L'ultima moda? Il «Cat calling»
La Rubrica - Lessico Familiare
E' bastato un post dell'influencer dai celebri natali, Aurora Ramazzotti, in cui denunziava di aver subìto commenti sessisti mentre faceva jogging in strada, per accendere un dibattito in cui tutti si sono inseriti, volti noti o meno.
Da qui la corsa a rimarcare le proprie esperienze (negative) e a timbrare il cartellino del 'è capitato anche a me'.
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E' curioso, intanto, che le cose non vengano più chiamate con il loro nome ma si usino ostici termini anglosassoni che attribuiscono al fenomeno una connotazione astratta, quasi clinica: cat-calling significa letteralmente lamento di gatto, un verso che nel Settecento veniva replicato nei teatri per criticare gli attori sgraditi.
Oggi racchiude tutte quelle manifestazioni verbali o gestuali (fischi, commenti ad alta voce, colpi di clacson, battute spinte, apprezzamenti sgraditi), rivolte dagli uomini alle donne per la strada o in luogo pubblico, diventando una bandiera dell'emancipazione femminile ed un nuovo paletto da piantare nel cuore del machismo culturale, in nome di una parità di genere che rifugge qualsiasi forma di discriminazione, vera o presunta.
In Italia arriviamo sempre un attimo dopo. In Francia, come in molti altri paesi, le molestie da strada costituiscono reato già da tempo.
Da noi, in linea del tutto teorica, si potrebbe applicare il più generico articolo 660 del codice penale (molestie) laddove il fatto non integri una fattispecie più grave (stalking) ma una normativa specifica non esiste ed allora tutto dipende dalla sensibilità del Giudice e…. della vittima.
Vai a sapere.
Ma soprattutto, vai a capire se di reato davvero trattasi. Perché non possiamo certo paragonare il famoso "fischio" di autentico stupore al passaggio di una bella e provocante ragazza rispetto ad un molesto e persistente disturbo fatto di insulti o apprezzamenti volgari nei confronti di una persona da parte di uno o più soggetti.
Dunque, se nel primo caso il fischio potrebbe essere percepito come un fastidio senza però integrare alcun reato, il proferire oscenità atte ad incutere nella vittima paura appare già disciplinato da norme codicistiche.
Distinguere le fattispecie è d'obbligo proprio per non cadere in facili e retoriche considerazioni di basso spessore e rilevanza: se il catcalling si traduce in un mero complimento, seppure non richiesto e fatto in modo piuttosto esplicito è un conto, se parliamo invece di commenti a sfondo sessuale o sessista volgare è un altro.
La cinematografia ci ha tramandato la figura dei vitelloni, figli di un retroterra dove il complimento esternato ad una bella ragazza che cammina per strada era un accessorio caratterizzante, così come il fischio o la metafora colorita è stata largamente usata nei film comici dagli anni '80 in poi, per delineare in modo caricaturale il 'buro' romano.
Come detto, però, un conto è il cinema, altro è la vita vera, dove questo tipo di situazioni assumono contorni terrorizzanti e vorrei solo riportare la mente al famoso capodanno di Colonia del 2015, dove migliaia di donne furono oggetto di molestie da parte di immigrati che dimostrarono così all'occidente la profonda differenza fra le due culture in tema di rispetto verso la donna: l'episodio di Erdogan che lascia senza sedia la presidente della Commissione Europea è solo una gustosa conferma.
Ad ogni modo ormai il treno è lanciato e quindi direi che, a breve, qualche solerte Onorevole non esiti a depositare una proposta di legge specifica che occupi i lavori parlamentari a scapito delle vere emergenze del Paese, come è avvenuto in passato con altre iniziative che hanno assorbito più tempo e dibattiti di quello che poi è stata l'applicazione pratica.
Prepariamoci quindi, lancia in resta, in tempi di economia a picco e povertà diffusa, ad una nuova battaglia nella logica della distrazione di massa che ci appartiene come eredi degli antichi romani che, con il motto, panem et circenses, deviavano gli umori delle folle verso interessi trascurabili, così da poterle meglio controllare.