L'addio prematuro di Szczesny al calcio: "Ho dato tutto"
Il portiere polacco lascia a 34 anni e con un fisico che gli avrebbe permesso di andare avanti. Le sue motivazioni, però, sono profonde e spiegano anche la separazione consensuale dalla Juventus
Wojciech Szczesny passa e chiude. Basta calcio professionistico, anche se il fisico gli avrebbe permesso di rimanere ancora ad alto livello per un po' e di togliersi grandi soddisfazioni nonostante l'addio alla Juventus maturato nel corso dell'estate. Tutto a posto, tranne le motivazioni. Che per un uomo di 34 anni che ha sempre dimostrato profondità di pensiero e di linguaggio come l'ex numero uno della Juventus (e prima ancora della Roma) rappresentano la cosa più importante. Ecco perché si è passati dalla trattativa per la risoluzione del contratto che lo legava alla Juventus ancora per una stagione all'annuncio del ritiro dal professionismo.
Non un fulmine a ciel sereno. Chi gli stava vicino aveva registrato negli ultimi due mesi la riflessione sul futuro. Le scelte di Thiago Motta non c'entrano e, al contrario, nemmeno c'entra questo pensiero con la decisione della Juventus di puntare su Di Gregorio. Il cambio del portiere titolare era una precisa volontà del nuovo allenatore che cercava caratteristiche differenti da quelle di Szczesny nel gestire la ripartenza dell'azione. Non a caso Giuntoli aveva bloccato Di Gregorio già a gennaio, quando il polacco era ancora nel pieno dell'azione.
La Juventus aveva poi la necessità di liberarsi di uno stipendio particolarmente pesante. Tramontate le trattative con l'Arabia Saudita, la MLS statunitense e il Monza si era così arrivati al divorzio consensuale con buonuscita da 4 milioni netti (circa 7 lordi). Ora, però, è stato chiaro a tutti che quei saliscendi di fronte all'idea di un nuovo club e di una nuova avventura professionale rispondevano a quanto stava maturando.
Szczesny ha salutato tutti con un lungo e toccante messaggio pubblicato sui social network. Ecco il testo: "Ho lasciato Varsavia, la mia città, nel giugno del 2006 per andare all'Arsenal con un sogno - vivere di calcio. Non sapevo che sarebbe stato l'inizio dell'avventura di una vita. Non sapevo avrei giocato per i più grandi club del mondo e che avrei rappresentato la mia nazionale 84 volte. Non sapevo mi sarei non solo costruito una vita grazie al calcio, ma il calcio sarebbe diventato la mia intera vita. Non ho solo realizzato i miei sogni, sono arrivato dove la mia immaginazione nemmeno mi avrebbe permesso. Ho giocato partite al più alto livello possibile, contro i giocatori più forti della storia, senza mai sentirmi inferiore. Mi sono fatto amici per la vita, ho creato ricordi indelebili e conosciuto persone che hanno avuto un impatto incredibile sulla mia vita. Tutto quello che ho e tutto quello che sono lo devo a quel bel gioco del calcio".
"Ma ho anche dato tutto quello che avevo - prosegue la lettera aperta del portiere polacco -. Ho dato al gioco 18 anni della mia vita, ogni giorno, senza scuse. Oggi, il mio corpo si sente ancora pronto per delle sfide, ma il mio cuore non c'è più. Sento che è arrivato il momento di dare tutte le mie attenzioni alla mia famiglia - alla mia incredibile moglie Marina e ai nostri due bei bambini Liam e Noelia. Per questo ho deciso di ritirarmi dal calcio professionistico. Avrei tantissime persone da ringraziare, ma proverò a farlo personalmente con ognuno. Ma a voi, tifosi, devo un grazie speciale. Ogni storia ha una fine, ma nella vita ogni fine è un nuovo inizio. Niente è impossibile e credetemi, sognerò in grande!".
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