezza dell’Inghilterra la cui colpa è stata quella di speculare dall’inizio alla fine. Girone modesto, passaggio del turno recuperato in extremis contro la Slovacchia e ai rigori con la Svizzera e poi semifinale vinta sul filo di lana con l’Olanda: siamo onesti, a Berlino c’era un intruso ed era la nazionale dei Tre Leoni. Non per il talento a disposizione di Spouthgate ma per la qualità espressa sul campo.
Gli inglesi tornano a casa scornati per la seconda volta di fila. A Wembley eravamo stati noi con le manone prodigiose di Donnarumma a spegnere il sogno di ritrovare la via della vittoria che manca dal 1966. Questa volta è toccato alla Spagna che si presa il quarto Europeo della sua storia e che promette di aprire un nuovo ciclo dopo quello memorabile di Xavi e Iniesta. Tra due anni al Mondiale degli Stati Uniti gli iberici saranno più maturi e forti, quasi impossibile non considerarli trai favoriti.
La qualità complessiva dell’Europeo è stata modesta. Partite spesso bloccate, poca voglia di rischiare e tanta stanchezza diffusa soprattutto tra i giocatori più attesi. Mbappé ha deluso, Kane quasi non si è visto e l’elenco si potrebbe allungare: si gioca troppo e la difficoltà delle nazionali arrivate in Germania di offrire uno spettacolo all’altezza ne è stata la conferma palese. Potrebbe suonare come campanello d’allarme, ma non cambierà nulla. Anzi. Il 2025 sarà peggio del 2024 e si andrà a crescere fino a quando l’equilibrio ormai precario non sarà completamente spezzato.
Ultima considerazione: l’Europeo è un Mondiale nascosto. Manca l’Argentina, oggi forse la squadra più forte in circolazione, non c’è il Brasile che però attraversa una lunga fase di involuzione, però il calcio europeo è una spanna sopra a tutti e fare bene qui significa più che essere campioni continentali. Anche per questo non deve sorprendere il fallimento dell’Italia che ha sommato errori tattici e tecnici alla mancanza delle qualità che hanno fatto grande la Spagna.