Zhang e il lungo addio all'Inter
La comparsa del nuovo advisor alla caccia di un compratore, le smentite sempre più soft e la scadenza del 2024 che si avvicina: dal debito con Oaktree al nuovo stadio, ecco le tappe che mancano - MILAN E INTER, ULTIMA CHIAMATA PER LO STADIO
La notizia sulla scelta della famiglia Zhang di mettere in vendita l'Inter, rimbalzata dal Financial Times in Italia, non rappresenta una novità assoluta ed è semmai la conferma di un percorso con orizzonte temporale la metà del 2024 quando scadranno i termini del prestito erogato dal fondo Oaktree ai proprietari del club. Non c'è stata una smentita secca, come spesso in passato davanti alle voci di cessione, ma solo il tentativo di difendere l'ultima trincea e di accreditare ancora l'idea che Suning sia a caccia non di un compratore ma di un socio di minoranza con cui dividere il peso della gestione della società. Steven Zhang viene descritto come irritato per la nuova fiammata a livello giornalistico, eppure il mondo che lo circonda non se la sente più di respingere lo scenario come irrealistico. Anzi.
Lo stesso amministratore delegato per la parte sportiva del club, Beppe Marotta, si è limitato a ricordare gli sforzi economici sostenuti dalla proprietà cinese dal 2016 ad oggi (oltre 800 milioni di euro), sottolineando come ogni discorso riguardi una possibile uscita dalla società passi sopra la testa di chi ci lavora, compreso il top management. Confermata anche la discesa in campo di un secondo advisor oltre a Goldman Sachs, con un profilo altamente specializzato nella intermediazione nel mondo sportivo e con in curriculum la recente cessione del Chelsea al consorzio guidato dal magnate Boehly. Raine Group è la carta giocata per cercare di sfondare in un mercato sin qui poco attratto dall'idea di mettere soldi su un club con i conti in disequilibrio come l'Inter, che ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2022 con una perdita di 140 milioni di euro che sommati a quelli del biennio precedente salgono a circa 390. E' vero che c'è stato l'impatto devastante del Covid, emergenza che ha riguardato tutte le multinazionali del pallone, ma la mancanza di equilibrio strutturale era evidente anche prima e non è stata corretta se non marginalmente.
Al di là delle smentite, insomma, il tempo per la cessione dell'Inter è diventato maturo. Alla scadenza del prestito di Oaktree mancano poco più di 18 mesi: 275 milioni più interessi in doppia cifra (da cui saranno presi i 100 utilizzati per il prossimo aumento di capitale) che la famiglia Zhang dovrà restituire per rientrare in pieno possesso della sua quota di maggioranza del club. Non essendo mutato il quadro politico in Cina, dove la parola d'ordine rimane disinvestire dalle attività fuori dai confini che non vengono considerate funzionali, e non essendo uscita dalla crisi la casa madre Suning, non è ragionevole pensare che il processo possa essere interrotto.
Rimane da capire quando e come avverrà la cessione. Anche chi smentisce la volontà di vendere non nasconde che davanti a un'offerta superiore al miliardo di euro (il parametro sono gli 1,2 miliardi spesi da Cardinale per rilevare il Milan da Elliott) gli Zhang si farebbero da parte. Il problema è che, oltre ai passivi di bilancio, l'azienda Inter è gravata dal peso di debiti per oltre 800 milioni: un disincentivo per chiunque si avvicinasse alla data room per fare la due diligence e poi presentare un'offerta.
I rumors parlano di interessamenti dal mondo finanziario nordamericano, l'unico che in questo momento è davvero interessato a investire nel calcio italiano considerandolo una sorta di malato da guarire, rilanciare, valorizzare e rendere profittevole. Ovviamente guadagnandoci e non rimettendoci, circostanza che complica i piani di Zhang e rende inverosimile la valutazione data all'Inter. A meno che il dossier stadio non arrivi al momento fatidico dell'ultimo e definitivo via libera da parte del Comune di Milano, dando così al giovane Steven un'arma da giocare perché a quel punto non ci sarebbero più dubbi sulla realizzazione dell'infrastruttura e sui piani di sviluppo a medio termine.
Quanto manca perché si arrivi alla svolta? Qualche mese, se tutto andrà bene. La speranza di Milan e Inter è di aprire i cantieri nella prima metà del 2024 e perché si trasformi in realtà serve che Palazzo Marino recepisca le conclusioni del dibattito pubblico (da depositare entro 30 giorni dal prossimo 18 novembre) e dia il via libera senza ulteriori passaggi entro la tarda primavera 2023. Poi partirebbe il percorso della progettazione definitiva, ma Zhang avrebbe vinto la sua battaglia. Oggi ha bisogno di tempo per allinearsi a quel momento: un conto alla rovescia che riguarda non solo il vecchio e nuovo San Siro ma anche il destino dell'Inter.