Il business degli stadi nuovi della Serie A
Molti club spingono, cercando di superare veti e ostacoli di politica e burocrazia. Eppure uno studio OpenEconomics rivela che portare a compimento i 18 progetti già pronti genererebbe un valore di 5,6 miliardi di euro
Caro stadio (nuovo), quanto mi costi ma anche quanto fai guadagnare. Una montagna di denaro e non solo ai club interessanti, le cui proprietà spesso hanno intrapreso da anni autentici duelli con le amministrazioni locali, ma in generale per l'economia del Bel Paese. Lo rivela uno studio di OpenEconomics all'interno del Report Calcio 2024 della Figc. Se tutti gli impianti di nuova generazione in fase di progettazione in Italia si trasformassero in opere concluse le ricadute sul Pil italiano ammonterebbero a 5,6 miliardi di euro a fronte di una spesa di 3,2 in larga parte sostenuta da privati.
Un moltiplicatore di 1,88 che dovrebbe far cadere l'idea pregiudiziale che costruire un nuovo stadio con intorno ciò che serve per rendere sostenibile e profittevole l'investimento non sia solo un vantaggio per chi lo propone, spesso proprietà straniere attratte in Italia anche dalla possibilità di sviluppare progetti immobiliari, ma anche per la collettività. Il settore maggiormente beneficiato sarebbe quello dei servizi (59% dell'impatto diretto, indiretto e dell'indotto) con l'industria che assorbirebbe nel suo complesso il 40% del valore prodotto.
L'Italia, invece, continua a restare indietro. Mentre a Roma la famiglia Friedkin, alla guida del club giallorosso, ha recentemente presentato il piano per il nuovo impianto a Pietralata dopo aver abortito quello di Tor di Valle a lungo inseguito da James Pallotta, a Milano le due società sono ai ferri corti con il Comune di Beppe Sala sul futuro di San Siro. Il Milan ha già fatto una scelta decisa che porta a San Donato Milanese - aree acquisite, iter burocratico avviato - mentre l'Inter attende di decidere cosa farne della prelazione sui terreni di Rozzano e tutti aspettano di capire se, come e quando si potrà mettere mano all'annunciata ristrutturazione di San Siro a opera di WeBuild.
Non è un caso che l'età media degli stadi italiani (66 anni) sia la più avanzata del Bel Paese e il gap rispetto al resto d'Europa sia diventato con il passare del tempo incolmabile. Il Real Madrid, prima società ad aver sfondato il muro del miliardo di euro di ricavi, non è più nemmeno legato a doppio filo al fatturato garantito dai diritti tv dopo aver completato la ristrutturazione che ha reso il Santiago Bernabeu l'impianto più moderno, ricco e sfruttabile del mondo.
La fotografia ella realtà italiana è impietosa. Nel 2023 in Serie A solo 3 stadi su 18 erano di proprietà delle rispettive società e non dei comuni o del Coni. . Una su 20 in Serie B. E l'Italia ha intercettato solo un misero 1% degli investimenti messi a terra in tutta Europa dal 2007 al 2023. Denaro che ha prodotto miglioramenti ovunque, non solo nella ricca Premier League, e che ci hanno condannato a un ritardo costatoci anche la candidatura da soli per l'Europeo 2032. Per ora lo divideremo con la Turchia, sempre che entro il 2026 si riesca a produrre alla Uefa un dossier con cinque impianti all'altezza del futuro.