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Epa
Calcio

Perché la sfida del Milan al Tottenham è una partita persa

Davide contro Golia, ma quelli piccoli siamo noi. E lo resteremo per sempre se le cose non cambieranno. Ecco i veri numeri che separano le squadre di Conte e Pioli alla vigilia del match di Champions League

Chissà cosa penseranno dirigenti e proprietari del Milan mettendo piede dentro lo stadio del Tottenham, accompagnando la squadra che va a caccia del passaggio del turno ai quarti di finale della Champions League. Sarà, per loro, come fare un tuffo nel futuro o, forse, vivere un incubo. Perché il Tottenham è quello che il Milan (desiderio condiviso fino a qualche giorno fa con l'Inter) avrebbe voluto essere già oggi o, se possibile, domani. Un club proiettato avanti e dotato di un'infrastruttura moderna, bellissima, funzionale e che macina ricavi a velocità doppia, tripla... anzi quadrupla rispetto al vecchio San Siro.

Per dare una misura che aiuti a comprendere perché Cardinale, Furlani, Scaroni e tutti gli altri siano legittimati ad avere una certa stizza nel varcare la soglia del New White Hart Lane - quello vecchio è stato demolito nel 2017 un giorno dopo l'ultimo match di 118 anni di onorata carriera senza farsi troppi riguardi - sta in un numero: 284.000.000. Duecentottantaquattro milioni di euro che gli Spurs hanno incassato in più rispetto al Milan alla voce 'matchday' nelle ultime cinque stagioni, che poi sono quattro visto che una è stata attraversata dall'emergenza pandemica. In pratica 70 milioni all'anno che significa un top player, di quelli forti, ogni santa estate: gli inglesi se lo possono permettere, gli italiani no.

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Questa è la dimensione della sfida che attende il Diavolo nella casa bellissima degli Speroni, che fa rima con Scaroni che è l'uomo che ha passato gli ultimi (quasi) quattro anni a cercare di convincere il Comune di Milano a dare il via libera al nuovo San Siro. Per ora senza successo e vedremo come andrà l'avventura sul piano B, oggi promosso a piano A, dell'area dell'ippodromo La Maura sulla quale è già partito il coro del "giammai" con tanti auguri ai rossoneri. Certo, il Milan porta a Londra le sue 7 Champions League, i 19 titoli italiani e tutto il resto dell'argenteria che in casa Tottenham latita. Trofei alzati nel terzo millennio: uno, la non eccitantissima Coppa di Lega del 2008. Ultimo campionato vinto: 1961 quando la tv era ancora in bianco e nero.

Però oggi i grandi del calcio sono loro, quarta forza della Premier League, e il Davide che sfida Golia è il glorioso Milan. Carico di storia ma anche leggermente esausto visto che un concetto semplice, il fatto di aver bisogno di poter investire su uno stadio nuovo per crescere, in Italia è considerato ancora tabù, mentre altrove siamo alla terza generazione di impianti. Dunque, nessuno si offenda perché i numeri parlano da soli e svelano una realtà scomoda ma inconfutabile.

Nel 2022, ad esempio, il Tottenham ha fatturato il doppio rispetto ai rossoneri (523 contro 265 milioni di euro), ricavato quattro volte tanto dallo stadio (125 a 32) e due volte e mezzo come ricavi commerciali (215 a 87). Ha chiuso il mercato con un saldo negativo di 152 mentre Maldini e Massara, che pure sono una mosca bianca in Serie A avendo alle spalle un bilancio sulla via del risanamento, si sono dovuti fermare al -44 investendo, in pratica, i ricavi della Champions League attuale. Dati presi dall'ultimo report Deloitte. E la squadra che allena Conte costa in stipendi - dati stimati e non ufficiali - più del doppio di quella di Pioli: 164 a 80.

Il giro nei conti è necessario per almeno un paio di motivi. Il primo è capire che un eventuale passaggio del turno degli italians andrà considerata una mezza impresa e non qualcosa di scontato, anche se all'andata la sensazione è stata diversa. E la seconda è che i tanti politici e burocrati che siederanno davanti alla tv - molti risulta anche con simpatie rossonere - devono essere consapevoli che, senza aiutare le società che chiedono di avere gli strumenti per competere, le trasferte come quelle del Milan a Londra sono destinate a diventare sempre più rare. Non è una forbice che si chiude per magia, quella tra noi e loro. Se il vecchio White Hart Lane è stato buttato giù e rifatto in due anni, perché solo le italiane sono condannate per sempre a giocarsela dentro intoccabili musei a cielo aperto?

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Giovanni Capuano