I ritratti di Lorenzo Lotto in mostra al Prado
Fino al 30 settembre 2018, la prima grande mostra monografica dedicata ai ritratti del grande artista
Curata da Miguel Falomir (direttore del Prado ed esperto di pittura italiana del XVI e XVII secolo) e da Enrico Maria dal Pozzolo (professore d’arte moderna all’Università di Verona), co-organizzata con la National Gallery di Londra, la mostra madrilena è sicuramente la prima grande esposizione monografica dedicata ai ritratti di Lorenzo Lotto, artista poco noto in Spagna, ma sicuramente fra le figure più affascinanti, raffinate e singolari del Cinquecento italiano
Quando
"Lorenzo Lotto. Ritratti" sarà visitabile sino al 30 settembre 2018 nei seguenti giorni e orari
Dal Lunedì al sabato: 10:00 - 20:00
Domenica e festivi: 10:00 - 19:00
Dove
Ad ospitare la mostra le sale del Museo del Prado a Paseo del Prado
Perchè è interessante
Caduto in un quasi totale oblio fino alla fine del XIX secolo, quando lo storico dell'arte Bernard Berenson (1865-1959) lo riscoprì, presentandolo come il primo pittore italiano interessato a dipingere gli "stati d'animo", di Lorenzo Lotto la mostra al Prado vuole celebrare soprattutto la sua capacità di ritrattista e per questo si distingue da tutte le altre esposizioni fino ad oggi edicate all'irrequieto artista veneziano
Il percorso espositivo si snoda fra trentotto dipinti, dieci disegni poco noti e una collezione di oggetti simili a quelli raffigurati nei ritratti, specchio della cultura materiale del tempo: ad emergere, su tutto, la straordinaria capacità dell'artista di cogliere i tratti psicologici dei soggetti raffigurati e i significati occulti e simbolici che si celano dietro questi capolavori
Tra le opere in mostra, note e meno note e tutte provenienti da prestigiose istituzioni, in buona parte italiane (dall' Accademia Carrara di Bergamo agli Uffizi, passando per il Museo di Capodimonte, Palazzo Barberini, il Castello Sforzesco e le Gallerie dell’Accademia di Venezia), da segnalare sicuramente il "Ritratto dell’orefice", che sperimenta sulla tela la tridimensionalità del punto di vista; l'enigmatico "Ritratto di gentildonna nelle vesti di Lucrezia"; il "Ritratto del vescovo Bernardo de'Rossi";lo splendido "portrait matrimoniale" raffigurante Marsilio Cassotti e sua moglie Faustina e il raffinato "Ragazzo con lucertola"
I Disegni
Per quano riguarda i disegni, altra peculiarità di questa mostra, alcuni sono stati realizzati come studi preparatori e vanno dai semplici schizzi,eseguiti rapidamente, ai disegni concepiti per essere trasferiti su pannelli o tele; altri sono così altamente rifiniti, da sembrare lavori indipendenti
Dal "Libro di spese vario", in cui Lotto annotava eventi relativi alla sua professione e alla vita privata, conosciamo la varietà dei materiali da disegno utilizzati dall'artista (carboncino, gesso bianco e nero, gesso e inchiostro del sarto), materiali che rivelano la sua versatilità (e capacità) anche come disegnatore.
In mostra anche un affascinante ritratto in olio su carta attribuito solo recentemente a Lorenzo Lotto, opera che ha la spontaneità di uno schizzo e che rappresenta uno dei pochissimi esempi di questa tecnica sopravvissuti nel tempo e giunti sino a noi
Lorenzo Lotto, cenni biografici
Nato a Venezia intorno al 1480, Lorenzo Lotto è da annoverarsi tra i principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo Cinquecento, sebbene la sua indole originale e anticonformista lo abbia portato presto a una sorta di emarginazione dal contesto lagunare, dominato da Tiziano.
Non si hanno notizie precise sulla sua formazione artistica, che, sulla base dello stile delle opere giovanili, si ritiene abbia avuto luogo nella sua città natale, probabilmente nella bottega dei Vivarini, anche se il Vasari racconta della sua infatuazione per la pittura del conterraneo Giovanni Bellini (1430-1516) e poi del Giorgione (1477-1510).
Irrequito ed errabondo, Lotto si spostò molto, operando in zone considerate periferiche rispetto ai grandi centri artistici, come Bergamo, le Marche e Treviso, dovesicuramente visse fra il 1503 e il 1506: qui, appoggiato del vescovo locale, Bernardo de' Rossi, lavorò e si preparò alle tematiche ed alle tecniche che diventeranno proprie del suo repertorio futuro, dal ritratto alla pala d'altare, dalle allegorie alle immagini devozionali.
Poco amato da Papa Giulio II durante il suo soggiorno a Roma (dal 1506 al 1510 circa), Lotto si recò prima a Recanati e poi a Bergamo, dove, nel 1513, gli venne affidata l'esecuzione di una grande pala per la chiesa di Santo Stefano (ora in San Bartolomeo), la prima di una importante serie di opere realizzate nella stessa città, costituite in massima parte in ritratti e opere con tematiche religiose.
Nei vent'anni successivi lavorò nei piccoli centri dell'Italia - dove sono ancor oggi conservate le sue belle Pale d'Altare - e nel gennaio del 1540 fece ritorno a Venezia, dedicandosi all'esecuzione di una grande pala per San Giovanni e Paolo ("Elemosina di Sant'Antonino") ultimata nel 1542
Nell'ottobre dello stesso anno si trasferì a Treviso, per poi tornare, nel 1545, a Venezia.
Nel 1549 gli venne commissionata una grande pala per San Francesco alle Scale in Ancona e ciò lo indusse a un nuovo soggiorno marchigiano.
Nonostante le indubbie capacità artistiche, Lotto scontò duramente la sua posizione autonoma e indipendente nel panorama artistico del tempo: il successo economico non gli arrise - nel 1550, per procacciarsi denaro, fu costretto ad allestire una vendita all'asta di quarantasei dipinti e, negli ultimi anni della sua vita, fu costretto a vendere i suoi oggetti e poi a entrare come oblato nella comunità religiosa della Santa Casa di Loreto.
L'ultima notazione nel Libro di spese diverse risale al 1 settembre 1556. Morì probabilmente qualche mese dopo: in un documento del 9 luglio 1557 risulta già deceduto.
Dopo secoli di oblio, la sua figura fu riscoperta alla fine dell'Ottocento dal grande critico d'arte Bernard Berenson, che ripercorse gli itinerari del peregrinare del Lotto e lo fece conoscere al grande pubblico come uno dei più eccellenti atisti rinascimentali.
Di lui Berenson scrisse: "Per capire bene il Cinquecento, conoscere Lotto è importante quanto conoscere Tiziano".