Bobbio, "Eravamo ridiventati uomini", con la Resistenza
Da Einaudi una raccolta di scritti e discorsi - in buona parte inediti - del grande filosofo: "I partigiani quel mattino ci portarono la pace e la libertà"
Einaudi pubblica alcuni scritti di Norberto Bobbio sulla Resistenza, molti inediti, prodotti fra il 1945 e il 1995. Norberto Bobbio, Eravamo ridiventati uomini, Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia, Einaudi, 2015 è la "testimonianza del suo impegno in difesa della Resistenza come ideale vivo, che non si realizza mai interamente ma continua ad alimentare speranze, ansie ed energie di rinnovamento", come spiega l'editore nella quarta di copertina.
Gli scritti riuniti in questo volume ricordano i valori indelebili della nostra Costituzione repubblicana e riflettono costantemente e criticamente sul valore della memoria, che deve riuscire a alimentare speranze, ansie ed energie di rinnovamento:
"Non agitiamo vanamente i nostri ricordi. Ma riconfermiamo solennemente un impegno: i partigiani quel mattino ci portarono la pace e la libertà. Ebbene noi vogliamo continuare a vivere per noi e per i nostri figli nella pace e nella libertà", che vuol dire anche giustizia e rispetto dell'uomo, degli altri uomini. Il fascismo, al contrario, con la violenza, aveva spento le libertà e i valori civili, promulgato le leggi razziali, "ha svuotato di ogni significato il principio di eguaglianza... ha predicato l'odio" (discorso ai partigiani 3 luglio 1960). "Il fascismo è stato un''onta' nella storia del Paese, di conseguenza l'equidistanza tra fascismo e antifascismo è 'abominevole'".
Quello di Bobbio è un giudizio analitico, non solo assiologico - come scrivono nella prefazione Pina Impagliuzza e Pietro Polito, curatori del volume - negativo sul fascismo, positivo sulla Resistenza. Certo la pietà e il rispetto sono dovuti alle vittime di "una guerra dall'una e dall'altra parte atroce", ma 'il giudizio storico è dato una volta per sempre' tra i meriti degli uni e le responsabilità degli altri".
"Ma quel giorno, quando i partigiani entrarono in città - era il 28 aprile - e i tedeschi seguiti dai fascisti l'abbandonarono in fuga, l'incubo improvvisamente cessò. Fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d'un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore; o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere risuscitandolo. Un'esplosione di gioia si diffuse rapidamente in tutte le piazze, in tutte le vie, in tutte le case. Ci si guardava di nuovo negli occhi e si sorrideva. [...] Non avevamo piú segreti da nascondere. E si poteva ricominciare a sperare. Eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un'anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno, o amici, abbiamo vissuto una tra le esperienze piú belle che all'uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà. Sono stati giorni felici; e nonostante i lutti, i pericoli corsi, i morti attorno a noi e dietro di noi, furono tra i giorni piú felici della nostra vita".
Norberto Bobbio,
Eravamo ridiventati uomini, Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia
Einaudi, 2015