Ha ancora senso comprare un tablet?
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Ha ancora senso comprare un tablet?

I display XL degli smartphone hanno cannibalizzato il mercato di un dispositivo che ha perso magia e versatilità. Eppure ci sono professionisti che non possono rinunciarvi

Ideale punto di incontro tra le limitate dimensioni degli smartphone e la scomodità di un pc da utilizzare in mobilità, il tablet non ha mantenuto le grandi premesse con cui è arrivato tra noi. In una prima fase, negli anni Dieci del Duemila ha funzionato grazie all'effetto novità e alla versatilità che ne faceva un dispositivo efficace in molteplici ambiti. Poi però i produttori di telefoni hanno iniziato a sfornare schermi XL per assecondare la sete di video degli utenti, conquistati da YouTube e non più disposti a fare a meno dei social network. Dall'altra parte, invece, nonostante qualche passaggio a vuoto i computer portatili hanno ripreso quota, cambiato aspetto con i 2-in-1 che all’occorrenza diventano tavoletta e introdotto numerose funzionalità inedite quanto utili per migliorare le prestazioni e rendere sicuro il dispositivo. Ecco, quindi, che l'ambizione di rimpiazzare i laptop, nonostante il lancio di accessori come tastiera e pennino, è gradualmente sfumato.

Al netto di tutto ciò, oggi ha ancora senso acquistare un tablet? Guardando i numeri la risposta è molto chiara, poiché anche il 2022 si è chiuso con una contrazione delle vendite del 3,3%, con il totale delle spedizioni da parte dei produttori di 162,8 milioni di pezzi. Cifra in costante discesa, anno dopo anno. Nel 2018, ad esempio, le unità vendute nel complesso furono 173,8 milioni, anche se la tendenza negativa era già in atto (-6% sull’anno precedente). I venti di crisi, conseguenza in particolare dei nuovi form-factor dei portatili, sono stati accentuati nell'ultimo periodo pure dagli smartphone pieghevoli che si aprono come un libro offrendo un display da 7,6 pollici, non proprio come un tablet ma quasi.

Samsung

L'evoluzione del mercato smartphone e la propensione dei consumatori a cambiare modello con una certa frequenza (tendenza in declino negli ultimi 18 mesi tra Covid e impennata dei prezzi) ha convinto diversi brand a rinunciare alla produzione di un tablet. Il mercato delle tavolette è stato sempre dominato da Apple con l'iPad, che nel novembre 2018 deteneva addirittura il 74,6% del mercato, mentre a marzo 2023 la quota era pari al 52,33%. Ottimizzando gli investimenti su modelli di fascia alta, nel corso degli ultimi tre anni solo Samsung è riuscita a proporsi come valida alternativa, registrando una crescita costante, che oggi vale il 30% del mercato. Sotto il 5% secondo i datiStatcounter si piazzano Amazon, Lenovo e Huawei, mentre degli altri non c'è proprio traccia.

Passando al lato pratico, va tenuto a mente che ci sono figure professionali e ambiti specifici in cui il tablet si rivela tuttora un dispositivo utile. Molti illustratori non ci rinunciano, ma anzi sono abituati a dare forma ai propri schizzi su una tavoletta, come anche parecchi studenti che lo usano in aula, mentre tra gli universitari è più gettonato il laptop, per quanto sia più pesante da trasportare nello zaino. Anche se meno frequenti rispetto al passato recente, pure in diversi ristoranti resiste una certa predilezione per il tablet, comodo per annotare e velocizzare le ordinazioni.

A pesare molto sulla rapida discesa delle tavolette è stata anche la scarsezza di applicazioni, poche in generale e ancor meno se si considerano quelle ottimizzate per il dispositivo. Poco invogliati da un mezzo che non vende, gli sviluppatori si focalizzano sugli smartphone, le cui app vengono così traslate sui tablet con evidenti limiti grafici e funzionali. Sommando i vari aspetti negativi, è dunque inevitabile che le vendite continuino a diminuire, anche se ciò non inficia il valore di iPad Pro, dei Galaxy Tab S di Samsung e di Microsoft Surface Pro 9, dispositivi di alta qualità e prezzo, destinati a professionisti che spendono volentieri più di mille euro per uno strumento di lavoro, dove la differenza la fanno proprio le app.

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Alessio Caprodossi