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Ansa
Calcio

Le colpe dei moralisti che attaccano la Superlega

Uefa, Fifa, federazioni nazionali, tutti contro la «sporca dozzina» salvo poi accorgersi che nessuno è senza macchia e puro al punto da poter fare la morale agli altri - SUPERLEGA, IL FORMAT - DEBITI E SOLDI BRUCIATI: LA SVOLTA PER NON MORIRE

Adesso che il coro degli indignati speciali suona all'unisono e che la nascita della Superlega (o Super League) ha unito anche chi si è sempre distinto perché opposto, sarà utile mettere in fila alcune domande rimaste senza risposta e che sono all'origine del terremoto che ha squassato dalle fondamenta il calcio europeo. In tanti hanno alzato il dito per condannare la 'sporca dozzina' ("the dirty dozen" è il termine coniato dal presidente Uefa Alksandr Ceferin): politici, dirigenti, allenatori, giocatori ed ex, opinionisti e tifosi in libera uscita. Addirittura si è riscoperto europeista Boris Johnson, firmatario del Brexit che ha mutilato l'Europa vera (non quella del calcio) e che non più tardi di due mesi fa veniva bacchettato per eccesso di protezionismo nel tenersi i vaccini Covid per i suoi negandoli agli altri.

Tutti compatti contro i cattivoni che, stanchi di perdere centinaia di milioni (prossimamente miliardi) per mandare avanti il carrozzone hanno scelto di staccare la spina. Modi e tempi saranno anche stati discutibili, ma certamente non lo è l'ipocrisia di tanti (Uefa e Fifa) che si stracciano le vesti riservando a se stessi il ruolo delle verginelle quando, nella migliore delle ipotesi, hanno omesso di intervenire perché almeno una parte dei problemi trovasse soluzione.

Si dirà: i cattivoni se ne vanno perché indebitati fino al collo, colpa loro che non sono stati capaci di gestirsi. Sarà anche vero, però è pacifico che l'industria del calcio è un business particolare dove chi investe non ha il controllo dei ricavi che genera ma deve passare attraverso corpi intermedi che impongono una solidarietà mutualistica che sfiora l'autolesionismo. E che alimentano a spese altrui business paralleli sempre più ingordi e lucrosi.

E allora eccole le domande da mettere in fila, non necessariamente per trovare risposte. Solo per segnalare che ogni medaglia a due facce e anche questa storia brutta della 'sporca dozzina' in fuga con il malloppo, una volta che si sarà placato il polverone dei moralisti e degli indignati speciali, proporrà chiavi di lettura molteplici e sorprendenti. Poi, alla fine, ognuno si formi l'idea che vuole:

* A che titolo la FIFA si erge a garante di un sistema moralmente superiore quando è la stessa FIFA, ad esempio, ad aver assegnato i Mondiali del 2022 al Qatar contro ogni logica e protesta, per di più in pieno inverno scombussolando calendari e campionati. E senza curarsi delle numerose denunce di sfruttamento e morti (stimate 6.500) nel corso dei lavori per costruire cattedrali in mezzo al deserto?

* E' la stessa FIFA che ha lavorato sotto traccia per creare un nuovo formato del Mondiale per Club contro il parere degli stessi e delle confederazioni, cercando così di moltiplicare pani e pesci trovando nuove fonti di ricavo?

* Come fa la UEFA ad accusare di avidità delle aziende private (i club) che provano ad aumentare i propri guadagni o almeno a limitare le perdite quando non si è fatta scrupolo con la mano destra di inventare dal nulla una nuova coppa (Nations League) mentre la sinistra era impegnata nel dibattito sui calendari da ridurre per non spremere i calciatori?

* La stessa UEFA che ha gestito in modo quanto meno discutibile le vicende di Psg e Manchester City alle prese con le regole del fair play finanziario, rigide con taluni e flessibili per altri?

* La UEFA che al cospetto di una crisi di sistema che sta facendo rischiare il default risponde che le riforme scatteranno dal 2024? Non subito. Non domani. Dal 2024...

* Le stesse FIFA e UEFA che chiudono gli occhi davanti a nazionali che convocano giocatori infortunati (ultimo caso Demiral) poi se sei sfigato capita anche che prendano il Covid? O che li lasciano spremere impunemente tanto poi i danni li pagano i club che, insieme ai danni, continuano anche a pagare stipendi fuori contesto?

* FIFA e UEFA per cui è normale che il Bayern Monaco esca dalla Champions League perché Lewandowski (la sua stella) si è fatto male in una partita contro Andorra, la 42° in sei mesi solo che a stipendiarlo è il club e non la Polonia?

* Le squadre italiane che oggi si stracciano le vesti contro i traditori sono le stesse che da almeno tre lustri godono della divisione collettiva dei diritti tv, generati dagli investimenti di pochissimi club, limitandosi spesso a sopravvivere per non uscire dal giro?

* Le stesse che per anni hanno bloccato le decisioni della Lega con il tutti-contro-tutti da assemblea di condominio? Dove chi fattura 30 milioni ha lo stesso diritto di veto di chi arriva a 600?

* Con che coraggio si accusa di cinismo chi ragiona da privato quando, davanti alla supplica di intervenire per tagliare le spese causa Covid la risposta è stata "sono accordi privati, non si possono toccare"? Facendo il gioco delle tre scimmie?

* Avete notizie di procuratori che in nome della solidarietà abbiano rinunciato a un centesimo dei loro ricchi appannaggi?

* O di calciatori che oggi tuonano (Kroos e Bruno Fernandes per citarne due a caso); sarebbero pronti ad andare a giocare nel Betis e nel Southampton a un terzo dello stipendio visto che detestano le scelte dei loro club?

* Klopp e Guardiola, 30 milioni di sterline a stagione in due, hanno più o meno detto che la Super League a loro fa schifo: avete notizie che si siano dimessi da allenatori di Liverpool e Manchester City, due della 'sporca dozzina'? O si limiteranno a fare gli indignati da bar sport per poi tornare nelle loro lussuose case?

Non che tutti sbaglino a dire oggi la propria opinione. E' che il sapore del moralismo e della speculazione opportunistica è sempre sgradevole, a maggior ragione quando si gioca con i sentimenti di milioni di tifosi. Loro sì autorizzati ad essere disorientati e magari pure delusi e arrabbiati. E proprio per questo, da proteggere. Non dicendogli quello che vogliono sentirsi dire oggi, ma aiutandoli ad analizzare e a capire le varie posizioni e la posta in gioco. Che non è un capriccio ma il futuro di quel meraviglioso passatempo per tanti e industria per pochi che risponde al nome di football.

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Giovanni Capuano