Cina: 50 anni fa l'inizio della "Rivoluzione culturale"
Capeggiata da Mao, fu una grande purga nel nome della purezza dei principi rivoluzionari. Al prezzo di 1,5 milioni di vite umane
Il 16 maggio del 1966 il leader comunista cinese Mao Tse Tung lanciò quella che fu in seguito nota come "Rivoluzione culturale". L'intento era quello di riconfermare la propria autorità sul governo cinese. Convinto che i leader allora al potere stessero portando il Paese nella direzione sbagliata con l'infiltrazione di "elementi borghesi", il grande timoniere rivolse un appello alla nazione affinché venissero purgati gli elementi "impuri" dalla società cinese.
La stella di Mao si era offuscata alla fine degli anni'50 a causa della gravissima crisi economica che aveva afflitto la Cina nel pieno della Guerra Fredda. Anche la Russia Sovietica, secondo il leader cinese, si era allontanata dai principi della rivoluzione socialista, dando spazio alla prima fase della distensione con l'occidente sotto Nikita Kruscev.
Affiancato dal consigliere Lin Piao, ministro della difesa, e da sua moglie Jiang Quing tenne un accorato discorso di fronte al Congresso del PCC. In seguito fece appello ai giovani per la loro mobilitazione, facilitandola con la chiusura delle scuole di stato in tutta la Cina. Proprio dagli studenti nacque la prima formazione paramilitare, La "Guardia Rossa", che si distinse per gli atti di violenza nei confronti della vecchia classe dirigente e intellettuale.
I leader di governo, incluso il presidente Shaoqi (morto in carcere nel 1969) furono deposti e arrestati. Seguì il caos, soprattutto nelle campagne e nei piccoli centri caduti in uno stato di semi-anarchia, a cui l'esercito comandato da Lin Piao rispose con le armi, coinvolgendo e soffocando nel sangue gli stessi militanti della Guardia Rossa. Dopo la presa del potere, Piao fu designato come futuro successore di Mao. Tuttavia l'ascesa del ministro della difesa disturbò il Grande timoniere che, con l'aiuto dell'allora leader Zhou Enlai, spaccò il PCC in due. Piao morirà in un misterioso incidente aereo in Mongolia nel 1971 durante un tentativo di fuga in Urss. Proprio la fine violenta di Piao ebbe un'influenza decisiva sulla fine della Rivoluzione culturale. Zhou Enlai diede priorità alla stabilizzazione del Paese, messo in ginocchio da una crisi ancora più grave di quella del decennio precedente. Molti dei leader allontanati da Mao furono riabilitati mentre quest'ultimo fu colpito da un ictus nel 1972 e ad Enlai fu diagnosticato il cancro. La scelta della successione cadde su un ex-purgato della Rivoluzione culturale, Deng Xiaoping. Il riformismo portato avanti da quest'ultimo sarà combattuto dai fedelissime della rivoluzione maoista, la cosiddetta "Banda dei Quattro", capeggiata dal radicale Jiang. Quando questi ultimi riuscirono a convivere il vecchio e malato Mao Tse Tung a purgare Xiaoping, il vecchio leader moriva il 9 settembre 1976 esattamente 10 anni dopo l'inizio della Rivoluzione culturale.
Nel nome della purezza dei principi rivoluzionari, persero la vita oltre 1,5 milioni di cinesi. Svariati milioni di "dissidenti" soffrirono torture, confische e pubbliche umiliazioni.