La Supercoppa in Arabia non piace ma è un affare per il calcio italiano
Scatta la corsa al primo trofeo della stagione. In campo le big, come i sauditi speravano di avere nel momento in cui si sono garantiti quattro edizioni della competizione investendo 92 milioni di euro
La coppa meno amata dagli italiani, soprattutto quelli che non partecipano. Criticata perché costringe a un viaggio dall’altra parte del mondo, mal sopportata dentro un calendario già pieno di appuntamenti, eppure vetrina che il nostro calcio di vertice non può evitare per non restare ulteriormente attardato nella competizione internazionale.
Questa volta, però, ci sono tutti gli ingredienti perché la settimana della Supercoppa italiana in Arabia Saudita sia un successo. Intanto la vigilia non è stata preceduta, come accaduto un anno fa, dalle parole di uno dei presidenti (Aurelio De Laurentiis) che chiedeva a gran voce di restare a casa. E poi la Serie A ha esportato nel deserto saudita il meglio a livello di appeal storico e commerciale. Non significa che ci siano le quattro squadre più forti del momento, anzi, ma è un dato di fatto che il pubblico arabo volesse vedere Juventus, Milan e Inter e non altro.
Ecco perché questa volta non ci sarà un problema di affollamento mancato delle tribune. Nel gennaio 2024 il vuoto che aveva accompagnato il match tra Napoli e Fiorentina era stata una pessima cartolina per tutto il movimento: questa volta la cornice di pubblico sarà adeguata e, a livello di immagine, la Serie A farà bella figura al pari della Liga spagnola, che con i suoi problemi sarà sugli stessi territori a fine gennaio.
Spostare per una settimana il meglio del nostro campionato nel deserto arabo porta nelle casse della Lega Serie A 23 milioni di euro. L’accordo vale per quattro edizioni in sei anni, che significa un totale di 92 milioni la maggior parte destinati alle quattro finaliste e il resto a cascata su tutti. Anche per questo chi ne parla male, ne trae comunque un vantaggio.
In Arabia Saudita ci sono i soldi, c’è il progetto della Fifa che ha appena assegnato il Mondiale del 2034, facendo spallucce di critiche e polemiche; c’è un campionato che si è riempito di stelle, anche se fa fatica a decollare. C’è una nazionale che ha appena licenziato il nostro Roberto Mancini per assenza di risultati e che punta dritto a costruire un ciclo finalizzato al torneo del 2034.
Non c’è ragione, insomma, perché l’industria del pallone italiano non accolga con favore la trasferta nel mezzo del deserto.
Tutti i discorsi sui calendari sovraffollati sono legittimi, ma si scontrano con la realtà di un sistema che continua a produrre largamente perdite e debiti e ha bisogno di accendere più linee di ricavo possibile. Siamo indietro rispetto agli altri, come testimonia la manciata di milioni di euro in più che l’Arabia Saudita paga alla Liga spagnola per lo stesso tipo di contratto.
In campo ci saranno due delle tre migliori squadre del momento: Inter e Atalanta. Una sorta di pre-match scudetto con il Napoli spettatore interessato dall’Italia. Juventus e Milan, invece, hanno caricato sull’aereo per l’oriente tutti i loro problemi. I rossoneri sono appena passati dall’esonero shock di Fonseca e consegnano a Conceição un debutto difficilissimo. I bianconeri cominciano a vedersi stringere il tempo della luna di miele del progetto di Giuntoli e Thiago Motta: non c’è obbligo di vincere, ma i mugugni per la pareggite di campionato si sono fatti sentire forte e urge inversione di tendenza.
Sullo sfondo, il calciomercato, vero o presunto. Le cronache dicono che proprio in mezzo al deserto Milan e Juventus potrebbero discutere del passaggio di Tomori da Milano a Torino: i tifosi milanisti sono insorti, ricordando il precedente estivo di Kalulu. Come reagirà la dirigenza? Strade che potrebbero intrecciarsi anche su altri obiettivi mentre Inzaghi e Gasperini progettano già il futuro, che sia una seconda parte di stagione a caccia dei trofei oppure la prossima estate in cui perfezionare due squadre che oggi paiono quasi perfette.