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I tarocchi del Mantegna in mostra a Milano

I tarocchi del Mantegna in mostra a Milano

Dal 17 aprile al 1 luglio 2018 le immagini della più antica e misteriosa serie a stampa realizzata in Italia Settentrionale nella seconda metà del ‘400

I tarocchi del Mantegna in mostra a Milano
Ufficio Stampa CLP

Clio – Musa della storia secondo Esiodo, si muove su un cigno (come tutte le Muse, secondo Marziano Capella) per arrivare al suo pianeta, la Luna.

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Cronico – Genio del tempo, regge nella destra un drago che si morde la coda (ouroboros), simbolo dell’eternità, ma anche simbolo alchemico.

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Erato – Musa della poesia lirica ed erotica, suona un tamburello mentre accenna un passo di danza. Sovrintende alla sfera del pianeta Marte. È la musa per la quale è stata individuata una stretta dipendenza da rilievi classici raffiguranti Menadi danzanti.

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Loica – Si tratta della dialettica, rappresentata da una donna coi capelli ricci che nella mano sinistra tiene un drago/serpente (simbolo di perfidia nascosta), inviluppato in diverse spire, nascosto sotto un velo ricamato di fiori.

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Melpomene – Musa del canto o della tragedia (Esiodo), suona il corno. Presiede sul Sole.

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Mercurio – L’iconografia di Mercurio, dio dei mercanti, dei ladri e delle strade, nume dell’arte medica e dell’eloquenza, si basa sulla descrizione dei mitografi medievali mescolata con un modello classico: un rilievo di Hermes di V secolo visto e copiato da Ciriaco D’Ancona durante un suo viaggio in Grecia

I tarocchi del Mantegna in mostra a Milano
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Poesia – La Poesia è una delle immagini nuove della serie (nel Medioevo non aveva una personificazione), introdotta probabilmente per portare il numero degli elementi a 10, dopo la Musica, per indicarne la stretta correlazione.

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Teologia – La teologia viene raffigurata con una testa bifronte (giovane donna-uomo maturo), che nel suo sguardo contemporaneamente alla terra e al cielo, al passato e al futuro (come Giano) implica onniscienza ed eternità.

Curata da Laura Paola Gnaccolini, la mostra all’Ambrosiana propone una serie di stampe fra le più antiche e misteriose del secondo Quattrocento italiano: 50 incisioni a bulino di altissima qualità, di cui non si conoscono ancora nè l’autore (anche se, per lungo tempo, sono state attribuite al Mantegna) nè luogo e scopo di realizzazione

Quando

La mostra apre al pubblico dal 7 aprile all’1 luglio 2018 nei seguenti giorni e orari
 
Da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 18.00 – Chiuso il lunedì

Dove

Ad ospitare l’esposizione “Ludovico Lazzarelli e i Tarocchi del Mantegna nelle collezioni dell’Ambrosiana”, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana in piazza Pio XI, 2 a Milano

Perchè è interessante

Nonostante sia definitivamente tramontata l’ipotesi che a realizzare le stampe sia stato Andrea Mantegna, del grande Maestro rinascimentale questo spettacolare corpus di opere continua a conservarne il nome

Composti da 50 stampe incise a bulino di altissimo livello qualitativo, divisi in cinque serie di 10 elementi ciascuna – che raffigurano l’uomo come microcosmo e l’universo come macrocosmo – i cosidetti “Tarocchi del Mantegna” sono caratterizzati da un tratto molto sottile, grande dovizia di particolari e da un raffinatissimo sistema di tratteggio incrociato per sottolineare al meglio le ombreggiature

Il fatto che queste incisioni siano per la maggior parte conservate in esemplari sciolti, in un formato di stampa e con alcuni soggetti simili a quello delle carte da gioco, hanno in passato indotto erroneamente la critica a ritenere che si potesse trattare di un insolito mazzo di tarocchi. 

Gli esemplari conservati in Ambrosiana sono impreziositi da diversi particolari realizzati in oro in foglia e dall’utilizzo di lumeggiature dorate, in alcuni casi ancora apprezzabili.

Per consentire al visitatore di apprezzare appieno la forma originale di questa raccolta di capolavori (che originariamente si presentavano non singolarmente ma rilegati all’interno di libri), lungo il percorso espositivo è stata installata una postazione multimediale che mostra, in digitale, l’esemplare conservato nella Pinacoteca Malaspina di Pavia.

Esposto in mostra anche il manoscritto del “Crater Hermetis”, dell’umanista marchigiano Ludovico Lazzarelli, che utilizzò alcune sequenze dei “Tarocchi” come fonte di ispirazione per comporre un poemetto didascalico-enciclopedico in distici elegiaci (“De deorum gentilium imaginibus”), in cui si nota una perfetta corrispondenza tra il testo poetico e le immagini delle incisioni.






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