«Colpiti gli Huthi, l'Iran si fermi»Donald Trump ordina raid nello Yemen
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«Colpiti gli Huthi, l'Iran si fermi»Donald Trump ordina raid nello Yemen

Il presidente degli Stati Uniti ordina raid nello Yemen e intima al gruppo dei ribelli di cessare gli attacchi alle navi. Poi il messaggio a Teheran: «Se li sostenete non saremo gentili con voi». Teheran: « Avvertiamo i nostri nemici: l'Iran risponderà in modo deciso e distruttivo se continueranno con le loro minacce».

L'amministrazione americana guidata da Donald Trump ha ordinato attacchi aerei contro una serie di obiettivi Huthi nello Yemen nel fine settimana, dando seguito alle minacce che sono arrivate subito dopo la ridesignazione degli Huthi come organizzazione terroristica straniera (FTO). Jet da combattimento e navi da guerra americane hanno partecipato all'assalto, secondo lo United States Central Command (US CENTCOM), con aerei da combattimento decollati dalla USS Harry S. Truman. Gli obiettivi includevano radar, siti di difesa aerea, punti di lancio di droni e posizioni di leadership Huthi sia a San'a che a Sa'dah. Ci sono stati anche attacchi nelle province di al-Bayda, Hajjah e Dhamar. Secondo quanto dichiarato dai media locali i morti sono 48 e i feriti sarebbero più’ di 100 come scrive il ministero della salute gestito dagli Huthi anche se il bilancio degli attacchi è ancora parziale. Solo la scorsa settimana, i jihadisti yemeniti hanno minacciato di attaccare qualsiasi nave o imbarcazione israeliana che tentasse di attraversare il Mar Rosso, la Penisola Arabica, lo Stretto di Bab el-Mandeb o il Golfo di Aden.

Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Waltz, ha dichiarato a Martha Raddatz durante il programma This Week di ABC che gli attacchi aerei hanno colpito e ucciso diversi leader Houthi. Waltz ha paragonato il gruppo «essenzialmente al-Qaeda, ma con difese aeree avanzate fornite dall'Iran, oltre a missili da crociera antinave e droni». Anche se gli Huthi non siano ufficialmente affiliati ad al-Qaeda, recenti rapporti della Cia indicano una possibile cooperazione con al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP) e con al-Shabaab, il ramo somalo di al-Qaeda. L'amministrazione Trump ha definito gli attacchi «decisivi e potenti» sottolineando l'obiettivo di ridurre significativamente le loro capacità militari. La campagna militare potrebbe protrarsi per diverse settimane e in tal senso Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth ha dichiarato: «Questa non è una cosa da una notte. Continuerà finché non direte: Abbiamo finito di sparare alle navi, non abbiamo piu’ risorse».

Donald Trump si è anche rivolto all’Iran: «Smettete immediatamente di sostenere gli Huthi, altrimenti l’America vi riterrà pienamente responsabili e non saremo gentili al riguardo». L'operazione è la seconda in pochi giorni nell’area dato che lo scorso 13 marzo gli Usa hanno eliminato il leader dell'Isis in Iraq, Abdullah Maki Musleh al-Rifai, noto anche come Abu Khadija e mostra la strategia di Donald Trump che sta intensificando il confronto con i nemici degli Stati Uniti, di Israele e piu’in generale dell’Occidente. Ieri il Comando Centrale degli Stati Uniti ha anche annunciato di aver catturato la moglie al-Rifai identificata come Umm Hussein una terrorista cecena da tempo ricercata.

Il presidente Trump ha ribadito con fermezza la necessità che l'Iran torni al tavolo delle trattative per discutere il suo programma nucleare. In assenza di un nuovo accordo, la sua amministrazione potrebbe valutare il sostegno alle operazioni militari israeliane mirate a colpire l'infrastruttura nucleare iraniana. La scorsa settimana, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha respinto la retorica di Trump, affermando: «È inaccettabile che qualcuno venga e dica: Non fare questo, non fare quello, o altro. Non verrò a negoziare con te. Vai a fare quello che diavolo vuoi». Con queste premesse è quantomeno improbabile che i negoziati tra Teheran e Washington si possano tenere anche perché il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha recentemente definito le richieste di colloqui degli Stati Uniti come un «Inganno». Il generale iraniano Hossein Salami ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto dell'Iran nel sostegno agli Huthi, ma ha anche lanciato minacce contro qualsiasi nazione che attaccasse Teheran. Poi Salami ha affermato: «Gli Huthi prendono autonomamente le loro decisioni. Avvertiamo i nostri nemici: l'Iran risponderà in modo deciso e distruttivo se continueranno con le loro minacce».

Ridimensionare l'influenza degli Huthi potrebbe essere un passaggio cruciale per qualsiasi operazione militare più ampia contro l'Iran. Dal 2023, gli Houthi hanno preso di mira oltre 100 imbarcazioni, esercitando un controllo significativo sulla regione attraverso attacchi e minacce rivolte alle spedizioni commerciali. Mentre scriviamo il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha affermato: «Non permetteremo a queste persone di controllare quali navi possono passare e quali no. E quindi la tua domanda è: per quanto tempo andrà avanti? Andrà avanti finché non avranno più la capacità di farlo».

Come scrive The Soufan Group l'amministrazione Biden, in collaborazione con il Regno Unito, ha condotto numerosi attacchi contro obiettivi Huthi, senza però riuscire in nessun modo a dissuadere il gruppo. Anche Israele ha colpito postazioni Huthi, sebbene questi non siano un diretto rappresentante dell'Iran, come Hezbollah, ma piuttosto un membro dell'"Asse della Resistenza" sostenuto da Teheran. Tra le operazioni israeliane figura anche l'attacco contro l'aeroporto di San'a lo scorso dicembre. Gli Huthi hanno legato la loro offensiva alla guerra tra Hamas e Israele a Gaza. Perlopiù, dal cessate il fuoco concordato a gennaio, il gruppo ha evitato attacchi su larga scala. Tuttavia, dopo i recenti raid aerei statunitensi, un portavoce Houthi ha avvertito «Risponderemo all'escalation con un'escalation». Nessuno si illude che gli Houthi si faranno intimidire e, al contrario, si prevede una loro reazione. L'Iran continua a fornire al gruppo armi leggere, droni e missili attraverso rotte di contrabbando. Per questo crescono le preoccupazioni sul possibile ampliamento dei loro obiettivi, con attacchi diretti alle basi militari statunitensi a Gibuti o persino negli Emirati Arabi Uniti (EAU). Resta ancora incerto se gli alleati del Golfo degli Stati Uniti, vedi l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, si uniranno alla campagna militare in corso contro gli Huthi. Anche l’Egitto teme che la situazione sfugga di mano dopo che ieri mattina la radio dell'IDF ha annunciato che un missile lanciato dallo Yemen verso Israele è precipitato nella zona di Sharm el-Sheikh, in Egitto, una rinomata località turistica situata a circa 200 chilometri da Eilat (Israele), anch'essa meta di villeggiatura. Sebbene non si registrino vittime o feriti, l'episodio rappresenta un duro colpo per il turismo egiziano, un tempo fiorente ma già in crisi a causa delle tensioni nella regione.

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Stefano Piazza