Covid-19, la minaccia della Uefa: «Fuori dall'Europa chi non gioca»
Nyon e l'Eca (associazione dei club) contro l'ipotesi di annunciare adesso la chiusura dei campionati: «Prematura e non giustificata» - COME CAMBIA IL FAIR PLAY FINANZIARIO
C'è una lettera che rischia di cambiare le carte in tavola nel dibattito sull'ipotesi di riprendere i campionati qualora si creassero le condizioni di un rallentamento della pandemia Coronavirus. La firmano insieme Aleksander Ceferin, presidente Uefa, Andrea Agnelli, numero uno dell'Eca (associazione che raggruppa i club europei) e Lars-Christer Olsson, in rappresentanza dell'associazione delle leghe, cioè di chi organizza i campionati nei diversi paesi. Due pagine per ripercorrere quanto si è fatto e si sta tentando di fare per tenere il calcio al riparo dallo tsunami del Covid-19, sia dal punto di vista sanitario che da quello economico. E per scrivere a chiare lettere che nessuno si può muovere per conto proprio, decidendo già adesso di non ripartire così da vanificare gli sforzi della Uefa (e della Fifa) che in nome dei campionati da concludere ha sacrificato tutto.
I massimi dirigenti del calcio europeo inviano la lettera poche ore dopo che il consiglio direttivo della lega belga ha indicato alla propria assemblea la necessità di proclamare subito lo stop definitivo della stagione, congelando la classifica alla 29° giornata, dando il titolo al Bruges e decidendo come comportarsi per promozioni e retrocessioni. Un salto avanti che non è piaciuto a Nyon e non solo. Da qui la scelta delle parole, accurate, per definire (pur senza citarla) «prematura e non giustificata» la decisione di abbandonare i progetti di compimenti dei tornei nazionali.
Ma nella missiva c'è molto di più di una semplice censura. Scrivono Ceferin e Agnelli che abortire adesso ogni tentativo di salvare la stagione «mette in dubbio il compimento di tutte le condizioni» necessarie per ottenere l'iscrizione alle coppe europee della stagione 2020-2021 quando partiranno. Condizione principale, viene ricordato, è che «la partecipazione a Champions ed Europa League è determinata dai risultati sportivi ottenuti sul campo al termine di competizioni domestiche completate». Per essere ulteriormente chiari «la Uefa si riserva di valutare il diritto dei club ad essere ammessi alle competizioni» della prossima stagione applicando quando previsto dai regolamenti.
Una presa di posizione che toglie copertura normativa alle fughe in avanti di chi vorrebbe già adesso dichiarare chiusa l'annata calcistica e pensare al futuro, magari limitando i danni economici con il taglio degli stipendi dei calciatori. Il messaggio è destinato ad arrivare forte anche in Italia e in una Lega Serie A in cui ci sono posizioni divise tra chi preme per ripartire e chi si vuole fermare. Da oggi è chiaro che la seconda scelta, se compiuta con tempistica sbagliata, non resterà senza conseguenze.