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(Ansa)
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Le cariche agli studenti e le critiche di chi non conosce le regole dell'ordine pubblico

Due anni fa come oggi al centro delle polemiche politiche le azioni delle Forza dell'Ordine contro giovani manifestanti. Questo il racconto di allora di chi si trova dall'altra parte della barricata (e non per divertirsi)

Dopo la morte dello studente Lorenzo Parelli ucciso da una trave durante l’ultimo giorno dello stage aziendale centinaia di studenti hanno manifestato in tutta Italia gridando «Lorenzo è vivo e lotta insieme a noi». Proteste per l’assurda morte di un ragazzo di soli 18 anni sfociate purtroppo nella violenza perché durante le manifestazioni non autorizzate la Polizia ha caricato gli studenti a Torino e Milano.

Al sit-in di Torino infatti un gruppo di circa 200 studenti ha cercato di forzare il blocco delle forze di polizia e gli agenti lo hanno bloccato immediatamente con diverse cariche ferendo almeno una dozzina di ragazzi anche minorenni.

«A Roma la manifestazione c’è stata nel pomeriggio ed ha rispettato le direttive della questura. Il problema su Torino da quanto mi hanno riferito dai colleghi è che gli studenti erano stati autorizzati per una manifestazione statica invece hanno violato la zona arancione forzando il cordone della polizia.» ci ha spiegato il Segretario nazionale del sindacato Mosap e ispettore della polizia di Stato di Roma Franco Zucchelli.

Cosa è accaduto?

«Dopo l’ennesimo invito delle autorità di pubblica sicurezza di sciogliere il corteo che non è stato ascoltato c’è stata una carica da parte della polizia causata soprattutto da un lancio di petardi e bottiglie contro le forze dell’ordine. È successo anche a Roma in serata ci hanno coperto di petardi, di vernice e di bottiglie ma il contatto fisico è stato evitato perché gli studenti non hanno violato le direttive della questura. Purtroppo quando si arriva al contatto, sono gli studenti a pagarne le conseguenze e si va sempre sui giornali. Ovviamente dispiace per quanto è accaduto però a Torino hanno anche tentato di sfondare il blocco della polizia con un furgone.»

Ci sono immagini che documentano questo?

«In alcune immagini si vede che il corteo degli studenti che cerca di sfondare il cordone della polizia. Del furgone mi è stato riferito dai colleghi di Torino ma non l’ho visto, ne vissuto.»

Il contatto era inevitabile?

«Si, perché nel momento in cui sei autorizzato a fare una manifestazione statica, invece fai un corteo e vai contro la polizia entrando in una zona in cui non puoi manifestare, le cariche sono legittime.»

Lei è di servizio a Roma. Come mai questi scontri non sono avvenuti alla famosa manifestazione dei no-vax dove è stata danneggiata la Cgil?

«Mi chiedo ancora come ci siano arrivati fino alla Cgil. Probabilmente in quel caso ci sono state delle lacune nel servizio di ordine pubblico dato che hanno fatto quello che volevano.»

Quindi la reazione corretta è stata quella adottata dalla polizia a Torino?

«Si, il protocollo giusto è stato quello di Torino a non quello di Roma alla manifestazione dei no-vax. Nella capitale nessuno corteo può arrivare davanti a Piazza Colonna perché se arrivano fino lì vuol dire che hanno fatto quello che vogliono. Anche la manifestazione dei no-vax era autorizzata in forma statica ma erano molto di più rispetto a quelli previsti e forse il servizio d’ordine a Piazza del Popolo non è stato in grado di contenerli. Oppure è accaduto che il funzionario o il questore abbiano valutato di non intervenire.»

Sono loro a decidere le cariche?

«Vede io sono uno di quei celerini che lei vede nelle manifestazioni che manganella e prende anche le botte ma noi ovviamente non partiamo di iniziativa nostra. Anche se come ispettore coordino dalle 20 alle 40 persone, prendo ordini da un funzionario che a sua volta prende ordini dal questore o dal vicario del questore.»

Quali sono le valutazioni che vengono fatte prima di usare la forza?

«Una delle valutazioni più importanti che deve fare il questore o il funzionario del servizio pubblico è la seguente: se io intervengo creo un danno maggiore? Nella famosa manifestazione no-vax se Piazza del Popolo fosse stata chiusa con i manifestanti dentro e la polizia iniziava a caricare ci sarebbe stato un massacro. Invece molto spesso si decide di far sfogare le manifestazioni. Cosa che non è successa con gli studenti. Ma questa è anche colpa degli infiltrati che hanno creato caos. Infatti gli studenti che hanno preso le botte non erano esperti di ordine pubblico perché non avevano il casco e non sono scappati via quando hanno visto le forze di polizia in assetto.»

Forse perché questa manifestazione era per la morte di un giovane studente?

«Infatti alcuni studenti hanno detto si è vero eravamo consapevoli che dovevano fare un sit-in ma abbiamo ritenuto così importante la morte di Lorenzo che lo abbiamo trasformato in un corteo per avere più visibilità. Nella testa di un ragazzo di 16-17 anni è legittimo pensare questo ma quando noi riceviamo l’ordine dal questore o dal funzionario di caricare dobbiamo farlo e non abbiamo più davanti lo studente bravo o il no-vax.»

Che ne pensa del fatto di introdurre il numero identificativo sui caschi della polizia per evitare eccessi di violenza?

«Secondo me non serve a niente. In Germania e in Francia lo hanno fatto ma i numeri sono sempre gli stessi. Noi abbiamo le body cam che sono telecamere attaccate alla divisa e che permettono di ricostruire ciò che accade alla manifestazioni.»

Le body cam sono sempre attive?

«No, lo dice il funzionario quando attivarle o il capo squadra se vede una situazione particolare.»

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Linda Di Benedetto