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(Ansa)
Calcio

Spalletti il moralizzatore

Sfiora l'incidente diplomatico con Inzaghi sulla questione ultras e discute del conflitto tra Israele ed Hezbollah: il ct azzurro fa discutere, ma come già verificato all'Europeo dà il meglio di sé quando pensa al campo

La lunga vigilia della sfida con Israele deve essere stata logorante per Luciano Spalletti, ct della nazionale che prova a mettersi alle spalle la vergogna dell'Europeo. Prima la polemica a distanza con un collega, Simone Inzaghi, nata dalle parole del commissario che sulla questione rapporti con gli ultras ha scelto di tirarsi fuori e salire sul piedistallo. Poi la trasformazione della partita contro gli israeliani in una sorta di strumento di pace per convincere gli indecisi a lasciar stare questa cosa della guerra a Hezbollah, come se il pallone potesse farlo e un ct italiano pure.

""Penso ci siano molti israeliani che non vogliono la guerra e noi dobbiamo convincere sempre qualcuno in più che questa è una cosa che deve finire" ha detto Spalletti al Tg1. Probabilmente si è espresso male per affermare un principio ovvio e condiviso da tutti, quello della pace. Il risultato, però, è stato poco gradevole e soprattutto ha fatto riemergere la figura dello Spalletti moralizzatore che già ha portato poco bene in estate preparando l'avventura europea.

Allora il selezionatore aveva predicato la tolleranza zero ai comportamenti considerati non consoni al momento. Regole quotidiane che hanno finito col deprimere la nazionale: Playstation col contagocce, smartphone limitati, guai ai ritardi, niente scherzi e risate in spogliatoio e una certa avversione anche alla musica. Sovrastrutture fuori dal tempo rispetto a ragazzi ventenni che, infatti, hanno avuto una crisi di rigetto fortissima. "All'Europeo c'era un clima poco gioioso" ha chiosato Frattesi. E' stata una delle cose che la Figc ha chiesto a Spalletti di cancellare nell'avviare il nuovo corso.

Il ct si è ravveduto e c'è da credere che continuerà a farlo. Ecco perché la settimana vissuta da moralizzatore dei costumi altrui è suonata un po' stonata. Anche la vicenda del misunderstanding con Simone Inzaghi non è stata gradevole. Non perché non abbia ragione Spalletti a suggerire prudenza e distacco nei rapporti con i capi delle fazioni ultras, ma perché si corre il rischio di risultare poco credibili se il web restituisce le tue immagini insieme agli stessi, incappucciati, nel ritiro della tua squadra. Meglio il basso profilo e pensare al campo, dove Spalletti è davvero un numero uno e non uno dei tanti moralizzatori in esercizio permanente,

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Giovanni Capuano