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(Ansa)
Calcio

Thiago Motta contro Allegri: l'inutile dibattito alimentato dagli anti-allegriani

La prima sconfitta della nuova Juventus e la reazione di chi ha cominciato a parlare... del vecchio allenatore. Anche omettendo pezzi di verità in un parallelo senza senso e senza utilità

La prima sconfitta della nuova Juventus, peraltro maturata al termine di una prestazione molto insufficiente contro lo Stoccarda, ha acceso il dibattito sull'inizio di Thiago Motta messo in parallelo con l'andamento di Massimiliano Allegri. Discussione sterile e inutile, ma il paradosso è che dal fischio finale del match perso allo Stadium contro i tedeschi a parlare del passato, e cioè di Allegri, siano soprattutto coloro che più si sono distinti nell'ultima stagione nelle critiche all'allenatore livornese, poi esonerato per giusta causa dopo la finale vinta di Coppa Italia.


Quasi uno sbarramento preventivo come se discutere di eventuali errori di Thiago Motta nei primi cento giorni juventini fosse vietato, oppure possibile unicamente in presenza di una patente di legittimità: facevi parte di chi massacrava Allegri quotidianamente? Puoi. No? Se oggi fai qualche rilievo lo fai per amicizia con il vecchio e, quindi, per servilismo.

La questione interessa solo marginalmente i tifosi della Juventus che, giustamente, sperano di poter rapidamente tornare a vincere o ad arrivarci vicino, confortati anche dal mercato da 200 milioni di euro messo in campo da Cristiano Giuntoli per accorciare i tempi di risalita. Allegri è il passato, Thiago Motta il presente e il futuro. Per loro, almeno. Evidentemente non per tutti e quindi sarà bene tracciare una breve guida al dibattito mettendo alcuni punti fermi fattuali, così da contribuire a comprendere cosa è vero, cosa falso e cosa interpretabile (si spera non a piacere).

Punto primo: Allegri non è mai stato criticato in tre anni per le prestazioni della sua Juventus. Falso. Giusto per ricordare, basta citare alcune prime pagine corrosive di Tuttosport, quotidiano di riferimento del popolo bianconero: "Allegri che pena" (27 aprile 23), "Max, fino a quando?" (18 marzo 2024), "Allegri, ma questa è Juve?" (31 marzo 2024). O della Gazzetta dello Sport: "C'è poco da stare Allegri. Senza solista, ma anche senza coro" (29 agosto 2021). Per non citare la trilogia della vergogna del 12 ottobre 2022 post caporetto ad Haifa ("La vergogna non basta. Agnelli conferma Allegri ma senza svolte sarà impossibile salvarlo alla pausa mondiale" su Tuttosport o "Ancora fiducia a Max? sulla Gazzetta dello Sport). Insomma. Allegri veniva criticato come tutti. Amen.

Punto secondo: Allegri non si è mai preso la responsabilità dei cattivi risultati, scaricando tutto e sempre su fattori esterni (societari) o interni (giocatori, arbitri e così via). Vero? A occhio no. Per intenderci, già dopo poche settimane dal ritorno a Torino aveva commentato così la prestazione con il Milan, insoddisfacente: "Stasera sono abbastanza arrabbiato, però la squadra ha fatto un bel primo tempo, abbiamo avuto occasioni, abbiamo concesso un tiro al Milan con Tonali da fuori area. Nel secondo tempo abbiamo rischiato addirittura di perderla dopo l'1-1, fino all'1-1 la partita era in totale controllo. La responsabilità è mia sui cambi, che li ho sbagliati". Tre mesi di lavoro, gli stessi di Thiago Motta che si è caricato sulle spalle le colpe per il ko con lo Stoccarda per proteggere lo spogliatoio. Come faceva Max.

Altri esempi? "Sulla fase difensiva sono dettagli sicuramente quando le cose vanno bene c'è un abbassamento dell'attenzione, e questo non è colpa di nessuno ma è una questione di responsabilità e sicuramente il primo responsabile sono io perché magari non sono riuscito a tenere alta l'attenzione che serviva per battere Empoli e Udinese" (16 febbraio 2024), "Questo periodo negativo è dipeso da tutti, in primis da me" (3 aprile 2024).

Punto terzo: Thiago Motta parla e gesticola come Allegri, ha detto "calma" e si è pure levato la giacca. Non per deludere, ma tutti gli allenatori dicono "calma", "ragionate", "usate la testa" o altre espressioni simili quando la squadra va in difficoltà. Non era un'esclusiva di Allegri - anche se lui è diventato famoso perché gli usciva "halma" in livornese - e se lo dice anche Thiago Motta non significa che si possa fare nulla oltre a qualche meme per i social.

Punto quarto: la qualità estetica del gioco di Allegri prima e Thiago Motta adesso è questione soggettiva. Dunque, ognuno ha il suo giudizio e se lo tiene. Legittimamente. Magari evitando di imporlo agli altri che non disprezzavano il calcio scheletrico ma spesso efficace dell'allenatore prima.

Punto quinto: i risultati. Bisogna aspettare. Magari non sei-otto-dieci mesi come reclamano i thiagomottisti in servizio permanente, ma non bastano due mesi per scrivere sentenze. Però se ne può discutere perché vittorie, sconfitte o pareggi sono dati oggettivi da cui partire senza farsi dare degli allegriani. A meno l'obiettivo ultimo di chi ha acceso il dibattito in occasione del primo ko stagionale della Juventus non sia proprio questo: mettere il silenziatore alle valutazioni altrui (critiche?) avvelenando il dibattito approfittando della memoria corta di chi legge o ascolta. Per questo, tornare al punto 1 e 2 e buon campionato.

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Giovanni Capuano