Vlahovic, l'amico ritrovato
L'attaccante serbo finalmente sta bene e spinge la Juventus. I numeri dicono che è la sua stagione migliore, superiore anche a quella dell'esplosione con la Fiorentina. Ora va affrontato un difficile rinnovo di contratto
Dusan Vlahovic è tornato e i numeri dicono che non ha mai giocato a questi livelli. Numeri che per un attaccante sono tutto, perché misurano la frequenza con cui trova il gol che, per chi gioca vicino alla porta avversaria, sono il core business. Pagato tanto, forse troppo, nel gennaio 2022 in un momento in cui la Juventus ancora pensava in grande, ma temeva di stare fuori dalla Champions League, il serbo è stato a lungo sul banco degli imputati proprio per questo: la mancanza di reti.
Nella prima metà stagione a Torino 9 centri (21 presenze). Poi solo 14 (42 partite): musi lunghi, rapporto complesso con Allegri e il peso della valutazione strappata da Commisso e dalla Fiorentina e di uno stipendio a salire che dal 1° luglio porterà la nuova Juventus a dover spendere un milione di euro netto al mese per garantirsi le sue performance. Troppo per il corso preso dai bianconeri, impegnati in una dolorosa spending review per cercare di far quadrare i conti dopo avere accumulato perdite per oltre 582 milioni di euro nell'ultimo triennio.
I numeri, dunque. In questo scorcio abbondante di campionato Vlahovic ha trovato la porta 15 volte, superando il suo precedente primato bianconero. E manca ancora un terzo di stagione. Segna con una frequenza superiore anche ai 18 mesi della consacrazione con la maglia della Fiorentina: una rete ogni 106 minuti. Per intenderci, nel 2020/2021 in campionato ne aveva fatti 21 in 37 partite (uno ogni 140') e nelle 22 giocate prima del trasferimento a Torino nel gennaio 2022 era arrivato a 17 con 22 gettoni e una media di uno ogni 107 minuti.
La questione statistica, insomma, è superata. A questo si aggiunge che i gol di Vlahovic sono sempre pesantissimi. Mal contati, hanno portato in dote alla Juventus almeno 13 punti in classifica perché spesso decisivi come quelli nei finali a Salerno e Frosinone. Ma anche quando la Juve non ha vinto di corto muso, come nei 3-0 contro Lecce e Sassuolo, le sue doppiette sono state quelle che hanno aperto il match.
La morale è che molti giudizi su di lui sono stati affrettati. Non era un attaccante con limiti tecnici o tattici, aveva solo problemi fisici che si è trascinato a lungo perdendo anche il posto nella nazionale della Serbia. Significa che, se non incideva come adesso, non era nemmeno colpa di Allegri e di un calcio che veniva indicato come poco adatto alle qualità del serbo perché meno offensivo rispetto a quello di Italiano nella Fiorentina. La Juventus gioca allo stesso modo, Vlahovic adesso che sta bene è tornato un attaccante devastante vicino alla porta. Punto.
Il compito di Giuntoli è adesso trovare il modo di rendere la sua permanenza compatibile con il nuovo corso juventino. Nessun club in Italia può garantire 25 milioni lordi all'anno a un giocatore, tanto meno la Juventus dei passivi a ripetizione. Ufficiosamente non ci sarebbe alcuna preclusione da parte di Vlahovic a un prolungamento modellando diversamente le cifre, ma la storia del mercato insegna che tante volte tra le parole e gli atti c'è una distanza difficile da colmare.
Di sicuro, anche a costo di sacrificare altre scelte, il prossimo progetto deve ruotare intorno a un giocatore che ha da poco compiuto 24 anni e ha enormi margini di miglioramento. In estate il tentativo di scambio con Lukaku è tramontato per le differenti valutazioni economiche che faceva il Chelsea. Col senno di poi è stata una fortuna per la Juventus, un assist del destino che oggi non deve essere sprecato.
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