Addio a Claudio Lolli: le frasi indimenticabili
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Addio a Claudio Lolli: le frasi indimenticabili

Il cantautore bolognese, simbolo della canzone impegnata, è morto il 17 agosto a Bologna dopo aver lottato per anni contro una grave malattia

Addio a Claudio Lolli, poeta della canzone di protesta, morto a Bologna il 17 agosto, a 68 anni, dopo aver lottato a lungo contro una grave malattia.

Scrittore, poeta e professore di liceo, Lolli  ha debuttato nel 1972 con l’album Aspettando Godot, pubblicato dalla EMI, dopo essersi messo in luce per anni in apertura dei concerti di Francesco Guccini nella leggendaria Osteria della Dame a Bologna.

Il grande successo è arrivato nel 1976 con Ho visto anche degli zingari felici, in cui il cantautore trattava temi delicati come il femminismo, il terrorismo e l’emarginazione, trascinato dalla title-track, da molti considerata una delle migliori canzoni italiane del Novecento.

Il suo ultimo lavoro, Il grande freddo, pubblicato nel 2017 grazie a un crowdfunding, lo aveva fatto riscoprire anche al pubblico più giovane, oltre che alla critica, conquistando una (tardiva) Targa Tenco per il miglior album dell'anno.

Vogliamo ricordare il cantautore bolognese attraverso alcune delle frasi e delle citazioni più belle tratte dalle sue canzoni, vere e proprie poesie in musica.


“Ma tu che ascolti una canzone, lo sai che cosa è una prigione, lo sai a che cosa serve una stazione. Tu lo sai cosa è una guerra, e quante ce ne sono in terra; tu lo sai a cosa può servire una chitarra”


“Vivere è una tela di cose, con cui riempire i lunghi intervalli, tra un momento e l'altro di felicità” (Viaggio)


“Io ti racconto il sogno strano di inseguire con la mano un orizzonte sempre più lontano”  (Io ti racconto)


“Vorrei fare tutto questo ma ti guardo

E capisco che tu forse non lo vuoi

Siamo gente, noi, lontana dal traguardo,

Siamo lontani dagli errori e dagli eroi”  (Vorrei farti vedere la mia vita)


“Quelli come noi, così timidi e ambiziosi, piuttosto silenziosi e sempre con la testa piena di musica di arte e grandi amori  e solo poche volte fan festa,  e spesso invece cantano perché  non hanno è quello che gli resta" (Quelli come noi)


«Primo maggio di festa oggi nel Vietnam

e forse in tutto il mondo,

primo maggio di morte oggi a casa mia

ma forse mi confondo» (Primo maggio di festa)


“Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza.Ci passarono le bandiere, un torrente di confusioni in cui sentivo che rinasceva l'energia dei miei giorni buoni, ed eravamo davvero tanti, eravamo davvero forti, una sola contraddizione: quella fila, quei dieci morti” (Piazza, bella piazza)


“Anna la piazza ti ama, ti ama con me. Anna racconta: l'ultima Francia com'era grigia, com'era triste, Anna racconta: il nuovo lavoro, sempre camicie, solo camicie, Anna ti sembra di essere pazza Anna la piazza, la piazza ti ama con me" (Anna di Francia)


“Vent’anni e già vorresti averne trenta,

esserti costruito già un passato,

vent’anni e l’avvenire ti spaventa,

come un processo in cui sei l’imputato

Vent’anni strano punto a mezza strada,

il senso dei tuoi giorni si nasconde,

oltre quella collina mai scalata,

di là dal mare e dietro le sue onde,

vent’anni rabbia sete e acqua salata” (Vent’anni)


“Non ho mai agito aspettando Godot,

per tutti i miei giorni aspettando Godot,

e ho incominciato a vivere forte,

proprio andando incontro alla morte,

ho incominciato a vivere forte,

proprio andando incontro alla morte" (Aspettando Godot)


“Venitemi a trovare correte a perdifiato

per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato

venitemi a cercare nel mio arcobaleno privato

tra il colore del futuro e quello del passato” (Dalla parte del torto)


“E quanto amore sprecato negli autobus

Tra gente che potrebbe volersi bene

Perché siamo tutti umani e mortali

Nella natura e nelle sue catene”  (Il grande freddo)


“Non sa convivere con la memoria.

Non mi sono mai conosciuta, diceva, e scommetto che non mi conoscerò,

non saprei mai rigirarmi nei miei angoli ottusi, nei miei angoli acuti,

preferisco svegliarmi per caso di notte e poi sparire in bocca al metrò,

io preferisco i mesi agli anni, le ore ai giorni, i secondi ai minuti”  (Non aprire mai)


“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina

quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla” (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi)


“Bisogna andare sempre avanti, anche se noi non siamo in tanti, anzi davvero siam solo in due, le mani mie, le mani tue, devono stare sempre vicine, devono avere gli stessi guanti e non paura là sul confine di fare l'ultimo passo in avanti.

Bisogna andare incontro a tutti quelli che oggi come noi, voglion rischiare d'esser distrutti piuttosto di ritrovarsi poi, in una famiglia senza persone, come tra i muri di una prigione”  (La giacca)


“Ti ricordi, Michel che tristi erano quei giorni, io non sapevo proprio cosa dirti e che confusione avevo in testa e che stupore sul tuo viso e che voglia di partir.

Ti ricordi, Michel quei due saluti alla stazione e i lacrimoni venir giù, quando la macchina comincia a far pressione tu dovesti salir su.

Ti ricordi, Michel che fretta che avevano tutti, far partire la vettura, mentre lento il tuo vagone se ne andava ritornava la paura”  (Michel)


“Con la mia bocca, con le mie mani

Col mio respiro sulle paure,

Preso di vento, fatto di vento,

Una giacca per le avventure

E i nostri occhi che si ritrovano

Nel ritmo del tuo lenzuolo

Perché l'amore è una metamorfosi

E stanotte, stanotte non sono solo” (L’amore è una metamorfosi)


“E siamo noi a far bella la luna

con la nostra vita

coperta di stracci e di sassi di vetro.Quella vita che gli altri ci respingono indietro

come un insulto, come un ragno nella stanza.

riprendiamoci la vita,

la terra, la luna e l'abbondanza” (Ho visto anche degli zingari felici)

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Gabriele Antonucci