Vlahovic e gli altri, quando il calcio fa crac
Il serbo ultimo della lista di infortunati eccellenti. Tutti dicono che bisogna tagliare i calendari, nessuno è però disposto a rinunciare a qualcosa - I CALCIATORI VOGLIONO GIOCARE MENO, MA A CRESCERE SONO STATI GLI STIPENDI
Il tributo più alto lo ha pagato la Juventus: Cabal col legamento rotto e fuori tutta la stagione e Vlahovic che alla fine ha ceduto, stremato dal super utilizzo in bianconero replicato anche con la Serbia. Il flessore della sua coscia sinistra ha lanciato segnali di allarme al minuto 1.473 in campo del suo inizio di stagione, con grande rabbia di Thiago Motta che alla Continassa non ha un'alternativa a disposizione e ora si trova a dover gestire una doppia emergenza: difesa e attacco. Gli esami strumentali hanno ridotto l'impatto escludendo lesioni così che il serbo sarà monitorato quotidianamente.
La sosta delle nazionali - la terza su tre dell'autunno del calendario Fifa - ha presentato il conto, però, anche ad altri. L'Inter, ad esempio, attende con ansia di poter mettere le mani sui muscoli di Calhanoglu che si è fermato con la Turchia. In tempo? Forse. Ma nelle pieghe della vicenda c'è anche l'ammissione che il capitano è volato dal ct Montella senza che il precedente infortunio fosse del tutto assorbito.
La Spagna non si è fatta problemi a convocare e poi spedire in campo Morata, assente nella trasferta di Cagliari pre-sosta perché finito in ospedale causa trauma cranico. Possibili mediazioni con il ct iberico? Nessuna. Il Belgio ha rimandato a casa Lukaku dopo la sconfitta con l'Italia a scopo precauzionale, avendo avvertito l'attaccante un fastidio al ginocchio.
E il Napoli ha incassato anche l'uscita anzitempo dal campo di McTominay (Scozia) mentre Calzona, ex allenatore partenopeo e ct della Slovacchia, ha spremuto Lobotka che era appena rientrato da un mese di infermeria per un guaio muscolare. Procuratosi quando? Il 15 ottobre con gli slovacchi, ovviamente. Da sosta a sosta. Conte ha semplicemente lavorato per Calzona e ora spera che non ci sia stata alcuna forzatura.
Sette storie diverse con il comune denominatore dell'impossibilità di conciliare le esigenze sportive e commerciali di nazionali e club. Le prime rivendicano il loro diritto all'esistenza, i secondi lamentano di essere quelli che pagano il conto senza garanzie, perché gli indennizzi Fifa in caso di infortunio non si avvicinano nemmeno a coprire i danni dell'usura dei campioni. Per capirci: la Juventus riceverà dalle assicurazioni 1,7 milioni di euro per Cabal (calcolo fatto su stipendio con franchigia dei primi 28 giorni), ma in gennaio dovrà andare sul mercato in condizioni di emergenza e nel frattempo giocarsi una fetta di stagione, guadagni compresi, non banale.
Il sindacato mondiale dei calciatori ha trascinato la Fifa davanti alla Commissione europea per denunciare il monopolio in fase di programmazione delle stagioni. L?AIC (Assocalciatori italiana) ha pubblicato un report inquietante: i giocatori in campo per 54-55 partite all'anno subiscono mediamente 71 giorni di infortunio e con i nuovi format introdotti da Fifa (Mondiale per Club e Mondiale allargato) e Uefa (Champions League potenziata) c'è il rischio di salire a 107.
E' anche vero che il CIES in estate ha analizzato le performance di oltre 20mila calciatori in 40 leghe nel mondo arrivando alla conclusione che solo il 2,1% sfonda la soglia delle 50 presenze e l'8,9% va oltre 40. Gli altri non sono forzati del pallone. Il dibattito rimane aperto, dunque, e intanto i club ne pagano le conseguenze.
(Ansa)
Un dimagrimento del calendario è la soluzione indicata da tutti, con il difetto che ciascuno imputa agli altri il sovraccarico. E la verità è che anche che gli stessi calciatori sono i primi beneficiari dell'attuale situazione del football; è vero che rischiano di farsi male, ma è altrettanto indiscutibile che la ricchezza prodotta dal moltiplicarsi di tornei e format si riversa quasi interamente nei loro ingaggi. E nessuno ha mai proposto di tagliare contemporaneamente sia gli uni che gli altri. Anzi.
Un muro contro muro sterile e ripetitivo, ad ogni sosta nazionali o ad ogni infortunio grave. In questo 2024 ce ne sono stati tanti e di enorme impatto simbolico. L'immagine è Rodri che va a ritirare il Pallone d'Oro in stampelle, premiato per il passato visto che il suo presente racconta di una stagione finita prima ancora di cominciare. Ma se nessuno fa il primo passo indietro, nulla cambierà.